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lunedì 9 novembre 2020

“La danza del mulino” di Winston Graham

La guerra contro Napoleone continua ad infuriare sul continente, mentre a casa Poldark Ross e Demelza sono in attesa del loro quinto figlio.

La nuova miniera sembra destinata a non dare risultati in tempi brevi ma, trattandosi di una speculazione, c’è bisogno di tempo per avere certezze.

Jeremy, il figlio maggiore, sembra proprio non riuscire a dimenticare l’affascinante Cuby Trevanion, ma il fratello della giovane è sempre più intenzionato a trovarle un marito ricco in grado si saldare i debiti da lui contratti per la costruzione della pretenziosa dimora di famiglia oltre che ai numerosi debiti di gioco.

Mentre la piccola di casa Isabella-Rose cresce sempre più ribelle, Clowance accetta di sposare l’attraente e tenebroso Stephen Carrington.

La passione tra loro divampa ad ogni sguardo, ma sarà sufficiente la sola attrazione fisica per far fronte a tutte quelle differenze che sembrano ogni giorno scavare una voragine sempre più profonda tra loro?

George Warleggan, sempre più ai ferri corti con il figlio maggiore Valentine, un damerino vanesio e libertino, compie il grande passo convolando a nozze con Lady Harriet.

L’esser riuscito a sposare la figlia di un duca rende George, se possibile, ancora più altezzoso e determinato a consolidare la propria ascesa sociale, ma sul suo cammino ancora una volta incocerà il nome dei Poldark.

Ambientato nella Cornovaglia del 1812, il nono capitolo della saga dei Poldark consacra definitivamente le nuove generazioni, già protagoniste dell’ottavo romanzo, come principali personaggi della storia.

Valentine, il figlio di Ross ed Elizabeth, che tutti credono essere figlio di George, sembra aver ereditato il carattere licenzioso e lo spirito depravato del nonno paterno, inoltre, per uno strano gioco del destino, il suo cammino sembra ormai indirizzato a scontrarsi con quello del fratellastro/cugino Jeremy, quasi a voler replicare lo scontro che in passato aveva opposto suo padre Ross al cugino Francis per la conquista del cuore di sua madre Elizabeth.

Cuby Trevanion ricorda molto Elizabeth, come lei è bella e di nobile nascita; anche Elizabeth aveva seguito il volere della famiglia, aveva accettato di sposare Francis per il decoro e per il denaro invece di seguire il suo cuore e sposare Ross. Cuby sembra intenzionata a fare la stessa scelta, ma riuscirà a rimanere ferma nei suoi propositi fino alla fine?

Per ora non è dato saperlo, dovremo attendere i prossimi romanzi così come dovremo aspettare le prossime uscite per conoscere quali saranno le scelte definitive di Clowance, l’adorata figlia di Ross.

“La danza del mulino” è un romanzo scorrevole come tutti i romanzi nati dalla penna di Winston Graham, anch’esso si legge tutto d’un fiato e non risulta mai noioso tranne forse nelle poche pagine in cui l’autore si perde nei dettagliati tecnicismi relativi ai motori e alle caldaie, ma fa tutto parte dell’economia del racconto.

La differenza con gli altri romanzi nasce dal fatto che questo libro lo si potrebbe considerare un volume di passaggio, nella prima parte infatti non ci sono grandi sviluppi nella storia e il finale resta più aperto del solito presentando uno spiazzante colpo di scena.

“La danza del mulino” è più improntato alla descrizione dei personaggi, all’indagine della loro psicologia così da preparare il lettore a quello che accadrà dei prossimi libri. È forse il romanzo che più di tutti lascia il lettore con il fiato sospeso in attesa di conoscere gli eventi futuri.

Ancora una volta Winston Graham riesce a turbare il lettore regalandogli emozioni e coinvolgendolo nella storia, creando aspettative e mantenendo alta la tensione del racconto, rendendolo sempre partecipe della vita dei suoi personaggi siano essi vecchie o nuove conoscenze.

“La danza del mulino” è un romanzo che conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, la grande capacità narrativa del suo autore e ci lascia, ancora una volta, in trepidante attesa dell’uscita del prossimo romanzo.

Qui potete trovare i post dedicati agli atri volumi della saga di Poldark




domenica 1 novembre 2020

“Il destino di una regina” di Allison Pataki

È il 1860, l’ottantatreenne regina vedova, la regina madre di Oscar I di Svezia, può concedersi finalmente di essere se stessa, guardarsi indietro e ripensare ormai con assoluta serenità agli anni burrascosi della sua lunga e movimentata vita.

La regina madre Desideria può lasciarsi andare ai ricordi, rivivere con la mente quei giorni in cui la bellissima sedicenne Désirée Clary fece innamorare quel piccolo corso che, qualche anno più tardi, sarebbe diventato imperatore di Francia e avrebbe fatto tremare tutta l’Europa, Napoleone Bonaparte.

Erano gli anni del Terrore in Francia quando Désirée, terzogenita di una famiglia borghese molto agiata, conobbe Napoleone di Bonaparte.

Quello che tutti conoscevano come il generale ragazzino era solo all’inizio della sua carriera, ma già più che determinato a lasciare traccia di sé nella storia della Francia e non solo.

Mentre la sorella di Désirée sposa Giuseppe, il fratello di Napoleone, Désirée si fidanza con quest’ultimo divenendone l’amante.

Partito per Parigi però Napoleone dimentica ben presto questo suo amore giovanile in favore di colei che diventerà la sua prima moglie, la bellissima e affascinante Giuseppina Beauharnais.

A Désirée non resterà quindi che adattarsi alla nuova situazione per non soccombere sotto il peso dell’umiliazione e dell’amore tradito, tentando di volgere a proprio favore quanto più possibile la situazione e piegare gli eventi nella direzione a lei più vantaggiosa.

Napoleone resterà una presenza costante nella sua vita, cercherà sempre di influenzare le sue scelte, ma lei saprà giocare le sue carte e, rivelando spesso un’astuzia non comune, riuscirà a ritagliarsi il suo posto nel mondo, a sposarsi per amore e diventare regina di Svezia, lei, una semplice esponente della haute bourgeoisie, riuscirà un giorno a sedere su uno dei troni più antichi d’Europa.

La figura di Désirée Clary è una figura non molto nota della storia; eppure, la sua vita si è svolta accanto a quella di celebri figure quali quelle di Napoleone, di Giuseppina Beauharnais  e del maresciallo di Francia Jean-Baptiste Jules Bernadotte senza dimenticare inoltre che i suoi stessi discendenti siedono ancora oggi sul trono di Svezia oltre che su quelli di molti altri paesi.

Il libro di Allison Pataki ci regala l’immagine di una donna straordinaria che seppe sopravvive con grazia e con fermezza durante quei pericolosi anni che, dal periodo del Terrore fino alla morte di Napoleone Bonaparte, resero la Francia un ambiente infido e rischioso nel quale muoversi.

“Il destino di una regina” non è solo il romanzo di Désirée Clary, Désirée Bernadotte o Desideria, regina di Svezia, ma è anche il romanzo di un’epoca e dei suoi protagonisti, è il romanzo dell’amore di Giuseppina e di Napoleone, il romanzo della gloria di Napoleone, il romanzo della Francia napoleonica.

Estremamente ben caratterizzato è il personaggio di Giuseppina Beauharnais che, donna forte e resiliente, riesce a tenere legato a sé Napoleone nonostante i tradimenti e le numerose amanti, nonostante le guerre e le battaglie e nonostante l’avversione della famiglia Bonaparte nei suoi confronti.

Giuseppina è completamente diversa da Désirée, tanto sensuale e ammaliatrice l’una, quanto controllata e misurata l’altra, ma entrambe accumunate dalla risolutezza e dalla determinazione a non lasciarsi sopraffare dagli eventi, sempre pronte ad ingoiare la propria infelicità pur di non compromettere ulteriormente le situazioni a loro sfavorevoli.

In questo mondo di donne coraggiose e ferme nei loro intenti è proprio la figura di Napoleone quella ad uscirne più sminuita.

Lui così temerario, egocentrico e insensibile, amante della teatralità e incurante di ferire i sentimenti altrui, lui dotato di un talento tanto smisurato da poter gareggiare solo con la sua altrettanto immensa ambizione, non è uomo in grado di provare alcuna empatia, che sia per i suoi soldati abbandonati nel gelo della Russia oppure per le sue donne abbandonate per soddisfare le proprie passioni o per smania di grandezza.

Napoleone morirà solo e sconfitto, forse soffocato dai rimpianti, ma certamente non sopraffatto dai rimorsi.

“Il destino di una regina” di Allison Pataki è un romanzo storico scorrevole, minuzioso nel descrivere i dettagli dei costumi dell’epoca, un romanzo affascinante come la sua protagonista e travagliato come gli anni in cui visse.




 

domenica 22 marzo 2015

“Gli innamorati di Sylvia” di Elizabeth Gaskell

GLI INNAMORATI DI SYLVIA
di Elizabeth Gaskell
JO MARCH 
Nel 1859 l’autrice trascorse una quindicina di giorni in vacanza a Whitby, una cittadina sulle coste dello Yorkshire. In questa nebbiosa località ebbe la possibilità di fare delle ricerche non solo sulle baleniere, ma anche sulle press gang ovvero le bande di arruolamento che forzosamente arruolavano marinai per la flotta britannica impegnata nella guerra contro la Francia.

“Gli innamorati di Sylvia” è ambientato negli anni delle guerre napoleoniche a Monkshaven, nome di pura invenzione letteraria, ma la cui descrizione del luogo corrisponde perfettamente alla località visitata dalla Gaskell ovvero una cittadina di mare dotata di un piccolo porto, caratterizzata da coste spazzate dal vento e da brughiere alle spalle del centro abitato.

Protagonista della storia è la bellissima Sylvia Robson, una ragazza che proprio per la sua avvenenza suscita nei suoi concittadini sentimenti e impressioni contrastanti.
Gli abitanti del luogo, infatti, si dividono tra coloro che, totalmente soggiogati dalla sua avvenenza, la ritengono una giovane virtuosa, simpatica e dolce e chi, forse anche un po’ roso dall’invidia, ritiene che, bellezza a parte, Sylvia sia in realtà semplicemente una ragazzina viziata e superba.
La verità come sempre sta nel giusto mezzo, la giovane, figlia unica adorata dai genitori, in realtà è sì una ragazzina viziata e a volte capricciosa, ma è anche una ragazzina gentile e di buon cuore.

La vicenda raccontata da Elizabeth Gaskell è in breve la storia di Sylvia e dei suoi due innamorati: il giovane e avvenente, nonché coraggioso e virile ramponiere Charley Kinraid e il cugino di Sylvia, il tranquillo e misurato Philip Hepburn, che lavora come commesso in un negozio di tessuti.

Ovviamente lo spirito ribelle e sbarazzino di Sylvia fanno sì che ella ricambi appassionatamente l’amore di Charley mentre Philip non riesce a darsi pace al pensiero di dover rinunciare per sempre alla cugina.

Quando Kinraid viene rapito dalla press gang, Philip unico testimone del fatto, non consegna il messaggio del rivale all’amata e, lasciandole credere che Charley sia morto affogato, cerca di prendere il suo posto nel cuore di Sylvia.

Gli eventi precipitano, il padre di Sylvia viene condannato per tradimento e impiccato, il lutto per il marito fa perdere la ragione alla signora Robson e Sylvia, trovandosi sola con una madre invalida, senza più punti di riferimento, decide che per il bene di tutti è giunto il momento che lei accetti di sposare quel cugino che fino a poco tempo prima aveva tanto disprezzato, ma che le è stato così vicino nel momento del bisogno.

Sylvia non riuscirà mai a dimenticare il suo primo e unico amore e inevitabilmente giungerà il giorno in cui Charley Kinraid farà ritorno a Monkshaven e allora…

“Gli amanti di Sylvia” non ha avuto particolare successo quando fu pubblicato, la stessa autrice definì il romanzo come la storia più triste che avesse mai scritto.

Il romanzo per nulla breve (569 pagine) è molto descrittivo e per questo forse non totalmente scorrevole, ma ad Elizabeth Gaskell va però riconosciuta una magistrale capacità nel riuscire a descrivere minuziosamente i paesaggi oltre ad una grande abilità nell’indagare profondamente gli animi dei suoi personaggi.

Sylvia e Philip crescono pagina dopo pagina e, col passare degli anni, mutano i loro animi e i loro caratteri. Ed è proprio questo mutare di sentimenti, di capacità di sentire, di relazionarsi gli uni con gli altri che la Gaskell è bravissima a descrivere.

Tutto questo fa sì che nel lettore l’impressione ricevuta da ogni personaggio non resti fissa ed immobile per tutta la storia, ma anzi vari insieme ad essa.
I personaggi riescono a stabile un’empatia con il lettore passatemi il termine “intermittente” ovvero a secondo del momento il lettore è portato a simpatizzare per un personaggio salvo poi trovarsi ad accordare la propria simpatia ad un altro, proprio perché l’evolversi della storia e il mutare dei sentimenti dei protagonisti lo coinvolgono al punto da renderlo totalmente partecipe del loro sentire.

Personalmente all’inizio ho detestato Philip, ma poi nonostante il pessimo comportamento da questi tenuto, ci sono stati momenti in cui sono riuscita a comprenderlo e perfino a scusarlo per il suo agire nonostante il suo essere meschino.

Sono stata forse meno clemente nei confronti di Sylvia, perché al di là delle disgrazie accadute, disgrazie che certamente avrebbero indebolito la forza di volontà di chiunque, non sono comunque mai riuscita a perdonarle una certa debolezza di carattere nel lasciarsi comandare dagli eventi e quel suo cercare di addossare ad altri colpe che in parte erano solo sue proprie.

Un personaggio che ho apprezzato invece moltissimo perché ritengo sia a tutti gli effetti il personaggio “romantico” per eccellenza, è quello di Hester, la donna innamorata da sempre di Philip e da questi considerata semplicemente una sorella.
E’ lei la vera eroina che per amore ha saputo piegarsi ed accettare il suo triste destino, mantenendo inalterati nel tempo i suoi sentimenti per l’uomo amato, senza mai tirarsi indietro davanti alle sue richieste per quanto dolorose per lei potessero essere.

“Gli innamorati di Sylvia” è edito da Jo March Agenzia Letteraria e per la precisione è la sesta uscita della collana “Atlantide” con la quale la casa editrice si ripropone di riscoprire capolavori dimenticati della letteratura.

Assolutamente da leggere l’introduzione di Francesco Marroni intitolata: “Scene da una tragedia domestica. Note per una lettura di Sylvia’s Lovers”.

Il volume inoltre, come tutti i libri della stessa collana, è corredato da interessanti ed esaustive note a piè di pagina.

A chi consiglierei la lettura del romanzo? Ovviamente a tutti gli appassionati di Elizabeth Gaskell e del romanzo vittoriano.

Se ancora non l'avete letto, vi ricordo un altro libro di Elizabeth Gaskell sempre edito da Jo March Agenzia Letteraria ovvero "Nord e Sud".
Infatti, per quanto io abbia apprezzato la lettura de “Gli innamorati di Sylvia”, “Nord e Sud” resterà sempre il mio romanzo preferito di questa straordinaria autrice.



venerdì 27 dicembre 2013

“Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” di Carlo Patriarca

IL CAMPO DI BATTAGLIA
E’ IL CUORE DEGLI UOMINI
di Carlo Patriarca
NERI POZZA
Primo romanzo di Carlo Patriarca, “Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” è un romanzo storico ambientato durante le guerre napoleoniche e più precisamente durante le campagne d’Italia e d’Egitto.

Etienne e Raymond si sono conosciuti all’École militaire di Bordeaux dove hanno stretto una profonda amicizia. 
Entrambi si ritrovano nella piana di Albenga tra le file dell’Armata d’Italia, il primo come medico militare e il secondo in qualità di ufficiale, dopo aver svolto un delicato incarico a Milano per relazionare Parigi sullo stato della guarnigione austriaca.
Proprio nel capoluogo lombardo Raymond ha conosciuto Costanza Melzi d’Eril, moglie di un uomo molto legato al governo austriaco.
A dispetto della guerra e del momento storico in cui tirannia e libertà si intrecciano e si confondono, Raymond, uomo audace ed irruento, si innamora perdutamente di Costanza e rende partecipe dei suoi sentimenti nonché della storia d’amore e di passione vissuta con la donna proprio il suo fedele amico Etienne.
Etienne, uomo di scienza riflessivo e prudente, incontra un giorno Costanza e innamoratosene anch’egli commette l’imprudenza di scambiare con la donna diversi messaggi e trascorre una giornata con lei nel suo rifugio a Bellagio sul lago di Como.
L’amicizia tra i due uomini naufragherà irrimediabilmente nel momento in cui Raymond verrà a conoscenza dell’imprudenza commessa da Etienne che verrà sfidato a duello dall’amico il quale, roso dalla gelosia, vorrà a tutti i costi soddisfazione per l’oltraggio ricevuto.

Il libro di Carlo Patriarca è una storia in cui a dominare la battaglia, come dice il titolo stesso, sono i sentimenti: la passione, l’amore, la gelosia e l’amicizia.
Un libro interessante e ben scritto, coinvolgente e storicamente valido nonostante l’autore, come per sua stessa ammissione, si sia preso qualche libertà anticipando o posticipando alcuni eventi per collocare meglio i personaggi reali e di fantasia all’interno del romanzo.
Le pagine sulla campagna d’Italia sono appassionanti e ancora più avvincenti lo sono quelle sulla campagna d’Egitto.
Magnifica la presentazione di Napoleone Bonaparte, uomo dispotico e umorale ma allo stesso tempo carismatico ed attraente. La sua personalità viene descritta in modo magistrale così come sono indagati in modo perfettamente dettagliato i sentimenti che egli suscita nel prossimo che sia questi un soldato, un medico, un ufficiale o semplicemente una persona comune.

“Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” è un romanzo dalla trama avvincente così come sono affascinanti i protagonisti della sua storia: Etienne e Raymond, due uomini così diversi tra loro eppure entrambi vittime della stessa passione.

Carlo Patriarca ha dimostrato con questa sua prima opera di possedere un grande talento riuscendo a conciliare romanzo storico e temi propri della letteratura e del pensiero filosofico anche attraverso numerosi richiami all’opera di Montaigne.