domenica 19 gennaio 2014

“Il teschio e l’usignolo” di Michael Irwin

IL TESCHIO E L’USIGNOLO
di Michael Irwin
NERI POZZA

Londra 1760. Richard Fenwick è appena tornato dal suo Grand Tour, viaggio attraverso l’Europa che ogni giovane aristocratico compie per perfezionare il proprio sapere.

Richard Fenwick, orfano dall’età di dieci anni, però non è né ricco né di nobili natali e deve la sua istruzione esclusivamente alla benevolenza del suo padrino, Mr Gilbert, un vecchio amico del padre.

Giovane di belle speranze e nessuna fortuna, attende ora di essere convocato dallo stesso Mr Gilbert nella sua residenza di campagna a Fork Hill per conoscere che cosa egli abbia deciso per il suo futuro.

James Gilbert, un uomo anziano ed enigmatico, gli propone uno strano quanto inaspettato accordo: Richard potrà continuare a vivere a Londra a sue spese, conducendo una vita di piacere e divertimento, assecondando ogni proprio capriccio e desiderio, ma in cambio dovrà raccontagli attraverso una fitta corrispondenza ogni minimo dettaglio ponendo particolare cura nel descrivere sensazioni, sentimenti ed emozioni.

Richard Fenwick, incredulo e felice, non esita ad accettare la proposta di James Gilbert abbandonandosi come da contratto ad una vita sociale tutta dedita all’edonismo.

La città intera sarà la mia arena

Solo con il passare dei giorni e il procedere dell’esperimento, però sì renderà conto di quali insidie l’accordo nasconda e pagina dopo pagina si troverà sempre più coinvolto in un gioco perverso, schiacciato dai dubbi, dai ripensamenti e dagli scrupoli.

Desiderio e Moralità, Illusione e Passione si trovano in un gradevole stato di antagonismo, e l’esito non sarà predeterminato in favore della Virtù, come accade nei romanzi. Sarà quel che sarà.

“Il teschio e l’usignolo” è stato giustamente paragonato ad opere quali “Le relazioni pericolose” di Pierre Choderlos de Laclos ed a “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde.
Richard Fenwick è un elegante libertino che si muove a proprio agio in una Londra descritta splendidamente da Irwin così come magnificamente sono descritti i balli in maschera, le cene, il teatro e tutti i personaggi che animano questa storia intensa, oscura ed ambigua.

Il libro di Michael Irwin è un libro ben scritto, un romanzo d’atmosfera e ricco di mistero che non può non essere apprezzato da tutti coloro che amano la letteratura del diciottesimo e del diciannovesimo secolo.
Non stupisce quindi che questo romanzo sia stato scritto da un professore universitario di letteratura inglese specializzato proprio in letteratura del XVIII e del XIX secolo ed autore di diversi studi su Fielding, Defoe, Richardson, Sterne, Smollett, Johnson e Pope.

Il romanzo idealmente potrebbe essere diviso in due parti: nella prima parte abbiamo la descrizione della vita dissoluta del giovane Fenwick che pian piano si addentra sempre di più nel vizio mentre nella seconda parte leggiamo di come egli inizi a rendersi conto delle conseguenze del suo stile di vita e soprattutto delle pericolose implicazioni del legame da lui stretto con il padrino.
Richard Fenwick comprende che uomo sia realmente Mr Gilbert e quale influenza negativa egli abbia avuto nel corso degli anni sulle persone che in un primo tempo sembrava aver aiutato solo per bontà, il giovane inizia inoltre a disperare di poter essere nominato un giorno unico erede dell’uomo che lo ha legato a sé tramite un patto immorale e dissoluto.
A questo punto riuscirà Richard Fenwick a salvare la sua anima o sarà ormai troppo tardi?

Come sempre non voglio anticipare nulla per non rovinarvi il piacere della lettura. Vi dico solo che per me il finale è stato davvero una sorpresa pur approvando appieno la scelta dell’autore.

“Il teschio e l’usignolo”, primo romanzo di Irwin ad essere tradotto in italiano, è un romanzo dalla trama affascinante, una storia fatta di intrighi, passioni e manipolazioni.
Un romanzo ben riuscito sotto ogni aspetto dalla scelta del linguaggio alla caratterizzazione dei personaggi alle citazioni dei più grandi romanzi dell’epoca.
Lettura assolutamente consigliata.


sabato 11 gennaio 2014

“La regina scalza” di Ildefonso Falcones

LA REGINA SCALZA
di Ildefonso Falcones
LONGANESI

Dopo il successo de “La Cattedrale del mare” e de “La mano di Fatima”, Ildefonso Falcones torna in libreria con il suo terzo successo letterario.
“La regina scalza”, romanzo storico ambientato nella Spagna del XVIII secolo, ci racconta le origini del flamenco, stile musicale nato in Andalusia che affonda le sue radici nella cultura di tre popoli: gitani, moriscos e neri.

Protagoniste del romanzo sono Milagros, una giovane gitana bella e sensuale e Caridad, una schiava appena affrancata giunta in Spagna da Cuba.

Milagros e Caridad sono due donne diversissime così come molto differenti sono le loro storie: la prima è una ragazzina quattordicenne piena di vita e sicura di sé, la seconda è invece una donna adulta di ventisette anni che, nonostante la libertà ottenuta, si sente ancora schiava, sempre con lo sguardo basso e completamente priva di autostima.

Il racconto inizia a Triana, località dell’Andalusia considerata la culla del flamenco, da qui le due giovani arriveranno fino a Madrid, un viaggio durante il quale dovranno lottare per la propria vita e per la propria dignità, troppo spesso calpestata; un viaggio che le vedrà cadere sotto i colpi della sorte avversa ma che le vedrà anche rialzarsi grazie alla forza ed al coraggio che le contraddistinguono.

Noi gitani siamo sempre stati liberi. Tutti i re e i principi in ogni angolo del mondo hanno tentato di piegarci, senza riuscirci. Con noi non ce la faranno mai. Niente e nessuno ci lega. Il rischio non ci fa paura, ce ne infischiamo delle leggi e dei decreti. E' questo che chiunque si consideri un vero gitano ha sempre sostenuto e difeso.

Nel 1748 Fernando VI ed il Marchese De La Ensenada decisero di eliminare la popolazione gitana.
La maggior parte di questi venne arrestata e incarcerata a vita. Gli uomini furono divisi dalle donne, i primi inviati a lavorare nei cantieri e le seconde in carcere. I bambini che avevo compiuto sette anni di età furono mandati con gli uomini, quelli più piccoli furono incarcerati con le donne.
Questi avvenimenti storici fanno da sfondo alla storia raccontata da Ildefonso Falcones, Ana Vega e José Carmona, madre e padre di Milagros, sono arrestati insieme a molti altri gitani e proprio attraverso gli anni di carcere di Ana Vega veniamo a conoscenza delle terribili vessazioni che il popolo gitano fu costretto a subire dal governo spagnolo.
Attraverso altre figure tra cui quella del nonno di Milagros, il fiero Melchor Vega detto il Galeote, Ildefonso Falcone ci racconta del contrabbando del tabacco nella Spagna settecentesca, attività redditizia nella quale ebbero un ruolo di primo piano i religiosi.

“La regina scalza” non vuole essere, come lo stesso Ildefonso Falcones ha dichiarato, un libro di storia, ma semplicemente un racconto di fantasia, ambientato in un periodo storico perfettamente delineato e per scrivere del quale il suo autore si è accuratamente documentato.
E’ proprio questa sua passione per i dettagli che spinge il lettore a volerne sapere di più e a voler indagare ulteriormente sulla storia della Spagna, ma soprattutto sulla storia di un popolo che è stato spesso disprezzato e del quale non si è cercato di capire fino in fondo la fierezza e l’orgoglio di appartenere alla propria etnia.

“La regina scalza” è un romanzo appassionante che coinvolge il lettore, lo fa commuovere, irritare, indignare, ma che sopra ogni cosa è in grado di farlo emozionare.

Ci sarebbero ancora moltissimi elementi da analizzare e molto da scrivere su questo avvincente romanzo di ben settecento pagine, ma poichè credo sia giusto lasciare che scopriate da soli tutto ciò che c’è da scoprire, non mi resta che augurarvi...buona lettura!



domenica 29 dicembre 2013

“Dopo” di Koethi Zan

DOPO
di Koethi Zan
LONGANESI
Il professor Jack Derber sta per essere rilasciato. A distanza di dieci anni dalla loro liberazione, Sarah, Tracy e Christine devono incontrarsi nuovamente per impedire che il loro aguzzino torni in libertà.
Lo psicopatico professore, stimato accademico, aveva rapito le tre ragazze tenendole segregate per anni nella cantina della sua casa in montagna sottoponendole, durante il periodo di prigionia, ad ogni genere di violenza fisica e psicologica.
Sono passati dieci anni dalla fuga di Sarah e dalla liberazione delle sue compagne di prigionia, ma l’incubo non è ancora finito, troppe domande sono rimaste senza risposta, troppi misteri irrisolti: che fine ha fatto il corpo di Jennifer, la quarta vittima? Quale significato hanno quelle strane lettere che Jack Derber invia dal carcere alle tre donne? In che modo Sarah era riuscita ad eludere la sorveglianza del suo carceriere?
Le tre donne hanno cercato con ogni mezzo di lasciarsi alle spalle la terribile esperienza, ognuna in un modo differente.
Sarah si è trasferita nell’affollata città di New York, esce molto raramente e soffre di crisi di panico. 
Tracy si è gettata a capofitto nel lavoro e nello studio.
Christine sembra sia riuscita meglio delle altre a superare la crisi: è una donna sicura di sé, sposata e madre di due bambine.
Tutto però verrà inevitabilmente rimesso in discussione e le tre donne dovranno fare i conti con le loro emozioni e le loro paure, dovranno prendere coscienza che nessuna di loro, in verità, è riuscita a rielaborare e a superare la tragedia vissuta.

“Dopo” è una storia di fantasia che affonda le radici in fatti di cronaca nera purtroppo terribilmente reali, basti pensare al mostro di Cleveland o al caso di Natascha Kampusch, solo per citarne alcuni.
Il romanzo di Koethi Zan, suo romanzo d’esordio, è un thriller psicologico inquietante e ricco di colpi di scena.
L’autrice riesce a coinvolgere a tal punto il lettore che questi si ritrova letteralmente incatenato alle pagine, emotivamente partecipe della vicenda ed egli stesso impegnato ad indagare e a ricercare la verità. Koethi Zan è bravissima inoltre a far sì che il lettore sviluppi una forte empatia verso alcuni personaggi della storia.

Uno dei punti di forza di questo romanzo è la capacità dell’autrice di riuscire a raccontare una storia perversa e crudele, senza mai descrivere nulla, lasciando sempre all’immaginazione del lettore quanto infami e sadiche possano essere le violenze subite dalle vittime.
Questo libro è stato tradotto in oltre 20 Paesi, un successo del tutto meritato. La storia però diventerà presto una serie televisiva e in questo caso il mio timore è che, come troppo spesso accade, si perda la qualità del romanzo in funzione di una morbosa ed eccessivamente dettagliata trasposizione cinematografica.

Chi legge il mio blog sa che non sono proprio un’appassionata del genere, per cui un thriller per convincermi deve essere un ottimo romanzo.
“Dopo” di Koethi Zan rientra decisamente in questa categoria: ritmo incalzante, storia ben costruita, personaggi credibili e caratterizzati psicologicamente in modo perfetto, un thriller mozzafiato di cui consiglio assolutamente la lettura.



venerdì 27 dicembre 2013

“Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” di Carlo Patriarca

IL CAMPO DI BATTAGLIA
E’ IL CUORE DEGLI UOMINI
di Carlo Patriarca
NERI POZZA
Primo romanzo di Carlo Patriarca, “Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” è un romanzo storico ambientato durante le guerre napoleoniche e più precisamente durante le campagne d’Italia e d’Egitto.

Etienne e Raymond si sono conosciuti all’École militaire di Bordeaux dove hanno stretto una profonda amicizia. 
Entrambi si ritrovano nella piana di Albenga tra le file dell’Armata d’Italia, il primo come medico militare e il secondo in qualità di ufficiale, dopo aver svolto un delicato incarico a Milano per relazionare Parigi sullo stato della guarnigione austriaca.
Proprio nel capoluogo lombardo Raymond ha conosciuto Costanza Melzi d’Eril, moglie di un uomo molto legato al governo austriaco.
A dispetto della guerra e del momento storico in cui tirannia e libertà si intrecciano e si confondono, Raymond, uomo audace ed irruento, si innamora perdutamente di Costanza e rende partecipe dei suoi sentimenti nonché della storia d’amore e di passione vissuta con la donna proprio il suo fedele amico Etienne.
Etienne, uomo di scienza riflessivo e prudente, incontra un giorno Costanza e innamoratosene anch’egli commette l’imprudenza di scambiare con la donna diversi messaggi e trascorre una giornata con lei nel suo rifugio a Bellagio sul lago di Como.
L’amicizia tra i due uomini naufragherà irrimediabilmente nel momento in cui Raymond verrà a conoscenza dell’imprudenza commessa da Etienne che verrà sfidato a duello dall’amico il quale, roso dalla gelosia, vorrà a tutti i costi soddisfazione per l’oltraggio ricevuto.

Il libro di Carlo Patriarca è una storia in cui a dominare la battaglia, come dice il titolo stesso, sono i sentimenti: la passione, l’amore, la gelosia e l’amicizia.
Un libro interessante e ben scritto, coinvolgente e storicamente valido nonostante l’autore, come per sua stessa ammissione, si sia preso qualche libertà anticipando o posticipando alcuni eventi per collocare meglio i personaggi reali e di fantasia all’interno del romanzo.
Le pagine sulla campagna d’Italia sono appassionanti e ancora più avvincenti lo sono quelle sulla campagna d’Egitto.
Magnifica la presentazione di Napoleone Bonaparte, uomo dispotico e umorale ma allo stesso tempo carismatico ed attraente. La sua personalità viene descritta in modo magistrale così come sono indagati in modo perfettamente dettagliato i sentimenti che egli suscita nel prossimo che sia questi un soldato, un medico, un ufficiale o semplicemente una persona comune.

“Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” è un romanzo dalla trama avvincente così come sono affascinanti i protagonisti della sua storia: Etienne e Raymond, due uomini così diversi tra loro eppure entrambi vittime della stessa passione.

Carlo Patriarca ha dimostrato con questa sua prima opera di possedere un grande talento riuscendo a conciliare romanzo storico e temi propri della letteratura e del pensiero filosofico anche attraverso numerosi richiami all’opera di Montaigne.



martedì 24 dicembre 2013

“Una carrozza per Winchester” di Giovanna Zucca

UNA CARROZZA PER WINCHESTER
di Giovanna Zucca
FAZI EDITORE
“Una carrozza per Winchester. L’ultimo amore di Jane Austen” è un romanzo di fantasia ricco però di riferimenti a reali episodi della vita della scrittrice.
Come la stessa Giovanna Zucca tiene a precisare nella sua nota alla fine del volume, i protagonisti della storia non avrebbero in alcun modo potuto interagire tra loro in quanto Sir Thomas Addison, nato nel 1793, era diciotto anni più giovane di Jane Austen.
Si ritiene che la malattia di cui abbia sofferto e che abbia condotto alla morte la celebre scrittrice sia stato proprio il morbo di Addison, un morbo che colpisce le ghiandole surrenali e che fu scoperto proprio dallo stesso medico qualche anno dopo la morte della Austen.

Ispirata da questa scoperta Giovanna Zucca ha immaginato una storia d’amore e di passione tra la grande scrittrice preromantica ed il medico-scienziato, ricreando intorno ad essi un’atmosfera tipicamente austeniana.
Nelle pagine di “Una carrozza per Winchester” facciamo conoscenza non solo con gli Austen: Jane, la sorella Cassandra ed i fratelli Henry e James, ma anche con gli aristocratici Winnicott, esponenti della “nobiltà di campagna” e gli abitanti della canonica, i coniugi Bolt.
Non possono certo mancare poi due dolci ed avvenenti fanciulle legate tra loro da una profonda amicizia, Miss Angelica Winnicott e Miss Jane Mary Addison, e ovviamente, come in ogni storia in perfetto stile Jane Austen che si rispetti ci sono intrighi, cuori infranti e nuovi amori che sbocciano all’improvviso.

Non è facilissimo fare un quadro preciso di questo romanzo poiché in esso si alternano pagine di stupefacente profondità di pensiero e stringente logica a pagine, passatemi il termine, piuttosto spente.
In realtà ciò dipende molto dalla personalità dei vari personaggi.
Prendiamo per esempio Mrs Bolt: la sua descrizione è molto acuta e la macchietta della donna ipocrita e indiscreta è davvero ben riuscita. Da rilevare però che, mentre nei romanzi di Jane Austen personaggi di questo tipo riuscivano sempre e comunque a strappare un sorriso al lettore, nelle pagine di Giovanna Zucca, il personaggio di Mrs Bolt risulta solo indisponente ed odioso.
La dolce e perfetta Angelica Winnicott invece sembra davvero troppo svenevole e stucchevole, non ricordo nessun personaggio nei romanzi della scrittrice inglese che possa esserle paragonato.
Davvero molto ben riusciti sono i personaggi di Jane Mary e di Sir Addison, così come la descrizione di Lady Addison, madre e moglie assente. Perfetti anche tutti gli altri personaggi: Henry, Cassandra, gli Winnicott, Sir Charles, Mr Hodgkin.
L’idea del romanzo di Giovanna Zucca è originale e direi per quasi geniale, ma il personaggio di Jane Austen, nonostante lei fosse realmente una donna forte e anticonvenzionale, risulta a volte un po’ forzato e poco credibile per l’epoca.
Verosimile ed intensa è la descrizione della nascita dei sentimenti di amore che legano Miss Jane a Sir Addison, ma la decisione di fuggire a Bath con l’uomo amato, senza chaperon, risulta troppo fantasiosa e davvero improbabile per quanto ben scritta e devo dire anche piacevole da leggere.
La Austen sarà stata senza dubbio una donna fuori dal comune, ipercritica e graffiante nelle descrizioni dei costumi e della società del suo tempo, ma addirittura immaginarla fare una scelta del genere risulta davvero eccessivo.

Eppure nonostante tutto il risultato è un romanzo godibile e ben riuscito che scorre veloce e tiene il lettore incollato alle pagine.
Idee e pensieri sull’amore, sull’amicizia e sulle convenzioni sociali della scrittrice inglese, vengono rielaborati e filtrati da Giovanna Zucca attraverso un punto di vista moderno e aperto.
“Una carrozza per Winchester” è l’omaggio all’opera di Jane Austen da parte di una sua fervente ammiratrice.



domenica 15 dicembre 2013

“I miei animali e l’altra famiglia” di Clare Balding

I MIEI ANIMALI
E L’ALTRA MIA FAMIGLIA
di Clare Balding
ANTONIO VALLARDI EDITORE
Il titolo del libro di Clare Balding, come molti di voi avranno subito notato, è in realtà il titolo rovesciato del racconto autobiografico “La mia famiglia e altri animali” di Gerald Durrell, nel quale il celebre naturalista racconta alcuni anni della sua infanzia trascorsi sull’isola di Corfù.

“I miei animali e l’altra famiglia” è ambientato in Inghilterra. E’ un’autobiografia ironica e divertente che a tratti, come ogni storia in cui si parli di animali, riesce a trasformarsi commuovendo il lettore con pagine inevitabilmente tristi.

Clare Balding, nata nel 1971, è laureata in Letteratura inglese ed è oggi un’affermata giornalista sportiva, volto noto della BBC e vincitrice di premi giornalistici internazioni di ogni tipo.
Nelle pagine del suo libro ci racconta i primi vent’anni della sua vita, dall’infanzia sino ai giorni dell’università a Cambridge.

La tenuta di Park House Stables con i suoi millecinquecento acri di terreno circostante, in origine una distesa di erba fitta, rigogliosa e perfetta per cavalcare, sorge non distante da Kingsclere, un piccolo paese sul confine tra Hampshire e Berkshire.

La famiglia di Clare è una famiglia fuori dal comune: il padre è un allenatore di cavalli americano e la madre un’aristocratica inglese. Clare ha un fratello minore di nome Andrew che, seguite le orme paterne, gestisce oggi il centro ippico sotto la supervisione del genitore.

Ogni capitolo del libro, oltre ad una bella illustrazione ad opera di Gill Heeley, riporta come titolo il nome di un cane, di un pony o di un cavallo che hanno fatto parte della vita della famiglia Balding. Sono proprio queste tre specie animali i veri protagonisti dell'autobiografia poiché ogni avvenimento nella vita dei Balding ruota intorno ad essi.
Loro sono stati i primi insegnanti, i compagni di giochi e gli amici degli indisciplinati Clare e ed Andrew, due bambini scavezzacollo senza freni.
Grazie ai membri di questa “famiglia allargata” Claire ha imparato il significato di sentimenti quali l’amore, la gioia, la comprensione, la tristezza, la sconfitta e la perdita.
Sono stati proprio loro, i vari Candy, Flossy, Valkyrie, Frank…, ad insegnare a Claire il senso della vita.

Deliziosi sono gli aneddoti raccontati in questo libro, alcuni davvero esilaranti. Uno su tutti quando la piccola Claire si precipita nel salone, sporca di fango dopo una cavalcata, ignorando che i suoi genitori stanno intrattenendo in quella stessa stanza la regina Elisabetta in persona, aggiornandola sui progressi dei suoi cavalli ospiti a Park House Stables.
 
“I miei animali e l’altra famiglia” non è solo una storia di animali, ma è anche un romanzo di formazione. E’ la storia della crescita della piccola Claire, è il racconto delle varie fasi della sua vita dall’infanzia sino all’età adulta: la difficoltà di inserirsi a scuola, il desiderio di diventare grande, la voglia di farsi delle amiche, l’eterna lotta con la bilancia, le paure e le insicurezze di non essere all’altezza, il timore di deludere le aspettative dei genitori, il primo amore...

Non voglio assolutamente raccontarvi di più di questo libro perché è una storia che va assolutamente gustata pagina dopo pagina.
“I miei animali e l’altra famiglia” è un libro per grandi e per piccini, una di quelle storie che incantano i ragazzini e fanno tornare bambini gli adulti.
Un libro che sa far ridere, piangere e commuovere allo stesso tempo.

Un solo avvertimento, terminata la lettura, cercate di resistere al disperato desiderio di comprare un cavallo che inevitabilmente si impossesserà di voi!


foto da http://www.clarebalding.co.uk/

Ho imparato a non dare importanza a coloro che disapprovano le mie scelte e il mio stile di vita, in quanto so di non essere fatta per uniformarmi alla massa. Se sono diversa non me ne scuso, anzi spero che altre persone trovino il coraggio di essere sicure di sé stesse e di lottare per ciò in cui credono, combattere per coloro che hanno bisogno di protezione, amare chi desiderano e andarne fiere.   


domenica 8 dicembre 2013

“Lasciando casa” di Anita Brookner

LASCIANDO CASA
di Anita Brookner
NERI POZZA
La storia si svolge alla fine degli anni Settanta, Emma Roberts ha 26 anni e vive con la madre a Londra.
Il padre è morto quando lei aveva solo otto anni e da allora la madre vive la sua condizione di rispettabile vedovanza trascorrendo le giornate immersa nella lettura.
Oppressa dall’amore della madre, Emma capisce che è giunto il momento di vivere la propria vita e, per uscire dal suo stato di angoscia e solitudine, decide di accettare una piccola borsa di studio. Grazie a questa offerta, si trasferisce a Parigi dove potrà concludere i suoi studi sui progetti dei giardini ideali del Sei e del Settecento.
Da sola, nella capitale francese, Emma deve affrontare per la prima volta le sue paure e superare quel senso di inadeguatezza e di incapacità che non la abbandonerà per tutta la vita.
Il processo di emancipazione non si rivela così semplice come aveva immaginato e nonostante l’amicizia di Françoise Desnoyers, una giovane irrequieta bibliotecaria dalla vita turbolenta, e di Michael, un ragazzo schivo e riservato, Emma rimane schiava del suo modo di essere sobrio ed ordinato.
Durante il suo soggiorno a Parigi, la madre muore improvvisamente ed Emma è costretta a rientrare a Londra.
Dopo un primo momento di smarrimento, la ragazza prende coscienza che la sua vita è ora radicalmente cambiata.
Pur non afflitta da preoccupazioni economiche, grazie alla lungimiranza della madre che le ha lasciato del denaro, è però ben consapevole che ormai è giunto il momento di affrancarsi da una mentalità adolescenziale per entrare definitivamente nella fase adulta.
Proprio in questo periodo conosce Philip Hudson, un medico che ha il doppio dei suoi anni, con il quale inizia una relazione basata non sulla passione ma sull’amicizia ed il rispetto reciproco.
Un rapporto tra due persone mature e malinconiche che hanno entrambe bisogno dei loro spazi. Il loro non è amore ma piuttosto l’unione di due solitudini.
                                  
“Lasciando casa” è il racconto di un viaggio all’interno di sé stessi. Quello di Emma è un viaggio introspettivo, un percorso che lei sente di dover compiere per conoscere sé stessa nel tentativo di superare le proprie paure e le proprie insicurezze. Emma deve affrontare l’incapacità di relazionarsi con il prossimo se vuole crescere come persona.
La vera conquista sarà proprio riuscire ad accettarsi per quello che si è, con i propri limiti e le proprie ansie; ritagliandosi i propri spazi certo, ma senza rinunciare totalmente alla compagnia degli altri nonostante la difficoltà a misurarsi con la società.

Sono più o meno a mio agio, più o meno contenta: non tutti sono nati per interpretare un ruolo eroico. L’unica ambizione realistica è vivere nel presente.

“Lasciando casa” è un libro raffinato ed intenso, un libro che fa riflettere.
La storia scorre lentamente sottolineata da un flusso costante di pensieri e riflessioni della protagonista, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il romanzo non risulta mai noioso, monotono o ripetitivo.
Anita Brooker è bravissima a rendere partecipe il lettore e a far sì che egli indaghi quegli stessi conflitti e disagi interiori sui quali si interroga la protagonista della storia.

Definizione perfetta quella del New York Times Book Review “un romanzo magnifico, profondo ed elegante”.