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domenica 25 dicembre 2022

“Bella Poldark” di Winston Graham

Il libro si apre con una nota dell’autore che riassume in breve, a beneficio dei nuovi lettori, i fatti avvenuti in precedenza unitamente a qualche nota sui personaggi principali. Siamo, infatti, giunti al dodicesimo volume della saga dei Poldark, il volume conclusivo.

Cornovaglia, 1818. Dopo la morte di Jeremy Poldark, avvenuta nella battaglia di Waterloo, Ross e Demelza stanno ritrovando la serenità perduta. 

La figlia maggiore Clowance, dopo la morte del marito Stephen Carrington, ha scelto di restare a vivere a Penryn e di occuparsi in prima persona della piccola attività navale che questi aveva avviato.

A Nampara con i genitori vivono i due figli più piccoli: Henry che ha da poco compiuto sei anni e Isabella-Rose ormai sedicenne. La ragazza è ancora sentimentalmente legata a Christopher Havergal, il giovane ufficiale conosciuto quando era poco più che una bambina.

Isabelle-Rose ha un grande talento musicale e i genitori, superati i dubbi iniziali, acconsentiranno a lasciarla andare a Londra per perfezionare la sua arte.

In quest’ultimo romanzo, come per gli episodi precedenti, assistiamo all’ingresso sulla scena, di tanti nuovi personaggi. Tra questi in particolare facciamo la conoscenza di Philip Prideaux, un ex capitano congedato dall’esercito, e Maurice Valéry un affascinante produttore teatrale.

Tra i personaggi storici della saga, invece, un ruolo di primo piano è riservato a Valentine Warleggan. Nonostante la recente paternità, Valentine continua ad essere sempre lo stesso giovane arrogante ed insolente che abbiamo avuto occasione di conoscere precedentemente. Il suo comportamento da impenitente libertino sarà causa non solo della rottura definitiva del suo matrimonio con Selina, ma anche di molti altri avvenimenti piuttosto inquietanti.

I romanzi di Winston Graham non sono mai ripetitivi e anche questa volta il lettore non rimarrà deluso.

Di particolare fascino in questa occasione è l’introduzione da parte dell’autore dell’elemento noir, una storia che ricorda vagamente le atmosfere della vicenda di Jack lo squartatore. Per le strade della Cornovaglia si aggira infatti un pericoloso assassino che aggredisce e uccide giovani donne. Uno dei principali sospettati sarà proprio il già citato Valentine Warleggan, ma nulla è mai come sembra e niente può essere dato per scontato. Graham ci ha abituati a grandi colpi di scena fin dal primo volume.

“Bella Poldark” è un romanzo di commiato, la conclusione di una lunga e avvincete saga che ci ha tenuto compagnia per tanto tempo. Non poteva quindi mancare una resa dei conti, seppur simbolica, tra i due antagonisti di sempre: Ross Poldark e George Warleggan. I due si scontreranno ancora, ma ormai sessantenni, il loro sarà uno scontro molto diverso da quelli irruenti tipici della gioventù.

Negli anni i vari personaggi sono maturati e il loro cambiamento non è stato solo anagrafico, ma dovuto anche a quegli eventi della vita che li hanno segnati per sempre. Ogni esperienza ne ha modificato e formato il carattere. I personaggi di Winston Graham, con tutte le loro sfaccettature, sono sempre apparsi veri fin dal primo romanzo e questo ha contribuito fortemente a renderli tanto cari al lettore.

La saga dei Poldark è una delle saghe più affascinanti che abbia mai incontrato nella letteratura, sarà davvero difficile trovarne un’altra che possa eguagliarla.



 

lunedì 9 novembre 2020

“La danza del mulino” di Winston Graham

La guerra contro Napoleone continua ad infuriare sul continente, mentre a casa Poldark Ross e Demelza sono in attesa del loro quinto figlio.

La nuova miniera sembra destinata a non dare risultati in tempi brevi ma, trattandosi di una speculazione, c’è bisogno di tempo per avere certezze.

Jeremy, il figlio maggiore, sembra proprio non riuscire a dimenticare l’affascinante Cuby Trevanion, ma il fratello della giovane è sempre più intenzionato a trovarle un marito ricco in grado si saldare i debiti da lui contratti per la costruzione della pretenziosa dimora di famiglia oltre che ai numerosi debiti di gioco.

Mentre la piccola di casa Isabella-Rose cresce sempre più ribelle, Clowance accetta di sposare l’attraente e tenebroso Stephen Carrington.

La passione tra loro divampa ad ogni sguardo, ma sarà sufficiente la sola attrazione fisica per far fronte a tutte quelle differenze che sembrano ogni giorno scavare una voragine sempre più profonda tra loro?

George Warleggan, sempre più ai ferri corti con il figlio maggiore Valentine, un damerino vanesio e libertino, compie il grande passo convolando a nozze con Lady Harriet.

L’esser riuscito a sposare la figlia di un duca rende George, se possibile, ancora più altezzoso e determinato a consolidare la propria ascesa sociale, ma sul suo cammino ancora una volta incocerà il nome dei Poldark.

Ambientato nella Cornovaglia del 1812, il nono capitolo della saga dei Poldark consacra definitivamente le nuove generazioni, già protagoniste dell’ottavo romanzo, come principali personaggi della storia.

Valentine, il figlio di Ross ed Elizabeth, che tutti credono essere figlio di George, sembra aver ereditato il carattere licenzioso e lo spirito depravato del nonno paterno, inoltre, per uno strano gioco del destino, il suo cammino sembra ormai indirizzato a scontrarsi con quello del fratellastro/cugino Jeremy, quasi a voler replicare lo scontro che in passato aveva opposto suo padre Ross al cugino Francis per la conquista del cuore di sua madre Elizabeth.

Cuby Trevanion ricorda molto Elizabeth, come lei è bella e di nobile nascita; anche Elizabeth aveva seguito il volere della famiglia, aveva accettato di sposare Francis per il decoro e per il denaro invece di seguire il suo cuore e sposare Ross. Cuby sembra intenzionata a fare la stessa scelta, ma riuscirà a rimanere ferma nei suoi propositi fino alla fine?

Per ora non è dato saperlo, dovremo attendere i prossimi romanzi così come dovremo aspettare le prossime uscite per conoscere quali saranno le scelte definitive di Clowance, l’adorata figlia di Ross.

“La danza del mulino” è un romanzo scorrevole come tutti i romanzi nati dalla penna di Winston Graham, anch’esso si legge tutto d’un fiato e non risulta mai noioso tranne forse nelle poche pagine in cui l’autore si perde nei dettagliati tecnicismi relativi ai motori e alle caldaie, ma fa tutto parte dell’economia del racconto.

La differenza con gli altri romanzi nasce dal fatto che questo libro lo si potrebbe considerare un volume di passaggio, nella prima parte infatti non ci sono grandi sviluppi nella storia e il finale resta più aperto del solito presentando uno spiazzante colpo di scena.

“La danza del mulino” è più improntato alla descrizione dei personaggi, all’indagine della loro psicologia così da preparare il lettore a quello che accadrà dei prossimi libri. È forse il romanzo che più di tutti lascia il lettore con il fiato sospeso in attesa di conoscere gli eventi futuri.

Ancora una volta Winston Graham riesce a turbare il lettore regalandogli emozioni e coinvolgendolo nella storia, creando aspettative e mantenendo alta la tensione del racconto, rendendolo sempre partecipe della vita dei suoi personaggi siano essi vecchie o nuove conoscenze.

“La danza del mulino” è un romanzo che conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, la grande capacità narrativa del suo autore e ci lascia, ancora una volta, in trepidante attesa dell’uscita del prossimo romanzo.

Qui potete trovare i post dedicati agli atri volumi della saga di Poldark




lunedì 3 agosto 2020

“Le ceneri di Londra” di Andrew Taylor

Londra è assediata dalle fiamme.

L’incendio, divampato il 2 settembre del 1666 nella bottega di un fornaio, si è propagato per tutta la città devastandola in modo impressionante.

Le fiamme hanno raggiunto anche la cattedrale di St. Paul; il luogo di culto, fino a questo momento considerato invulnerabile, sta invece ora crollando come qualunque altro edificio dinnanzi allo sguardo attonito dei londinesi.

Catherine Lovett è preoccupata che suo padre possa trovarsi all’interno della chiesa e, incurante del pericolo, tenta di lanciarsi all’interno dell’edificio in fiamme.

A bloccarla è il giovane James Marwood che, grazie ai suoi pronti riflessi, impedisce alla donna di andare incontro a morte certa.

Catherine, invece di ringraziarlo per averla salvata, per divincolarsi dalla sua presa, lo morde violentemente a un dito e fugge via portando con sé il logoro mantello del giovane.

Facciamo così la conoscenza dei due protagonisti del romanzo, ma per comprendere meglio il successivo svolgersi degli eventi, occorre fare un piccolo passo indietro.

Nel 1660 Carlo II d’Inghilterra era riuscito a riconquistare il trono dopo la morte di Oliver Cromwell avvenuta nel 1658.

Nella violenta guerra civile che aveva portato Cromwell al potere molti erano periti e Carlo I, il  padre dell’attuale re, era stato giustiziato.

Carlo II, per mostrarsi un monarca clemente, aveva graziato tutti coloro che avevano tramato contro la Corona, ma non aveva perdonato i regicidi che erano stati invece tutti condannati a morte.

Qualcuno di loro però era riuscito a fuggire; Catherine Lovett è figlia di uno di questi fuggitivi.

Tom Lovett è un esponente della Quinta Monarchia, ovvero di coloro che auspicano l’avvento del regno dell’unico vero re, Cristo Re.

Dopo la fuga del padre la ragazza è stata prima ospitata da una zia e, alla morte di questa, si è trasferita a Barnabas Place presso il fratello della madre, Henry Alderley, un orefice che vanta una cospicua ricchezza oltre a notevoli influenze e conoscenze tra le alte sfere del potere politico.

Per desiderio di Alderley, Catherine è stata promessa a Sir Denzil Croughton, un nobile dall’aspetto piuttosto viscido e a corto di quattrini.

Inutile dire che Catherine non è per nulla intenzionata a diventare la vittima sacrificale sull’altare delle ambizioni dello zio.

Così, quando un evento fa precipitare la situazione, Catherine non si lascia intimidire dalle circostanze e fugge il più lontano possibile dallo zio Alderley, dalla zia Olivia e dal cugino Edward.

James Marwood è anch'egli figlio di un sostenitore della Quinta Monarchia condannato al carcere per essere stato trovato in possesso di documenti compromettenti.

Dopo cinque anni di prigione l’anziano è ormai l’ombra di se stesso e mostra seri segni di squilibrio mentale.

James è riuscito dopo numerosi appelli ad ottenere la libertà per il padre, ma in cambio ha dovuto accettare un lavoro come assistente e spia di Messer Williamson, il direttore della London Gazette .

All’interno della cattedrale di St. Paul viene ritrovato un cadavere. 

Vista la situazione non ci sarebbe nulla di straordinario in un tale rinvenimento, se non fosse che l’uomo risulta essere stato assassinato prima del crollo.

Il corpo infatti presenta sulla nuca il segno di una puntura, fatta probabilmente per mezzo di un lungo ago, ha le braccia ripiegate dietro la schiena e i pollici legati insieme con un pezzo di corda.

Inizia così, tra false piste e indizi fuorvianti, una serrata caccia all’assassino. 

Il caso, già all’apparenza non di facile soluzione, si complicherà ulteriormente quando James dovrà fare i conti con numerosi segreti, intrighi politici e misteriose figure che riemergono pian piano da un oscuro passato.

Sulla base delle vicende storiche ben documentate, come l’incendio di Londra e la ricostruzione della città, a cui presero parte personaggi realmente esistiti come l’architetto Wren, Andrew Taylor costruisce l’articolata trama del suo romanzo.

“Le ceneri di Londra” è un romanzo che presenta numerosi personaggi ognuno dei quali gioca un ruolo fondamentale nell’intreccio narrativo.

Non nascondo che all’inizio si fa un po’ fatica ad entrare nel complesso ingranaggio della trama dai molteplici fili narrativi, ma dopo i primi capitoli il racconto diviene più accessibile e ci si può abbandonare al ritmo incalzante della narrazione.

Entrambi i protagonisti riescono a creare un rapporto empatico con il lettore, ma forse James Marwood è quello che tra i due riscuote più simpatia.

Catherine viene descritta come una giovane strana e bisognosa di protezione, ma nonostante gli eventi di cui è vittima, resta sempre presente a se stessa e, contrariamente all’apparenza, si dimostra ben determinata nel voler scegliere la propria strada.

James Marwood è quello che si muove sul terreno più insidioso, spesso in bilico nel dover scegliere tra l’essere leale verso la Corona o verso il padre. È un giovane sensibile, sempre pronto ad aiutare il prossimo, dotato di un forte senso del dovere, ma anche molto perspicace, intelligente e acuto, doti fondamentali per il lavoro che deve svolgere.

“Le ceneri di Londra” è un romanzo storico coinvolgente e ricco di colpi di scena; un libro dalla trama complessa e dalla varietà di personaggi in grado di soddisfare anche il più esigente lettore appassionato del genere.

 

 


venerdì 13 dicembre 2019

“The Mist in the Mirror” di Susan Hill


THE MIST IN THE MIRROR
di Susan Hill
VINTAGE
Sir James Monmouth è un anziano signore che frequenta un esclusivo circola di Londra. 
Un giorno, durante la conversazione con un giovane socio, decide di affidare a questi il racconto della sua vita, un racconto decisamente fuori da comune e, a dir la verità, piuttosto inquietante.

Sir James Monmouth era stato allontanato dall’Inghilterra all’età di cinque anni. Dopo la morte dei suoi genitori, non essendoci alcun parente che potesse prendersi cura di lui, il piccolo James era stato mandato a vivere in Africa dove era stato affidato alla cure di un tutore.

L’adolescente James, durante i numerosi viaggi intrapresi in compagnia del suo tutore, era rimasto affascinato dalla figura di un esploratore.
Conrad Vane, questo era il nome dell’esploratore, era diventato per lui una specie di eroe e una figura a cui ispirarsi.

Alla morte del suo tutore Sir James Monmouth aveva deciso che era giunto finalmente il momento per lui di rivedere la propria patria.
Egli, infatti, aveva compiuto numerosissime esplorazioni nel corso degli anni, ma mai aveva avuto occasione di ritornare in Inghilterra.

Non aveva alcuna memoria della sua terra d’origine, della quale nel frattempo aveva letto moltissimo rimanendone molto affascinato, ed ora era giunto per lui il momento di ritornare a casa.

Sir James Monmouth nonostante l’età adulta, era ancora ossessionato dalla figura di Conrad Vane tanto che, una volta giunto in Inghilterra, era sua ferma intenzione provare a far luce sulla lacunosa storia della vita dell’esploratore inglese e magari scrivere egli stesso un libro su di lui.

Sebbene tutti provassero a dissuaderlo dalle sue indagini, Sir Monmouth non era minimamente intenzionato a lasciarsi scoraggiare e, nonostante il verificarsi di diversi sinistri avvenimenti che avrebbero indotto chiunque a desistere dai proprio intenti, Sir James proseguiva senza sosta nel suo proposito.

Sir James iniziava, però, ad avvertire strani malesseri, ad avere angoscianti visioni, a soffrire di disturbi del sonno e a sentire nel buio misteriosi pianti e lamenti.

Come se non bastasse fin dal suo arrivo sul suolo inglese avvertiva spesso una strana presenza accanto a sé, come se qualcuno lo stesse pedinando.

C’era poi la figura di un ragazzino triste e pallido che sembrava seguirlo ovunque osservandolo in silenzio da lontano, senza lasciarsi mai avvicinare.

Chi era quel ragazzino? Cosa c’era di vero nelle insistenti e ambigue voci sulla dissolutezza di Conrad Vane? E perché tutti avevano così paura di parlare della vita di un uomo ormai morto da tanti anni?

Come potete intuire dal titolo del post, ho letto questo romanzo in lingua originale. Era da un po’ di tempo che non leggevo qualcosa in inglese e questo libro si è rivelato un’ottima scelta.
Il romanzo è molto descrittivo e quindi un ottimo esercizio per imparare nuove parole, inoltre il ritmo incalzante della storia sprona il lettore ad avanzare velocemente nella lettura per scoprire cosa accadrà nelle pagine successive.  

Il racconto è molto scorrevole e la storia è davvero coinvolgente grazie ad una trama dai risvolti inquietanti e misteriosi in un crescendo di episodi carichi di adrenalina e di suspense che affascinano il lettore fin dalle prime pagine.

“The mist in the mirror” è un romanzo popolato da fantasmi, da oscure presenze e da spiriti inquieti, come potevano esserlo i romanzi gotici, i racconti di Edgar Allan Poe o le opere di Wilkie Collins.

Il romanzo di Susan Hill è il libro perfetto per gli appassionati del genere che non potranno che restare affascinati da questa intrigante e oscura storia di fantasmi vecchio stile.





domenica 8 dicembre 2019

“La furia della marea” di Winston Graham


LA FURIA DELLA MAREA
di Winston Graham
SONZOGNO
Il Diciottesimo secolo sta volgendo al termine e i protagonisti della storia hanno l’angosciante sensazione che non solo il secolo sia prossimo  alla fine, ma anche la vita così come l’anno conosciuta fino ad allora.

Ross è ancora scosso dal tradimento di Demelza, i sentimenti che prova sono contradditori e fatica a ritrovare con lei l’armonia di un tempo nonostante sia la cosa che desideri più ardentemente.
Dopo aver vinto la sfida con il suo rivale di sempre, George Warleggan, Ross Poldark ora è un membro del parlamento e questa nuova carica lo costringe a dividere il suo tempo tra Londra e la Cornovaglia.

Durante l’assenza di Ross a Nampara è la moglie ad occuparsi degli affari di famiglia.
Demelza, da donna forte e determinata qual è, nonostante le difficoltà riesce sempre ad affrontare saggiamente ogni cosa sia per quanto concerne la miniera e la fattoria sia per quanto riguarda le problematiche familiari.

Il matrimonio di Morwenna con il reverendo Osborne è sempre più in crisi e l’uomo sembra essere disposto a  qualunque cosa pur di liberarsi della moglie.
Drake, pungolato in tale direzione da Demelza e da Sam, è finalmente sul punto di rifarsi una vita con una brava giovane del villaggio, nonostante non abbia però mai dimenticato Morwenna.
L’amore di Drake e Morwenna sembra ormai un amore impossibile, eppure la vita si sa è beffarda e riserva sempre delle sorprese.

Elizabeth e il marito sembrano aver ritrovato finalmente un po’ di serenità in quanto George sembra essere riuscito a superare il terribile dubbio sulla vera paternità di Valentine. Ma quanto durerà questa tregua?

Nel frattempo un nuovo personaggio appare sulla scena, un libertino senza scrupoli che ha messo gli occhi su Demelza e Ross non esiterà a sfidarlo a duello rischiando non solo di compromettere la sua posizione in parlamento, ma anche la sua completa riconciliazione con la moglie.

Il matrimonio di Caroline e Dwight scricchiola a seguito di un duro colpo che la sorte ha loro riservato.
Il loro legame è profondo, ma i loro caratteri sono molto diversi così come completamente diverso è il loro modo di affrontare le crisi.
Riusciranno a ritrovarsi anche questa volta?

Siamo arrivati così al settimo libro della saga e, come sempre, gli avvenimenti si susseguono senza tregua.

Nuovi personaggi si affacciano sulla scena, altri acquistano importanza con le loro vicissitudini e le vecchie storie si intrecciano con le nuove dando vita ad un nuovo ed avvincente romanzo.

Il punto di forza di questa saga, non mi stancherò mai di sottolinearlo, è proprio la grande capacità di Winston Graham di riuscire a tenere viva l’attenzione del lettore arricchendo la storia, romanzo dopo romanzo, con l’introduzione di nuovi personaggi, con l’evoluzione e la crescita di quelli conosciuti e con nuovi interessanti sviluppi della trama.

Ancora una volta ci ritroviamo a sperare in una riconciliazione completa tra Ross e Demelza e tra Dwight e Caroline e, ancora una volta, non possiamo non sperare che accada qualcosa per cui possa finalmente esserci un lieto fine anche per Drake e Morwenna.

Il racconto scorre veloce e il romanzo si legge tutto d’un fiato, ma anche questo aspetto non è una novità per i lettori della saga.
Ci si ritrova sempre troppo presto all’ultima pagina con la speranza che la casa editrice pubblichi quanto prima il volume successivo.

Da venerdì 3 gennaio andrà in onda su Sky la quinta ed ultima stagione della serie TV dedicata ai Poldark.
Non sarà facile accettare la conclusione di una serie TV che tanto ci ha affascinato, ma la buona notizia è che il racconto si fermerà prima della fine della storia scritta da Winston Graham per cui, una volta terminata la visione televisiva, le vincente della famiglia Poldark ci potranno tenere compagnia attraverso le pagine dei libri ancora per un po’.


I post relativi ai precedenti romanzi potere trovarli qui

martedì 2 agosto 2016

“Amy Snow” di Tracy Rees

AMY SNOW
di Tracy Rees
NERI POZZA
Gennaio 1831. Aurelia Vennaway, figlia unica di Lord Charles e Lady Celestina Vennaway, una delle famiglie più in vista della contea dello Hertfordshire, trova ai margini della foresta una neonata abbandonata nella neve.

Nonostante i genitori si oppongano con fermezza alla decisione della figlia di fare crescere la neonata ad Hatville Court, Aurelia con la sua caparbietà riesce ad ottenere il permesso dei genitori.
La bimba decide di chiamare la trovatella Amy Snow: Amy come la sua bambola preferita e Snow ovviamente perché ritrovata nella neve.

La madre di Aurelia cerca in tutti i modi di tenere Amy distante dalla figlia, ma senza risultato, in quanto niente e nessuno sembra essere abbastanza forte da riuscire a tenere le bambine lontana l’una dall’altra evitando che crescano insieme come due inseparabili sorelle.

La storia del romanzo inizia nel gennaio 1848. Amy è prossima a lasciare Hatville Court dopo la prematura morte di Aurelia, avvenuta alla giovane età di soli 25 anni, a seguito di una malattia cardiaca.

Aurelia ha lasciato ad Amy una somma di appena 100 sterline o almeno ciò è quello che tutti credono alla lettura del testamento, ma la giovane ha lasciato molto di più all’amica del cuore.

Per entrare in possesso della cospicua eredità e conoscere i segreti di Aurelia, Amy Snow però dovrà lasciare quella casa a lei ostile, ma pur sempre l’unica che abbia mai conosciuto, ed addentrarsi nel vasto mondo a lei ignoto.
Come unica guida avrà le lettere che l’amica le ha lasciato e che la condurranno lungo un difficile ed impegnativo cammino, scandito dalle tappe della caccia al tesoro che, per un’ultima volta, l’amica ha predisposto per lei, così come era solita fare quando era bambina.

Il viaggio di Amy Snow inizia a Londra e da lì la ragazza raggiungerà diverse città dell’Inghilterra in ognuna delle quali farà la conoscenza di persone di ogni tipo.
Aurelia ha messo in guardia Amy sul fatto di dover stare molto attenta a non farsi rintracciare dai suoi genitori onde evitare di dover restituire il cospicuo lascito.
E se all’inizio la paura di essere scoperta sarà legata al timore di dover difendere l’eredità dalle mani dei vendicativi Vennaway, ben presto Amy comprenderà che in gioco c’è molto di più di questo perché l’amica le ha celato un grande segreto che solo ora, dopo la sua morte, intende rivelarle.

Tracy Rees riesce a coinvolgere il lettore fin dalle prime pagine. La storia è avvincente ed i personaggi sono affascinanti.

Attraverso le pagine di questo libro rinasce il romanzo vittoriano.
Numerosi sono gli accenni a Charles Dickens, tra l’altro autore preferito dalle eroine del libro, che influenza non solo le aspettative di Amy sulla città di Londra, ma si ritrova nelle atmosfere, nei diversi personaggi e persino nella descrizione delle case.

“Amy Snow” ha però molto in comune anche con i romanzi austeniani: i due protagonisti maschili Garland e Henry potrebbero benissimo essere usciti dalla penna di Jane Austen così come le descrizioni caustiche e sferzanti dell’alta società inglese dell’epoca.

L’affresco storico che ne risulta è perfetto, l’autrice si è ben documentata e traspare in ogni riga quanto questo periodo sia da lei amato; ritroviamo nel romanzo della Rees tutti i temi cari al romanzo vittoriano: la ferrovia, i riferimenti all’industrializzazione del nord, la società di Bath, la filantropia...solo per citarne alcuni.

Ogni personaggio meriterebbe una menzione particolare, ma non essendo questo possibile, lascio al lettore il piacere di scoprire la bella galleria che l’autrice è riuscita a regalarci.

Mi concentrerò solo sui quattro personaggi principali: Amy, la vera protagonista, Aurelia la cooprotagonista la cui storia viene raccontata attraverso le lettere inviate all’amica nonché dalla voce del ricordo dell’amica stessa, il signor Garland e Henry Mead.

Aurelia ed Amy sono due donne molto forti e coraggiose, più scapestrata ed appassionata la prima, più riflessiva e attenta la seconda.
Amy è cresciuta all’ombra di Aurelia e quando deve prendere in mano la sua vita e affrontare il mondo a lei sconosciuto ha indubbiamente paura, ma è anche abbastanza forte nella sua insicurezza per tirare fuori la grinta e le capacità necessarie per superare ogni ostacolo.

Il romanzo della Rees può essere definito un romanzo di formazione proprio come quelli dickensiani in cui l’eroe/l’eroina nel suo percorso crescono e raggiungono la piena maturità.

I due uomini inducono non poco in difficoltà il lettore.

Il signor Garland è educato, raffinato ed elegante. Uno che ha l’aria che neppure il vento potrebbe spettinare e i cui abiti nemmeno la volontà divina sarebbe in grado di stazzonare.

Anche il signor Henry Mead è affascinante seppur in maniera diversa. È cordiale, franco e allegro. Sta cerando di trovare la sua strada e, come ogni giovane, è assediato dalle incertezze e dalle delusioni dei mortali.

Chi dei due però è colui che davvero non nasconde inganni? E se entrambi non fossero ciò che sembrano? Le domande assillano il lettore fino alle pagine conclusive del romanzo.

Ciò che incanta più di ogni altra cosa in questo libro è che nulla può essere dato per scontato, e se vero che forse ad un certo punto si intuisce quale sia il segreto di Aurelia, fino all’ultimo non si ha mai alcuna certezza sui reali sentimenti e intenzioni dei due pretendenti di Amy.

“Amy Snow” è un romanzo assolutamente da leggere consigliato a tutti gli appassionati del romanzo vittoriano e ai lettori che hanno ormai consumato le pagine dei libri di Jane Austen in loro possesso, agli amanti del romanzo storico, agli appassionati della vecchia Inghilterra…

Un romanzo da leggere tutto d’un fiato che ci riporta indietro nel tempo e che ha la capacità di farci sognare come solo i grandi classici hanno saputo fare.







sabato 6 febbraio 2016

“L’innocente” di Alison Weir

L’INNOCENTE
di Alison Weir
SUPERBEAT
Lady Jane Grey (1537 – 1554) era la primogenita di Frances Brandon e di Henry Grey, duca di Suffolk.
Poiché Frances Brandon era figlia di Maria Tudor, sorella di Enrico VIII, Lady Jane Grey era a tutti gli effetti una discendente Tudor e, come tale, avente diritto alla corona.
Alla morte del cugino Edoardo VI, figlio di Enrico VIII, era quarta in linea di successione al trono, dopo le cugine Maria I ed Elisabetta I e dopo sua madre Frances Brandon, duchessa di Suffolk.

Novembre 1553: la sedicenne Jane Grey è rinchiusa nella Torre di Londra dopo il processo che ha decretato la sua condanna a morte per alto tradimento.
Alla morte di Edoardo VI, grazie alle manovre del duca di Northumberland, consigliere del re, Jane Gray viene dichiarata Regina D’Inghilterra, ma il suo regno ha vita brevissima, solo nove giorni, dal 10 al 19 luglio 1553.
Maria, che gode del favore popolare, è infatti subito dichiarata legittima sovrana e, salita al trono, fa imprigionare Jane Grey.

Alison Weir ha pubblicato 21 libri tra romanzi, biografie e saggi di argomento storico.

“L’innocente” è stato il suo romanzo d’esordio, il libro con cui per la prima volta l’autrice ha deciso di lasciarsi alla spalle la rigidità della disciplina storica e di far correre a briglia sciolta la propria fantasia.
Nonostante ciò però Alison Weir ha scelto di restare fedele alla realtà storica. I fatti e gli eventi di cui parla sono realmente accaduti e la maggior parte dei personaggi del romanzo sono realmente esistiti.
L’autrice è perciò ricorsa alla propria immaginazione esclusivamente per sopperire alla mancanza di testimonianze, là dove era necessario per rendere fluida la trama del romanzo.

“L’innocente” è un libro avvincente e scioccante al tempo stesso.
La vicenda di Lady Jane Grey, poi Lady Jane Dudley, non è molto conosciuta e questo romanzo ci regala proprio la possibilità di fare la conoscenza di un’eroina di altri tempi che seppe dimostrare una forza di carattere e un coraggio non comuni.

Il libro racconta la storia della vita di Jane Grey dalla sua nascita fino alla sua ingiusta e controversa morte.
Ci parla delle sue aspettative, delle sue paure e delle sue inclinazioni.
Ci racconta di una donna istruita e dedita allo studio, doti non comuni nelle donne dell’epoca; una personalità forte quella di Jane che, nonostante fosse condannata fin dalla nascita ad essere una pedina nello scacchiere politico dell’epoca, non smise mai di lottare per la propria libertà e per il proprio credo religioso, tentando fino all’ultimo di opporsi alla propria ascesa al trono che lei stessa riteneva illegittima.

Esiste un celebre quadro di Paul Delaroche (1797 – 1856)  “Il supplizio di Jane Grey” che rende perfettamente la scena della decapitazione descritta nel romanzo e della fermezza che la giovane donna seppe dimostrare fino all’ultimo istante della propria vita.

Frances Brandon e Henry Grey fin dalla nascita della piccola Jane, non riuscendo ad avere il tanto agognato erede maschio, avevano tramato nell’ombra al fine di raggiungere il potere attraverso la figlia.
E se in un primo momento avevano pur intravisto la possibilità del trono attraverso il matrimonio di Jane con l’erede di Enrico VIII, una volta compresa l’impossibilità di realizzare tale progetto, non avevano esitato ad abbracciare la rischiosa proposta di Northumberland di mettere Jane sul trono alla morte di Edoardo VI e lo avevano fatto senza farsi alcun scrupolo nei confronti della loro primogenita, tanto da sancire questa alleanza concedendo la sua  mano al viziato e piagnucoloso Guilford Dudley, figlio minore dello stesso Northumberland.

Alison Weir è riuscita a creare un affresco storico dell’epoca grandioso, la storia scorre veloce ed il lettore si trova coinvolto totalmente sin dalla prima pagina.

Ogni capitolo è affidato ai personaggi principali della storia che, in prima persona, raccontano gli avvenimenti a cui prendono parte, descrivendo così non solo l’avvicendarsi degli eventi, ma anche le loro emozioni, le previsioni e le aspettative nel succedersi degli eventi stessi.

L’autrice è riuscita ad entrare perfettamente nella mente dei propri personaggi, delineando delle figure credibilissime come la fiera e altera Francis Brandon, la dolce e protettiva balia Mrs Ellen, il subdolo Northumberland, il tanto affascinante quanto poco lungimirante Thomas Seymour, l’imprevedibile Elisabetta così simile al padre Enrico VIII, la triste e compassionevole Maria…

Le descrizioni sono talmente accurate che le figure dei protagonisti si stagliano nitide dinnanzi agli occhi del lettore, quasi che questi si trovasse di fronte ad uno schermo televisivo più che davanti alle pagine di un libro.

Il merito maggiore che va attribuito all’autrice è però quello di aver saputo raccontare magistralmente la vita di questa giovane eroina e dell’epoca in cui visse nel modo migliore possibile, senza trasformare la storia, come spesso accade, in un semplice romanzo rosa di ambientazione storica.

La storia della “Regina dei Nove Giorni” è una storia assolutamente da leggere.
Un libro imperdibile, una storia affascinante che spero presto un giorno possa essere portata sul grande schermo.






giovedì 10 dicembre 2015

“Miss Marple al Bertram Hotel” di Agatha Christie

AT BERTRAMS’ HOTEL
di Agatha Christie
HARPER
Qualche tempo fa lessi per la prima volta un libro di Agata Christie, il romanzo si intitolava “Giochi di prestigio” (titolo originale “They do it with mirrors”).

Nonostante io non sia un’appassiona di libri gialli, il romanzo mi aveva incuriosito abbastanza e mi ero quindi ripromessa di leggere, quanto prima possibile, un'altra opera di questa autrice.

La scelta alla fine è ricaduta su “Miss Marple al Bertram Hotel”, scelta ad essere sincera piuttosto casuale, essendo stata attratta più dalla copertina dell’edizione scelta che dal racconto in sé.

“Miss Marple al Bertram Hotel” (titolo originale dell’opera “At Bertrams’ Hotel”), fu pubblicato per la prima volta nel 1965.

Il libro, come “Giochi di prestigio” di cui vi avevo già parlato in un precedente post, appartiene alla serie di racconti che vedono come protagonista l’arguta e curiosa anziana Miss Marple.

Vi accenno brevemente alla trama, perché trattandosi di un poliziesco, non voglio assolutamente privarvi del piacere della lettura qualora decidiate un giorno di affrontarla.

Miss Marple riceve in regalo da una nipote una vacanza da trascorrere in un luogo a suo piacere.
L’anziana signora sceglie di trascorrerla a Londra e più precisamente al Bertram Hotel, dove aveva soggiornato quando era una ragazzina.

Stranamente, non solo dopo tanti anni l’hotel è ancora in piena attività, ma il tempo in questo angolo di Londra non sembra mai essere trascorso.
Tutto è esattamene come Miss Marple lo ricordava: l’arredamento è ancora in perfetto stile Edoardiano, il personale è efficiente, cortese ed elegante e gli ospiti sono tutti di alto lignaggio.

Mentre Scotland Yard è impegnato ad indagare su una serie di furti il cui numero è cresciuto in misura esponenziale negli ultimi tempi, Miss Marple si gode la sua meritata vacanza.

Poiché però nulla sfugge alla sagace Miss Marple, ben presto la donna si rende conto che quello a cui sta assistendo non è reale; il Bertram hotel nasconde dei misteri, nulla è come appare a prima vista.
Non è possibile far rivivere il passato e Miss Marple ne è pienamente consapevole.
Così la vivace ed intelligente signora osserva attentamente le persone che la circondano giorno dopo giorno e, sprofondata nelle comode poltrone dell’albergo, ascolta i loro discorsi e spia, indisturbata, i loro movimenti.

Personaggi principali della vicenda: 

Bess Sedgwick, una donna davvero fuori dal comune, con diversi matrimoni alle spalle, che ama vivere pericolosamente e ama gli sport estremi.
Ha una figlia ventenne di nome Elvira con la quale non ha contatti da quando questa era un bambina.
La donna ha scelto volontariamente di non partecipare alla vita della figlia: l'ha abbandonata all'età di due anni affidandone la cura al padre e, dopo la morte di questi, cercando dei tutori che se ne occupassero.

Elvira è una ricca ereditiera che a breve, ovvero al compimento del suo ventunesimo anno, potrà entrare in possesso della sua cospicua fortuna.

I soldi attirano spesso uomini poco raccomandabili e senza scrupoli, così ecco apparire sulla scena la classica canaglia: l’affascinante, tenebroso e pericoloso Ladislaus Malinowski.

“At Bertrams’ Hotel” è un romanzo piuttosto lento, la storia stenta a decollare ed è piuttosto confusa.

Affascinata dal personaggio di Miss Marple durante la lettura di “Giochi di prestigio” sono stata piuttosto delusa dal fatto che in questo romanzo il suo personaggio sia posto in secondo piano privilegiando altre figure.

Colui che conduce le indagini è l’ispettore Davy, personaggio a dire la verità molto ben riuscito, ma che mette troppo in ombra quello di Miss Marple, la quale ritorna al centro della scena solo al termine del libro aiutando l’ispettore stesso a tirare le fila delle indagini per chiudere il caso.

Il libro è ben scritto, le descrizioni sono accurate, i personaggi sono ben delineati, l’autrice è riuscita a creare la giusta suspense, ma nonostante questo la storia non riesce a convincere totalmente.

Ho trovato il finale per alcuni aspetti anche imprevedibile, ma comunque un po’ troppo stiracchiato.

Non ritengo “At Bertrams’ Hotel” uno dei migliori libri della Christie; ma essendo solo il secondo suo romanzo che leggo e, vista la vastità della sua produzione, credo che dovrò leggere ancora qualche suo libro per farmi un’idea più chiara delle sue opere, magari scegliendo la prossima volta qualche romanzo più conosciuto.

Ho letto entrambi i libri di Agatha Christie nella versione originale. Se volete migliorare il vostro inglese credo che i suoi libri siano perfetti allo scopo: accattivanti, non troppo lunghi ed scritti in modo chiaro e pulito.





sabato 22 agosto 2015

“Effie” di Suzanne Fagence Cooper

EFFIE
Storia di uno scandalo
di Suzanne Fagence Cooper
NERI POZZA
Il libro è stato pubblicato da Neri Pozza per la prima volta nel settembre 2012 con il titolo “Effie” e poi successivamente nel maggio 2015 la stessa casa editrice lo ha riproposto con una nuova veste grafica e con il titolo di “Effie Grey”. In entrambi i casi il sottotitolo era lo stesso: “Storia di uno scandalo”.

Mentre la prima copertina, tra l’altro secondo me molto più appropriata, riproduceva il quadro di John Everett Millais “Portrait of a girl – Sophy Grey” (1857), la successiva pubblicazione riportava invece un’immagine tratta dal’omonimo film.
Nel 2014, infatti, dal libro di Suzanne Fagence Cooper è stato tratto il film “Effie Gray” nel quale Dakota Fanning vestiva i panni di Effie.
Il film, almeno per quanto io sappia, non è mai arrivato sul grande schermo italiano nonostante più volte ne sia stata annunciata una sua imminente programmazione nelle nostre sale cinematografiche.

Suzanne Fagence Cooper è stata curatrice e ricercatrice presso il Victoria & Albert Museum di Londra per dodici anni. Ha studiato le collezioni vittoriane e l’arte preraffaellita, ed è autrice di diversi libri e saggi sull’argomento.

“A Model Wife” (titolo originale dell’opera) è un saggio molto ben documentato e dettagliato sulla vita di Effie Gray.
L’autrice ha attinto per scrivere questa splendida biografia ad una copiosa bibliografia e consultato il lavoro di Mary Lutyens che curò la pubblicazione delle lettere di Effie risalenti al periodo del matrimonio della donna con John Ruskin.
Inoltre, grazie alla generosità di Sir Geoffroy Millais, nel 2009 gli è stato concesso il privilegio di poter studiare e consultare per la prima volta le lettere di Effie da parte di suo padre, di sua madre, dei suoi figli e delle sue sorelle.
Inutile dire che questi documenti sono stati preziosi e fondamentali per portare alla luce la vera storia della donna che sposò in prime nozze un genio come John Ruskin ed in seconde nozze un affascinante e ribelle pittore quale John Everett Millais.

Effie Gray (1828 – 1897) aveva 19 anni quando sposò il grande e famoso critico d’arte John Ruskin.
Probabilmente Effie sposò Ruskin non per amore, ma piuttosto per ciò che egli avrebbe potuto offrirle ovvero una gratificante vita di società e forse anche perché attratta dall’idea di poter affiancarlo nei suoi studi e nelle sue ricerche.
L’unione si rivelò fin fa subito un totale fallimento. John Ruskin non volle mai consumare il matrimonio ed Effie si ritrovò allontanata dalla sua famiglia alla quale era particolarmente legata, detestata e avversata dai suoceri, respinta dal marito.
Nell’aprile del 1854 la venticinquenne Effie, con il sostegno dei genitori e consigliata da alcuni amici, decise di porre fine alla sua relazione malsana con Ruskin durata sei anni.
Portò la sua situazione in tribunale, si sottopose ad umilianti ma necessarie visite mediche, dovette affrontare penosi interrogatori, ma riuscì ad ottenere l’annullamento del suo matrimonio.
La donna si ritrovò libera di potersi rifare una vita e con la possibilità di poter avere finalmente una famiglia tutta sua.
Effie Grey divenne dopo qualche tempo Mrs Millais poiché sposo il pittore preraffaellita John Everett Millais che aveva conosciuto e del quale si era innamorata corrisposta quando ancora era la moglie di Ruskin.

La biografia scritta da Suzanne Fagence Cooper si legge tutto d’un fiato come uno splendido romanzo anche perché la vita di Effie Gray assomiglia davvero alla trama di un romanzo.

Il racconto della vita di Effie Gray non è solo la storia di una donna che ebbe il coraggio di sfidare la società dell’epoca rendendo pubblico il suo doloroso segreto, ma è anche la storia di uno dei più grandi artisti britannici dell’epoca, John Everett Millais.

La biografia di Effie è inoltre un viaggio nel mondo vittoriano che ci appare vivo, fresco e brillante attraverso le testimonianze dirette di coloro che vissero in quel periodo tra balli, teatri, mostre, cacce e viaggi attraverso l’Europa; tra le pagine del libro incontriamo la Regina Vittoria, Elizabeth Gaskell, Charles Dickens, Beatrix Potter e molti altri personaggi dell’epoca.
Un mondo che stava cambiando e del quale possiamo scorgere ogni minima trasformazione anche solo paragonando la gioventù e la vita di Effie a quella delle sue figlie, mutamenti che si possono osservare soprattutto nel delinearsi di un nuovo ruolo della donna nel corso degli anni.

L’immagine che Suzanne Fagence Cooper ci porge di Effie è quella di una donna forte che ha avuto il coraggio di combattere per la sua libertà, ma che ha anche dovuto pagarne un prezzo molto alto, infatti, se tanti le furono vicini altrettanti le girano le spalle disgustati dal suo comportamento svergognato.

Effie era una donna bellissima, elegante, intelligente e colta; ma aveva un forte temperamento e una perenne aria sfida nei confronti della vita, non sempre era facile relazionarsi con lei.
Aveva sposato in prime nozze Ruskin non per amore, ma per il rispetto che nutriva per la sua intelligenza e per la possibilità di una vita agiata e salottiera che questi avrebbe potuto offrirle.
Effie amava ricevere ed era una perfetta padrona di casa. Oltre ad essere un’abile intrattenitrice era particolarmente dotata nell’arte di tessere rapporti con le persone che contavano qualità che riuscì finalmente a mettere a frutto una volta divenuta Mrs Millais.

La Copper non esclude che forse la passione di Effie per Everett quando decise di accettarne la proposta di matrimonio si era ormai affievolita, forse anche in questo caso Effie era stata spinta ad abbandonare il suo stato di donna libera perché aveva intravisto nel giovane pittore una nuova possibilità di ritornare in società, ritorno che comunque non volle fare subito dopo le nozze.
Resta comunque il fatto che il matrimonio durò più di quarant’anni. La loro fu unione solida, basata sulla complicità e sulla cooperazione. Un’unione benedetta inoltre dalla nascita di numerosi figli.

Qualcuno accusò Effie di essere stata la causa per cui John Everett Millais abbandonò i suoi principi preraffaelliti in cambio di facili guadagni.
Indubbiamente lo stile di Everett negli anni successivi al matrimonio cambio e il ritmo della produzione aumentò. Indubbiamente su questo poterono influire la necessità di dover mantenere una famiglia che con il tempo diveniva sempre più numerosa.  
Ma a difesa di Effie va detto che, come ci fa notare la Cooper, “Everett aveva sempre evitato le trappole convenzionali di uno stile di vita artistico; non aveva mai indossato l’uniforme bohémiene che prevedeva cravatta svolazzante, colletto aperto e giacca di velluto” e mentre gli altri preraffaelliti sostenevano di non ambire alla popolarità, Everett era ben contento di vendere i suoi quadri e di vederli riprodotti sulle riviste”.
Nel 1885 la Regina Vittoria nominò Everett baronetto, un onore senza precedenti per un artista.
Il 20 febbraio 1896 John Everett Millais fu eletto presidente dell’Accademy, ricevendo così l’onore più alto che il mondo dell’arte potesse offrirgli.

Avete presente il detto attribuito a Virginia Woolf che “dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”? Effie Gray può essere annoverata tra quelle grandi donne.
Tra loro mi viene spontaneo citarne altre due dalle quali sono sempre stata particolarmente affascinata: Mary Shelley compagna e poi moglie del poeta Percy Bysshe Shelley e Lady Emma Hamilton amante e compagna del grande Lord Nelson.

A chi consigliare la lettura di “Effie. Storia di uno scandalo”?  A chi ama l’epoca vittoriana, la pittura preraffaellita, le grandi storie romantiche o anche semplicemente a tutti coloro che amano le buone letture.