Visualizzazione post con etichetta Thriller. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Thriller. Mostra tutti i post

giovedì 5 maggio 2022

“Il cimitero di Venezia” di Matteo Strukul

Il calderaio Sante sta rientrando a casa quando la sua imbarcazione urta contro qualcosa, quello che riaffiora dall’acqua è il corpo di una donna. L’efferato delitto è stato commesso da qualcuno senza dubbio spinto da una rabbia e una ferocia inaudite visto che la donna ha il petto squarciato e il cuore le è stato strappato.

Antonio Canal, soprannominato Canaletto, è l’artista più ammirato di Venezia. Tutti gli amanti dell’arte veneziani e stranieri ambiscono a possedere una sua opera poiché nessuno come lui sa cogliere in un dipinto la luce e la bellezza della città lagunare. 

Canaletto si è preso, almeno così sostiene, una pausa dalla sua attività legata al teatro, in verità sta lavorando ad una scenografia per un’opera di Antonio Vivaldi che promette di essere piuttosto sovversiva.

Quando Antonio Canal viene convocato d’urgenza a Palazzo Ducale dall’Inquisitore Rosso, Sua Eccellenza Matteo Dandolo, che lo riceve nella camera del tormento insieme al Capitano Grando Giovanni Morosini, capo dei Signori di Notte al Criminal, teme che questa convocazione abbia a che fare proprio con questo suo lavoro. I due magistrati invece sono interessati al suo quadro che raffigura il Rio dei Mendicanti il luogo legato al ritrovamento del corpo della donna assassinata e, prima di congedarlo, gli intimano di tenersi alla larga da certi ambienti che pullulano di bordelli e ridotti,

Finito il colloquio però Canaletto viene convocato addirittura dal Doge Alvise Mocenigo che, in compagnia di una donna misteriosa, inizia ad interrogarlo su uno dei tre uomini da lui dipinti in quello stesso quadro. L’uomo a cui sono interessati il Doge e la donna che vuole mantenere l’anonimato altri non è che il marito di lei. Alvise Mocenigo chiede a Canaletto di investigare sul perché l’uomo si trovasse presso l’Ospedale dei Mendicanti e il pittore, per quanto stupito e preoccupato per la missione assegnatagli, non può certo esimersi dall’accettare un incarico affidatogli dal al Doge in persona.

Inizia così una corsa contro il tempo in una escalation di rivelazioni che renderanno l’indagine sempre più complicata e pericolosa.

Venezia vive un momento particolare: l’epidemia di vaiolo, gli efferati omicidi, l’antisemitismo crescente e il malcontento popolare contro l’oligarchia al potere fanno della città una polveriera pronta ad esplodere.

Tantissimi i personaggi sulla scena ognuno caratterizzato fin nei più piccoli dettagli sia fisici che psicologici: il medico ebreo Isaac Liebermann, il feldmaresciallo conte Johann Matthias von der Schulenburg, l’irlandese Owen McSwiney, il cicisbeo Olaf Teufel solo per citarne alcuni.

Ovviamente trattandosi di un thriller storico-avventuroso non posso addentarmi di più nella descrizione dei protagonisti per non rovinarvi il piacere della lettura e l’effetto sorpresa. Posso però anticiparvi che non potrete non farvi coinvolgere dalla figura di Canaletto che pagina dopo pagina, acquistando sempre più fiducia in se stesso anche grazia al sentimento che nascerà in lui per la bellissima e appassionata Charlotte, si trasformerà da uomo timido ed esitante in un uomo pronto a tutto e quasi spericolato.

Ancora una volta Matteo Strukul è riuscito a ricreare splendidamente l’atmosfera del tempo che ha scelto di raccontare. Ogni particolare, ogni dettaglio è frutto di precise ricerche e attenti studi. L’autore ha la grande capacità di riuscire a fondere la finzione narrativa con la storia, sicché personaggi storici realmente esistiti si sposano perfettamente sulla scena con personaggi di pura invenzione.

“Il cimitero di Venezia” è una storia carica di suspense che affascina il lettore proiettandolo nella Venezia del Settecento all’inseguimento di spie e spietati assassini, introducendolo nei palazzi del vizio, rendendolo edotto sull’arte del vetro e conducendolo per le calli, i rii e i fondaci della città.

Un romanzo assolutamente ben costruito, dalla trama avvincente e dai personaggi terribilmente affascinanti che siano essi schierati dalla parte del bene o arruolati tra le oscure file del maligno.

Sarei davvero curiosa di conoscere gli sviluppi della storia del dottor Liebermann e Viola ma, visto che è inevitabile per qualsiasi lettore non affezionarsi a Canaletto, chissà che in futuro l’autore non decida magari di regalarci una seconda indagine condotta da questo pittore ormai perfettamente a suo agio nelle vesti di un settecentesco Sherlock Holmes.

  

 

 

mercoledì 8 luglio 2020

“Il libro dei sette sigilli” di Barbare Bellomo


IL LIBRO DEI SETTE SIGILLI
di
Barbara Bellomo
SALANI
Margherita Mori è una scrittrice divulgativa, una studiosa di storia e archeologia.

Un giorno si imbatte in un manoscritto redatto nel diciassettesimo secolo da Haley McGrath, priore di una confraternita di Dublino.

Tale manoscritto narra la storia di un libro profetico trovato da una bambina di nome Aicha nel 1191 nel deserto nella Giudea e più precisamente tra le rovine della città di Masala.

Il libro, un piccolo volume dalle pagine di ferro e dalle dimensioni di una mano, conterrebbe le profezie della profetessa Anna, vissuta al tempo di Cristo e ricordata nel Vangelo secondo Luca.
Un testo profetico con sette sigilli, in verità, è ricordato anche nel Nuovo Testamento, nell’Apocalisse di Giovanni.

Ispirata da questa storia Margherita Mori scrive il suo primo romanzo intitolato “Il libro delle profezie”.

Quello che all’apparenza sembrerebbe solo un innocuo romanzo di fantasia ispirato ad antiche fonti, si rivelerà esser invece qualcosa di molto diverso e pericoloso anche per la sua stessa autrice.

Margherita si ritroverà al centro delle mire di un misterioso Ordine il cui intento è quello di scovare il Libro dei sigilli con lo scopo di provocare la caduta della Gerusalemme terrena e l’avvento della Gerusalemme celeste.

In questa avventura Margherita Mori conoscerà molte persone e molte di queste cadranno vittime dell’Ordine che le dà la caccia.

La situazione si complicherà sempre più tanto che per Margherita diventerà davvero difficile capire di chi potersi fidare.

Chiunque potrebbe essere il traditore: il tenente dei Ros, la scontrosa e sgarbata Erika Cipriani, oppure il tenente dei Carabinieri Daniele Landi, sempre così gentile e premuroso? E perché no? magari il timido Vincenzo Busi, il gesuita allievo di Padre Costarelli?  E se invece il traditore fosse proprio il bel pianista dagli occhi blu? Alessandro Luzi, il nuovo amore di Margherita?

La protagonista, Margherita, è un personaggio che ispira subito simpatia nel lettore e scatena in lui un immediato istinto di protezione.

Margherita è una donna a cui non piace stare al centro dell’attenzione, non è interessata alle interviste, ai giornali e alle comparsate nelle varie trasmissioni televisive, del suo lavoro di scrittrice, ella apprezza soprattutto il tempo che può trascorrere da sola a scrivere nel suo studio immaginando una realtà diversa dalla propria.

È affetta da ipermnesia ovvero è in grado di ricordare ogni singolo dettaglio della propria vita; un segreto, questo, che non ama condividere con gli altri.
Questa sua capacità di ricordare ogni cosa l’ha portata nel corso degli anni ad isolarsi dal resto del mondo divenendo per lei sempre più difficile riuscire a convivere con il ricordo di fatti dolorosi che, seppur accaduti tanti anni prima, per lei purtroppo sono destinati a mantenere immutata la loro intensità.

Margherita è una donna molto intelligente e solo all’apparenza una donna fragile, dimostrerà infatti una forza ed una determinazione non comuni quando si troverà a dover affrontare ogni tipo di rischio e pericolo.

Erika Cipriani è l’altro personaggio femminile del libro che divide la scena con Margherita.
Il tenente Cipriani, al contrario di Margherita, si presenta come una donna fredda e risoluta, ma nonostante un carattere alquanto intrattabile, saprà dimostrarsi una persona affidabile e degna di fiducia.

La narrazione si svolge su diversi piani narrativi: la storia principale, la storia del ritrovamento del libro da parte di Aicha, la storia di Anna, la storia di Rachele e infine la storia ambientata nella Roma occupata dai nazisti.
Filo conduttore di tutte queste storie ovviamente il libro delle profezie di Anna.

Barbara Bellomo è stata davvero brava a tessere le fila di una trama così intricata e complessa che, nonostante i numerosi salti spazio-temporali e i numerosi personaggi, risulta sempre scorrevole e fluida, mai incomprensibile o di difficile lettura.

“Il libro dei sette sigilli” è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, mai scontato, dove tutto può accadere perché nulla è mai come sembra, c’è sempre un colpo di scena ad attendere il lettore che non può non restare avvinto dal ritmo incalzante e dalla trama adrenalinica degna dei migliori romanzi thriller nati nel corso degli anni sulla scia de "Il codice Da Vinci" di Dan Brown, il più famoso di tutti.





domenica 16 giugno 2019

“Ninfa dormiente” di Ilaria Tuti


NINFA DORMIENTE
di Ilaria Tuti
LONGANESI
Ilaria Tuti, dopo il grande successo ottenuto con il suo romanzo d’esordio “Fiori sopra l’inferno”, in traduzione in più di 25 paesi, torna finalmente in libreria, per la gioia di noi lettori, con un nuovo appassionante romanzo.
                      
In “Ninfa dormiente” il commissario Teresa Battaglia ed il suo braccio destro Massimo Marini sono alle prese con un complicatissimo caso di omicidio, un vero e proprio cold case poiché l’efferato assassinio è stato compiuto nel lontano aprile del 1945.

Tutto nasce con il ritrovamento di una famosa opera di Alessio Andrian, La Ninfa dormiente, un disegno che ritrae una giovane donna dalla grazia singolare, un viso in grado di affascinare chiunque lo osservi.

Il disegno però nasconde un terribile segreto: l’opera è stata eseguita con una bacchetta di pietra nera ed una di ematite come era d’uso all’epoca della sua realizzazione, ma sul foglio vi è molto di più, vi sono tracce di sangue umano.
Il disegno è stato eseguito intingendo le dita nel cuore di qualcuno, verosimilmente nel cuore della donna raffigurata.

Il primo ad essere sospettato dell’omicidio è ovviamente l’artista  Alessio Andrian.

Andrian era all’epoca un partigiano della Brigata Garibaldi, la sua brigata era di stanza nel Carso e verso la fine della guerra si era spostata nel Canal del Ferro, vallata montana della provincia di Udine.

L’uomo però vive inchiodato ad una sedia a rotelle e non proferisce verbo da quell’aprile del 1945 quando fu ritrovato che vagava febbricitante in un bosco nei pressi del paesino di Bovec.
Egli non ha nessuna patologia che giustifichi il suo stato, resta quindi un mistero perché un giovane uomo abbia deciso di votare la sua vita all’immobilità ed al silenzio.

Le indagini condurranno il commissario Battaglia nei boschi della Resia e nei paesini di questa valle i cui abitanti si adoperano ostinatamente ed instancabilmente ogni giorno nel tentativo di mantenere vive le loro tradizioni e difendere le loro origini.

Trattandosi di un thriller non posso ovviamente dilungarmi ulteriormente nell’esporvi la trama del romanzo con il rischio di anticiparvi qualche colpo di scena che vi rovinerebbe il piacere della lettura.

Posso però assicurarvi che questo secondo romanzo di Ilaria Tuti non vi deluderà assolutamente.

“Ninfa dormiente” è una storia carica di suspense e colpi di scena che trascina il lettore fin dalle prime pagine, una storia che si fa leggere tutta d’un fiato.

La scrittura è scorrevole e la trama affascinate ed intrigante; coinvolgente ed appassionante in modo particolare è poi l’alone di mistero che aleggia per tuta la durata del racconto strizzando l'occhio al mondo soprannaturale.

Da non sottovalutare il piacere nel ritrovare una vecchia conoscenza come quella di Teresa Battaglia; il commissario è uno di quei personaggi letterari in grado di coinvolgere emotivamente il lettore e renderlo partecipe delle sue vicende stabilendo con lui una forte connessione.

La Battaglia è sempre la donna forte, combattiva ed empatica conosciuta nel primo romanzo, forse un po’ più provata a causa dell'avanzare della malattia, ma lei non è intenzionata a mollare e si aggrappa alla sua memoria di carta per restare a galla.

Teresa Battaglia è più che mai decisa a scoprire una volta per tutte anche che cosa tormenti il giovane Massimo Marini.

L’equilibrio del loro rapporto fatto di continui battibecchi, frasi non dette e misteri è destinato in questo secondo romanzo a mutare notevolmente, ma quanto ed in che modo lascio a voi la possibilità di scoprirlo.

Personalmente posso dirvi che Massimo Marini è un personaggio a me molto caro quasi quanto quello della Battaglia e non vi nego che la lettura di questo secondo episodio sia riuscito ad accrescere ulteriormente la mia simpatia nei suoi confronti.

In “Ninfa dormiente” incontriamo anche nuovi personaggi che, con ogni probabilità, ci accompagneranno anche nei prossimi episodi, come Albert Lona, vecchia conoscenza del commissario, una creatura brutale che si mimetizzava con abiti eleganti e modi raffinati e come Blanca con il suo amico a quattro zampe Smoky, non un semplice cane, ma un cane HRD (Human Remains Detection).

Blanca e Smoky in verità sono reali e nella vita di tutti i giorni si chiamano Cristina e Ice come Ilaria Tuti stessa riporta nelle sue note poste al termine del volume.

Appassionante e coinvolgente “Ninfa dormiente” è un romanzo assolutamente da leggere perché, che siate amanti del genere o meno, il personaggio di Teresa Battaglia è un personaggio al quale non potrete non affezionarvi ed appassionarvi.






domenica 20 gennaio 2019

“Sette giorni perfetti” di Rosie Walsh


SETTE GIORNI PERFETTI
di Rosie Walsh
LONGANESI
Sarah, trentasettenne separata e prossima al divorzio dopo un matrimonio durato 17 anni, è una donna che ha girato il mondo e che, dopo essere sopravvissuta ad una tragedia, ha trovato il coraggio di rifarsi una vita lontano da casa, dall’altra parte del mondo ed ora gestisce un ente no-profit insieme a colui che presto diventerà il suo ex-marito.

Di quella ragazzina che era stata descritta dai professori come un’adolescente esitante e non del tutto sicura di sé, non c’è più alcuna traccia nella donna forte, capace e competente che Sarah Harrington sembra essere diventata oggi.

Come ogni anno, da diciannove anni, nel mese di giugno Sarah torna in Inghilterra a trovare i genitori, ma questa volta i suoi non sono a casa ad accoglierla al suo arrivo perché il nonno materno è stato ricoverato d’urgenza ed ha bisogno di assistenza.

Sarah si ritrova sola in quella casa così piena di dolorosi ricordi e, proprio il giorno della ricorrenza della tragedia, mentre ripercorre la strada dell’incidente, il destino le farà incontrare l’uomo che cambierà per sempre la sua vita.

Tra Sarah ed Eddie è amore a prima vista; i due trascorrono sette giorni perfetti ed indimenticabili.

Quando si separano, perché lui deve partire per una vacanza in Spagna programmata da tempo con un amico e lei deve ottemperare a degli obblighi di lavoro concordati precedentemente, si ripromettono che, al loro rientro dai rispettivi impegni di lì ad una settimana, studieranno una soluzione per poter trascorrere insieme il resto delle loro vite.
                
Eddie David è sembrato a Sarah un uomo solido, razionale, impermeabile alle fluttuazioni e quando sparisce nel nulla, non rispondendo più neppure ai suoi messaggi, la donna teme possa essergli accaduto qualcosa di grave.

Nonostante gli amici di Sarah cerchino di farle comprendere che certe cose fanno parte della vita, succedono continuamente e che l’unica cosa sensata sarebbe quella di vedere quei sette splendidi giorni per quello che sono stati, cioè una semplice avventura, la donna non riesce a darsi pace e, a costo di sembrare e diventare pazza, cerca con ogni mezzo di rintracciare Eddie per capire cosa possa essere realmente accaduto.

“Sette giorni perfetti” è un thriller psicologico intenso e coinvolgente dove ogni personaggio gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della storia.

Ognuno di loro infatti ha qualcosa da raccontare e qualcosa da nascondere, ognuno di loro conosce elementi fondamentali per la soluzione del mistero, piccoli pezzi di un puzzle che pagina dopo pagina si incastrano per rivelarci una verità insospettata.

La narrazione è condotta in modo magistrale dall’autrice e, per quanto il lettore stia attento ai dettagli, ai dialoghi, agli indizi ed a grandi a linee da alcuni accenni riesca ad intravedere una possibile soluzione del mistero, difficilmente sarà preparato al colpo di scena finale.

La bravura dell’autrice consiste proprio nel riuscire a far emergere la verità lentamente attraverso non solo i piccoli indizi lasciati qua a là tra le righe, ma anche attraverso una precisa e dettagliata caratterizzazione psicologica dei personaggi che, proprio grazie al loro vissuto ed alla loro esperienza personale provano a dare interpretazioni più o meno plausibili dell’accaduto.

E proprio perché sono così importanti la psicologia ed il vissuto di ogni personaggio che preferisco non svelarvi nulla di loro per non rovinarvi il piacere della lettura.

Vi posso assicurare però che tutti loro, non solo i protagonisti principali, sapranno catturare la vostra attenzione e coinvolgervi emotivamente con le loro intense storie intrise di passione, amore, rancore, perdono, rabbia, risentimento, paura, sospetto, dolore e rinascita.

A questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura nel caso decidiate di leggere questo libro che, dimenticavo di dirvi, è il romanzo d’esordio dell’autrice.




domenica 2 dicembre 2018

“Origin” di Dan Brown


ORIGIN
di Dan Brown
MONDADORI
Edmond Kirsch, miliardario quarantenne futurologo, guru dei computer, inventore ed imprenditore fuori dagli schemi, nonostante la sua giovane età ha già ideato un notevole numero di tecnologie avanzate che hanno rappresentato un incredibile salto in avanti in svariati campi: dalla robotica alle neuroscienze, dall’intelligenza artificiale alle nanotecnologie.

Ora Edmond Kirsch è pronto a svelare la sua ultima scoperta, qualcosa di grandioso e inimmaginabile, qualcosa che avrà un impatto profondo sui credenti di tutto il mondo qualunque religione essi professino.

Il quarantenne futurologo sostiene infatti di aver trovato la risposta ai due misteri che da sempre stanno al centro dell’esperienza umana, la creazione e il destino dell’uomo.
Kirsch in una conferenza indetta al museo Guggenheim di Bilbao risponderà alle due domande fondamentali sulle quali l’umanità si interroga da secoli: Da dove veniamo? Dove andiamo?

Edmond Kirsch vent’anni prima era stato uno tra gli studenti più promettenti di Robert Langdon all’università di Harvard dove aveva seguito il suo seminario su “Codici, cifrari e il linguaggio dei simboli”.
La passione per il computer aveva allontanato quasi subito il giovane Edmond dal mondo della semiotica, ma tra alunno e insegnate era nato un solido legame.
Proprio per questo motivo Langdon è uno degli invitati alla serata a cui prenderanno parte solo ospiti illustri, serata nella quale Edmond Kirsch divulgherà la sua preziosa scoperta.

Alla conferenza però qualcosa andrà storto e il professor Langdon si troverà in grave pericolo; costretto a fuggire, non solo dovrà lottare per la propria sopravvivenza, ma anche per difendere l’inestimabile patrimonio di conoscenza del suo ex-alunno che rischia di andare perduto per sempre.

Credo che pochi scrittori riescano a catturare l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine di un romanzo come è in grado di fare Dan Brown.

Non sono un’appassionata del genere thriller, ma ogni volta che affronto la lettura di un libro di questo autore, nonostante magari abbia già divorato un centinaio di pagine rendendomi conto perfettamente che non è ancora accaduto nulla di concreto nella storia, la suspense che Dan Brown riesce a creare fa si che diventi per me praticamente impossibile trovare la forza di posare il volume.

“Origin” è ambientato in una cattolicissima Spagna post-franchista, dove il re in fin di vita, assistito dal suo confidente e consigliere, il rigido vescovo Antonio Valdespino, sta per lasciare il regno nelle mani del suo unico figlio.
In un paese dove ogni giorno cresce sempre di più il desiderio di laicizzazione, la gente si chiede che tipo di re sarà l’erede al trono le cui idee sono avvolte ancora nel mistero.
Di lui, in verità, si sa solamente che ha scelto di sposare una donna non nobile, forte e indipendente, Ambra Vidal, la direttrice del museo Guggenheim; questo lascerebbe presagire forse un’apertura verso un futuro più libero e indipendente.

“Origin” è un romanzo che oltre ad avvicinarci al mondo dell’arte moderna e contemporanea, cercando di darci qualche definizione e qualche parametro che ci aiuti ad orientarci in questo campo, per me devo ammettere ostico e sconosciuto quanto al professor Langdon, ci pone anche diversi interrogativi attuali e piuttosto delicati, non solo sull’annosa questione del rapporto che intercorre tra scienza e religione, ma anche su quanto le nuove tecnologie stiano cambiando il nostro modo di rapportarci con il mondo e interagire con il prossimo.

Non potendo anticiparvi molto di più, per non rovinarvi il piacere della lettura, vi posso solo dire che trama avvincente e adrenalinica, cospirazioni e teorie complottistiche, intelligenze artificiali e colpi di scena oltre alla presenza dell’immancabile Robert Langdon, l’affascinante protagonista dei migliori romanzi di Brown, sono gli ingredienti che fanno di “Origin” un altro bestseller assolutamente da leggere per gli appassionati del genere e non solo.





domenica 11 novembre 2018

“1791 Mozart e il violino di Lucifero” di Davide Livermore e Rosa Mogliasso


1791 MOZART
E Il VIOLINO DI LUFICERO
di Davide Livermore e Rosa Mogliasso
SALANI EDITORE
Flavio Tondi è un virtuoso del violino, un uomo preciso e metodico, unica sua debolezza il gentil sesso. La sua vita è segnata da donne fatali e tra queste una su tutte, l’unica vera donna della sua vita, Samuela Bravermann, con la quale si è sposato due volte e dalla quale altrettante volte ha poi divorziato. 
Il maestro Tondi incontra Samuela nuovamente a Parigi e tutto lascia presagire che, con ogni probabilità, i due torneranno insieme nonostante lui al momento sia sposato con un’altra donna. 
Durante un concerto lo Stradivari, l’inseparabile compagno del violinista, resta intrappolato nelle ante scorrevoli della porta a vetri del corridoio dei camerini e va in frantumi.
Lo Stradivari però racchiude un segreto di incalcolabile valore, un segreto che è stato nascosto all’interno dello strumento centinaia di anni prima. 
La storia inizia infatti nell’anno 1706 in un antico monastero nei pressi di Dresda  dove, per bocca di una giovane fanciulla, viene rivelata una oscura profezia che mette in guardia i potenti della terra dal Puledro dorato che presto galopperà nel mondo e che, dopo avergli fatto provare l’angoscia del soldato che affronta la guerra, reciderà loro le corone dal capo . 
Partendo proprio da questa profezia si dipana una storia fantastica i cui protagonisti sono in parte reali e in parte di pura invenzione.
I personaggi sono numerosissimi: conti, marchesi, cantori evirati, musicisti, angeli, sovrani e gran dame di corte, tutti schierati chi da una parte chi dall’altra nel sanguinoso conflitto in corso tra Lucifero e Mammona. 
Un thriller storico che conduce il lettore pagina dopo pagina ad indagare su un mistero che si dipana dal Settecento ai giorni nostri e i cui principali protagonisti altri non sono che il genio di Mozart e la sua straordinaria musica. 
Il romanzo nasce dalla collaborazione tra Davide Livermore, regista d’opera tra i più importanti della scena internazionale, e Rosa Mogliasso, laureata in Storia e critica del cinema e autrice già di numerosi romanzi, un connubio molto ben riuscito in grado di far rivivere il teatro e la musica classica attraverso le pagine di un libro.
Da non dimenticare inoltre le bellissime illustrazioni ad opera di Francesco Calcagnini, scenografo e regista, che fanno da cornice e impreziosiscono il volume; da sottolineare in modo particolare l’affascinante illustrazione della copertina che sorprende il lettore sotto la sovraccoperta del volume. 
“1791 Mozart e il violino di Lucifero” è un thriller appassionante e coinvolgente anche se talvolta forse un po’ ostico e di ardua interpretazione per chi completamente digiuno di conoscenze musicali. 
Come tipologia il romanzo potrebbe essere accostato a “Il codice Da Vinci”, come nel racconto di Dan Brown infatti il lettore viene accompagnato a far luce su eventi che hanno radice nel passato ma che, essendo ormai giunti alla resa dei conti finale, hanno pesanti ripercussione sul presente. 
I personaggi del romanzo sono tutti molto convincenti tanto che il lettore stenta tantissimo a districarsi tra ciò che è reale e ciò che invece è solo frutto della fervida fantasia degli autori; le note che si trovano in fondo al volume sono quindi un elemento davvero prezioso per fare chiarezza una volta terminata la lettura.  
Ogni protagonista è affascinante a modo suo, ma fra tutti il personaggio di Venanzio Rauzzini, musico soprano allievo del Porpora e la cui voce di castrato fu l’unica amata da Mozart, è quello che forse più di tutti intriga e attrae il lettore. 
Venanzio è una figura che appassiona fin dalla sua apparizione quando bambino viene venduto al principe di San Severo e inizia così la sua carriera artistica, una carriera che se da un lato gli porterà via tanto dall'altro gli saprà donare anche molto.
Il Venanzio Rauzzini del romanzo è un personaggio dotato di grande capacità di adattamento e in grado di saper reagire ai colpi bassi della sorte.
Venanzio non si abbatte facilmente e se accade è solo per la frazione di un attimo perché lui è uno spirito libero, un combattente che ama la vita, un uomo guidato dalla passione; egli non dimentica mai nulla né il bene che gli è stato fatto né i torti che è stato costretto a subire, ma più di ogni altra cosa Venanzio non dimentica gli amici tanto che per tutta la vita resterà legato al ricordo del suo amato amico d’infanzia, Ferruccino suo. 
“1791 Mozart e il violino di Lucifero” è un libro diverso, un romanzo di indagine coinvolgente e carico di suspense, ma che sa anche regalare al tempo stesso struggenti pagine di intensa emozione come nella migliore tradizione operistica.


giovedì 28 giugno 2018

“Il presidente è scomparso” di Bill Clinton e James Patterson


IL PRESIDENTE È SCOMPARSO
di Bill Clinton e James Patterson
LONGANESI
Il presidente degli Stati Uniti, Jonathan Lincoln Duncan, è l’uomo più sorvegliato e controllato del pianeta, eppure, l’inquilino della Casa Bianca sembra essere scomparso nel nulla.

Sotto indagine per un suo possibile coinvolgimento con Suliman Cindoruk,  capo di una nota cellula terroristica, i Figli della Jihad, la settimana successiva avrebbe dovuto testimoniare di fronte alla commissione speciale della Camera.

Le ipotesi sulla sua scomparsa si sprecano ed alcune sono davvero fantasiose; c’è chi pensa sia fuggito dal paese portando con sé il denaro ricevuto da Suliman Cindoruk a seguito della vendita di informazioni top-secret, chi invece ritiene si sia semplicemente rifugiato da qualche parte per preparare al meglio la sua difesa, qualcuno addirittura attribuisce la sua scomparsa alla necessità di sottoporsi a cure urgenti per la malattia da cui è affetto, la trombocitopenia immune.

Tutti però sono molto lontani dalla verità, nessuno infatti può anche solo immaginare che una catastrofe di proporzioni immani si stia per abbattere sugli Stati Uniti.

Un terribile virus è infatti stato rilasciato all’interno di tutti i sistemi informatici del paese e, se non sarà bloccato in tempo, distruggerà ogni cosa.
Gli Stati Uniti si ritroveranno a vivere come due secoli prima; la tecnologia del XXI secolo sarà completamente azzerata e l’economia distrutta; con i sistemi di difesa totalmente fuori uso qualunque nemico potrebbe attaccare e distruggere gli Stati Uniti d’America.

James Patterson, autore di libri che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, non ha bisogno di presentazioni, così come Bill Clinton, eletto presidente degli Stati Uniti nel 1992 ed oggi autore di diversi saggi di successo.

“Il presidente è scomparso” è un’opera che unisce l’indiscussa bravura narrativa di uno dei più famosi autori di thriller alla conoscenza di particolari e dettagli da dietro le quinte che solo un ex inquilino della Casa Bianca può possedere grazie all’esperienza maturata sul campo.

Il perfetto mix di fantasia e di esperienza vissuta rende questo romanzo un thriller politico adrenalinico e avvincente dalla trama senza dubbio molto convincente.

L’avvio del romanzo è piuttosto lento, dovendo il lettore prendere confidenza con le dinamiche della forma di governo americano, argomento piuttosto ostico per coloro che non conoscono la materia, poi però la trama si vivacizza e il romanzo cattura l’attenzione del lettore fino coinvolgerlo totalmente.   
                                                                                                                                             
I personaggi del libro sono molto numerosi: Carolyn Brok, capo di gabinetto, i due terroristi pentiti Nina e il suo partner Augie, Elizabeth Greenfield, direttore reggente dell’FBI, il vice presidente Katherine Brandt, la killer professionista Bach…solo per citarne alcuni.
Ognuno di essi viene descritto minuziosamente sia fisicamente che psicologicamente; nessun elemento nel romanzo è mai lasciato al caso, sono infatti le sfumature delle varie personalità dei diversi personaggi insieme alla descrizione dei più piccoli particolari a rendere una trama carica di suspense anche credibile e reale.

La figura più affascinante è senza dubbio quella del presidente Duncan, quanto di più lontano, dobbiamo ammetterlo, dalla figura di Bill Clinton.
Personalmente mi sono immaginata Jonathan Duncan come un via di mezzo tra un Bruce Willis ed un Harrison Ford nei loro migliori film d’azione.

Un protagonista impegnato a scongiurare un imminente pericolo, seducente ed intrigante unitamente ad un’avvincete trama fanno di “Il presidente scomparso” una storia perfetta per essere proiettata sul grande schermo.

Il discorso di chiusura del presidente, che lui stesso definisce come la presentazione della sua agenda politica (riforma dell’immigrazione, riduzione della criminalità, legittima difesa, detenzione di armi,  libertà dell’individuo…), potrebbe risultare forse un po’ stucchevole, ma in verità si integra perfettamente nel quadro generale della storia.

La conclusione del romanzo non è per nulla scontata e, come in ogni thriller che si rispetti, non manca il colpo di scena finale ad effetto.
                                                  
“Il presidente è scomparso” è un thriller carico di azione, capace di tenere il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina grazie ad una trama originale, a personaggi ben riusciti e una scrittura veloce, scorrevole e diretta.





sabato 30 dicembre 2017

“Fiori sopra l’inferno” di Ilaria Tuti

FIORI SOPRA L’INFERNO
di Ilaria Tuti
LONGANESI
Ilaria Tuti è friulana, vive in provincia di Udine e “Fiori sopra l’inferno” è il suo romanzo d’esordio.

Il racconto è ambientato tra le sue montagne e anche se i nomi dei luoghi sono di fantasia, le descrizioni delle vette, dell’orrido, del villaggio sono tutti ispirati alla realtà.

Protagonista di “Fiori sopra l’inferno” è il commissario Teresa Battaglia una donna forte, ostinata e battagliera.
Una donna ruvida all’apparenza, ma che nasconde in verità un lato molto materno e protettivo, aspetto del suo carattere che si manifesta spesso verso gli uomini della sua squadra i quali a loro volta sono molto legati a lei.

Nei pressi del villaggio di Travenì viene rinvenuto il cadavere di un uomo. Il corpo nudo si presenta intatto, solo il volto reca i segni di un attacco violento.
Intorno al cadavere sono state disposte diverse trappole rudimentali per tenere lontani gli animali, è dunque chiara la volontà dell’assassino di far ritrovare intatto il corpo della vittima.

Inizia così una corsa contro il tempo. Il commissario Battaglia, dopo anni di esperienza, comprende immediatamente che questo caso non resterà isolato: tutto fa supporre che ci sia la mano di un assassino seriale.

Condurre indagini in un piccolo paese, dove la comunità per un sbagliato senso di apparenza ne impedisce il regolare svolgimento, non è semplice.
Il clima in cui il commissario e i suoi uomini si devono muovere è un clima fatto di verità nascoste e di parole non dette. 

Non sarà facile risolvere il caso e ancora meno semplice sarà riuscire a risalire all’elemento originale che unisce le vicende del passato all’efferato delitto del presente.

Le prime pagine del romanzo sono ambientate in Austria nel 1978 e raccontano di un luogo sinistro nel quale vengono eseguiti esperimenti su alcuni neonati.

I fatti narrati nel romanzo si rifanno ad uno studio che fu veramente condotto negli anni 1945/46 da René Spitz, uno studio molto discutibile nel quale furono presi in esame 91 bambini residenti in un orfanotrofio.
La finalità dello studio era quella di scoprire gli effetti della deprivazione affettiva sui neonati.

Ilaria Tuti è brava a catturare l’attenzione del lettore sin dalle prime pagine. La suspense cresce riga dopo riga, creando un clima di tensione e inquietudine che incuriosisce il lettore e lo tiene col fiato sospeso fin dal primo capitolo.

La scrittura è fluida, veloce e il romanzo si legge tutto d’un fiato. La narrazione è scorrevole e la storia è ben costruita.

La soluzione del caso è sotto gli occhi del lettore fin dall’inizio ed il finale non presenta grossi colpi di scena.
Questo potrebbe sembrare un punto debole del romanzo ed in effetti lo sarebbe per qualunque thriller, ma non per “Fiori sopra l’inferno”.

Il punto forte del romanzo, a mio avviso, è proprio questo: nonostante la soluzione del caso sia alla portata del lettore, questo non lo scoraggia dalla lettura, ma anzi lo invoglia a proseguirla per comprendere le ragioni del mostro.

La soluzione del caso non consiste tanto nel capire chi abbia commesso gli efferati attacchi, ma piuttosto quale sia la logica che spinge il mostro a colpire.

Il lettore sviluppa da subito una forte empatia nei confronti del commissario Battaglia e viene da lei trascinato nell’indagine, egli si sente partecipe della storia.

Ilaria Tuti ha dato vita ad un personaggio, quello dello del commissario Battaglia, che entra immediatamente nel cuore del lettore.

Il commissario è una donna che sprigiona energia ed è in grado di trasmettere forza a chiunque lei stia accanto, eppure è una donna che porta nell’anima le ferite di un passato che l’hanno profondamente segnata.
Ha un carattere forte e non vuole assolutamente mostrare le proprie umane debolezze, così preferisce nascondere le proprie fragilità e le proprie paure anche a costo di allontanare gli altri da sé. Nulla la ferma: né il diabete né i sintomi di un Alzheimer precoce.

Un altro personaggio davvero affascinante è quello dell’ispettore Massimo Marini con il quale il commissario ha continui scontri.
Il loro rapporto è piuttosto burrascoso e conflittuale all’inizio: infatti mentre l’ispettore Marini è spiazzato dall’energica personalità del commissario e non sa come fare per entrare nelle sue grazie, il commissario Battaglia da parte sua ha bisogno dei propri tempi per comprendere la personalità del nuovo arrivato e capire se sia davvero degno della sua stima e della sua fiducia.

Riusciranno i due a trovare un equilibrio? E come procederà la lotta del commissario Battaglia contro la malattia?

Insomma come avrete capito tutto fa ben sperare che “Fiori sopra l’inferno” sia solo il primo episodio di quella che si potrebbe rivelare una fortunata serie di romanzi.
Mi permetto quindi di lanciare un messaggio all’autrice: noi lettori attendiamo la prossima puntata…





venerdì 8 dicembre 2017

“L’uomo del labirinto” di Donato Carrisi

L’UOMO DEL LABIRINTO
di Donato Carrisi
LONGANESI
Samantha Andretti frequenta la seconda media, è una ragazzina come tante. La mattina del 23 febbraio esce da casa prima del solito per andare a scuola.
E’ particolarmente emozionata perché Tony Baretta, il ragazzo più popolare della scuola, il giorno prima le ha fatto sapere che vuole parlarle.

Samantha però non riuscirà mai a parlare con il ragazzo perché il destino le ha riservato un brutta sorpresa mettendo sulla sua strada un coniglio con gli occhi a forma di cuore.

Quindici anni dopo una telefonata anonima avverte la polizia che una donna ferita e nuda sta vagando nella palude. La donna ha 28 anni. Samantha Andretti è riuscita a sfuggire, non si sa come, al suo aguzzino dopo una lunghissima prigionia.

Quindici anni senza notizie, senza un indizio, una speranza. Quindici anni di silenzio. Un incubo lunghissimo, che si è concluso in modo felice e inaspettato.

Donato Carrisi, a pochi giorni dall’uscita del film evento dell’anno tratto da uno dei suoi successi “La ragazza della nebbia”, ci regala un nuovo ed avvincente romanzo.

Non sono un’appassionata di thriller eppure ogni volta che inizio un romanzo di Carrisi non riesco a non leggerlo d’un fiato.
E’ successo per i precedenti libri ed è accaduto anche in questa occasione: ho letto “L’uomo del labirinto” in nemmeno due giorni!

La scrittura di Carrisi è una scrittura asciutta, semplice e fluida.
Il lettore vede scorrere le immagini dinnanzi a sé, pagina dopo pagina, come se un film scorresse davanti ai propri occhi ed è proprio questo uno dei punti di forza dei romanzi di Carrisi: una scrittura cinematografica.

Questo elemento però da solo ovviamente non è sufficiente a rendere i libri di Carrisi dei bestseller internazionali.
Cosa c’è quindi di così seducente ed accattivante nei suoi romanzi?

Ci sono storie cariche di suspense e ben congeniate, ma soprattutto ci sono protagonisti indimenticabili e la magistrale capacità dell’autore di tracciarne un profilo psicologico perfetto, dettagliato e sempre verosimile.

Ne “L’uomo del labirinto” due sono i personaggi che cercano di incastrare il mostro: il dottor Green, un profiler dai metodi di indagine non molto ortodossi, ma dall’ottima reputazione e Bruno Genko, un talentuoso detective privato.

Bruno Genko è un personaggio affascinate e capace di creare una forte empatia con il lettore.
L’immagine di sé che egli mostra al mondo esterno è una maschera utile per riuscire al meglio nel proprio lavoro, ma nulla più. Egli è tutt'altra persona da quella che gli altri conoscono.

Nulla è mai come sembra nei romanzi di Donato Carrisi.
Ne “L’uomo del labirinto” l’ordine è sovvertito, non esistono certezze; persino il clima è impazzito e sullo sfondo c’è un’estate torrida e apocalittica, dove il ritmo della vita è stato capovolto: gli uffici aprono la notte e la gente riposa durante il giorno.

Sin dall’inizio si avverte che qualcosa non funziona, che alcuni personaggi nascondono qualcosa di particolarmente inquietante.

Il mostro non sa mai di esserlo, egli non si riconosce come tale. Il mostro è sempre qualcuno organizzato, socialmente integrato e per questo è insospettabile.

Il lettore, forse messo in guardia dalla lettura dei romanzi precedenti, è costantemente in allarme, attento a cercare di interpretare i segnali e gli indizi che l’autore lascia a tratti intravedere.

Per quanto però attento egli possa essere, il finale gli riserverà comunque delle sorprese che non gli permetteranno di archiviare la storia una volta terminata la lettura.

Non esiste il crimine perfetto, esiste solo l’indagine imperfetta e, proprio per questo motivo, vi ritroverete per molto tempo ancora a ritornare con la mente su alcuni passaggi del romanzo.
Vi domanderete spesso come possa essere accaduto che vi siano sfuggiti alcuni particolari e vi interrogherete a lungo sullo sviluppo della storia: presentava forse qualche crepa?

Vi avverto, non sarà facile uscire dal labirinto…