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domenica 22 marzo 2015

“Gli innamorati di Sylvia” di Elizabeth Gaskell

GLI INNAMORATI DI SYLVIA
di Elizabeth Gaskell
JO MARCH 
Nel 1859 l’autrice trascorse una quindicina di giorni in vacanza a Whitby, una cittadina sulle coste dello Yorkshire. In questa nebbiosa località ebbe la possibilità di fare delle ricerche non solo sulle baleniere, ma anche sulle press gang ovvero le bande di arruolamento che forzosamente arruolavano marinai per la flotta britannica impegnata nella guerra contro la Francia.

“Gli innamorati di Sylvia” è ambientato negli anni delle guerre napoleoniche a Monkshaven, nome di pura invenzione letteraria, ma la cui descrizione del luogo corrisponde perfettamente alla località visitata dalla Gaskell ovvero una cittadina di mare dotata di un piccolo porto, caratterizzata da coste spazzate dal vento e da brughiere alle spalle del centro abitato.

Protagonista della storia è la bellissima Sylvia Robson, una ragazza che proprio per la sua avvenenza suscita nei suoi concittadini sentimenti e impressioni contrastanti.
Gli abitanti del luogo, infatti, si dividono tra coloro che, totalmente soggiogati dalla sua avvenenza, la ritengono una giovane virtuosa, simpatica e dolce e chi, forse anche un po’ roso dall’invidia, ritiene che, bellezza a parte, Sylvia sia in realtà semplicemente una ragazzina viziata e superba.
La verità come sempre sta nel giusto mezzo, la giovane, figlia unica adorata dai genitori, in realtà è sì una ragazzina viziata e a volte capricciosa, ma è anche una ragazzina gentile e di buon cuore.

La vicenda raccontata da Elizabeth Gaskell è in breve la storia di Sylvia e dei suoi due innamorati: il giovane e avvenente, nonché coraggioso e virile ramponiere Charley Kinraid e il cugino di Sylvia, il tranquillo e misurato Philip Hepburn, che lavora come commesso in un negozio di tessuti.

Ovviamente lo spirito ribelle e sbarazzino di Sylvia fanno sì che ella ricambi appassionatamente l’amore di Charley mentre Philip non riesce a darsi pace al pensiero di dover rinunciare per sempre alla cugina.

Quando Kinraid viene rapito dalla press gang, Philip unico testimone del fatto, non consegna il messaggio del rivale all’amata e, lasciandole credere che Charley sia morto affogato, cerca di prendere il suo posto nel cuore di Sylvia.

Gli eventi precipitano, il padre di Sylvia viene condannato per tradimento e impiccato, il lutto per il marito fa perdere la ragione alla signora Robson e Sylvia, trovandosi sola con una madre invalida, senza più punti di riferimento, decide che per il bene di tutti è giunto il momento che lei accetti di sposare quel cugino che fino a poco tempo prima aveva tanto disprezzato, ma che le è stato così vicino nel momento del bisogno.

Sylvia non riuscirà mai a dimenticare il suo primo e unico amore e inevitabilmente giungerà il giorno in cui Charley Kinraid farà ritorno a Monkshaven e allora…

“Gli amanti di Sylvia” non ha avuto particolare successo quando fu pubblicato, la stessa autrice definì il romanzo come la storia più triste che avesse mai scritto.

Il romanzo per nulla breve (569 pagine) è molto descrittivo e per questo forse non totalmente scorrevole, ma ad Elizabeth Gaskell va però riconosciuta una magistrale capacità nel riuscire a descrivere minuziosamente i paesaggi oltre ad una grande abilità nell’indagare profondamente gli animi dei suoi personaggi.

Sylvia e Philip crescono pagina dopo pagina e, col passare degli anni, mutano i loro animi e i loro caratteri. Ed è proprio questo mutare di sentimenti, di capacità di sentire, di relazionarsi gli uni con gli altri che la Gaskell è bravissima a descrivere.

Tutto questo fa sì che nel lettore l’impressione ricevuta da ogni personaggio non resti fissa ed immobile per tutta la storia, ma anzi vari insieme ad essa.
I personaggi riescono a stabile un’empatia con il lettore passatemi il termine “intermittente” ovvero a secondo del momento il lettore è portato a simpatizzare per un personaggio salvo poi trovarsi ad accordare la propria simpatia ad un altro, proprio perché l’evolversi della storia e il mutare dei sentimenti dei protagonisti lo coinvolgono al punto da renderlo totalmente partecipe del loro sentire.

Personalmente all’inizio ho detestato Philip, ma poi nonostante il pessimo comportamento da questi tenuto, ci sono stati momenti in cui sono riuscita a comprenderlo e perfino a scusarlo per il suo agire nonostante il suo essere meschino.

Sono stata forse meno clemente nei confronti di Sylvia, perché al di là delle disgrazie accadute, disgrazie che certamente avrebbero indebolito la forza di volontà di chiunque, non sono comunque mai riuscita a perdonarle una certa debolezza di carattere nel lasciarsi comandare dagli eventi e quel suo cercare di addossare ad altri colpe che in parte erano solo sue proprie.

Un personaggio che ho apprezzato invece moltissimo perché ritengo sia a tutti gli effetti il personaggio “romantico” per eccellenza, è quello di Hester, la donna innamorata da sempre di Philip e da questi considerata semplicemente una sorella.
E’ lei la vera eroina che per amore ha saputo piegarsi ed accettare il suo triste destino, mantenendo inalterati nel tempo i suoi sentimenti per l’uomo amato, senza mai tirarsi indietro davanti alle sue richieste per quanto dolorose per lei potessero essere.

“Gli innamorati di Sylvia” è edito da Jo March Agenzia Letteraria e per la precisione è la sesta uscita della collana “Atlantide” con la quale la casa editrice si ripropone di riscoprire capolavori dimenticati della letteratura.

Assolutamente da leggere l’introduzione di Francesco Marroni intitolata: “Scene da una tragedia domestica. Note per una lettura di Sylvia’s Lovers”.

Il volume inoltre, come tutti i libri della stessa collana, è corredato da interessanti ed esaustive note a piè di pagina.

A chi consiglierei la lettura del romanzo? Ovviamente a tutti gli appassionati di Elizabeth Gaskell e del romanzo vittoriano.

Se ancora non l'avete letto, vi ricordo un altro libro di Elizabeth Gaskell sempre edito da Jo March Agenzia Letteraria ovvero "Nord e Sud".
Infatti, per quanto io abbia apprezzato la lettura de “Gli innamorati di Sylvia”, “Nord e Sud” resterà sempre il mio romanzo preferito di questa straordinaria autrice.



venerdì 27 dicembre 2013

“Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” di Carlo Patriarca

IL CAMPO DI BATTAGLIA
E’ IL CUORE DEGLI UOMINI
di Carlo Patriarca
NERI POZZA
Primo romanzo di Carlo Patriarca, “Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” è un romanzo storico ambientato durante le guerre napoleoniche e più precisamente durante le campagne d’Italia e d’Egitto.

Etienne e Raymond si sono conosciuti all’École militaire di Bordeaux dove hanno stretto una profonda amicizia. 
Entrambi si ritrovano nella piana di Albenga tra le file dell’Armata d’Italia, il primo come medico militare e il secondo in qualità di ufficiale, dopo aver svolto un delicato incarico a Milano per relazionare Parigi sullo stato della guarnigione austriaca.
Proprio nel capoluogo lombardo Raymond ha conosciuto Costanza Melzi d’Eril, moglie di un uomo molto legato al governo austriaco.
A dispetto della guerra e del momento storico in cui tirannia e libertà si intrecciano e si confondono, Raymond, uomo audace ed irruento, si innamora perdutamente di Costanza e rende partecipe dei suoi sentimenti nonché della storia d’amore e di passione vissuta con la donna proprio il suo fedele amico Etienne.
Etienne, uomo di scienza riflessivo e prudente, incontra un giorno Costanza e innamoratosene anch’egli commette l’imprudenza di scambiare con la donna diversi messaggi e trascorre una giornata con lei nel suo rifugio a Bellagio sul lago di Como.
L’amicizia tra i due uomini naufragherà irrimediabilmente nel momento in cui Raymond verrà a conoscenza dell’imprudenza commessa da Etienne che verrà sfidato a duello dall’amico il quale, roso dalla gelosia, vorrà a tutti i costi soddisfazione per l’oltraggio ricevuto.

Il libro di Carlo Patriarca è una storia in cui a dominare la battaglia, come dice il titolo stesso, sono i sentimenti: la passione, l’amore, la gelosia e l’amicizia.
Un libro interessante e ben scritto, coinvolgente e storicamente valido nonostante l’autore, come per sua stessa ammissione, si sia preso qualche libertà anticipando o posticipando alcuni eventi per collocare meglio i personaggi reali e di fantasia all’interno del romanzo.
Le pagine sulla campagna d’Italia sono appassionanti e ancora più avvincenti lo sono quelle sulla campagna d’Egitto.
Magnifica la presentazione di Napoleone Bonaparte, uomo dispotico e umorale ma allo stesso tempo carismatico ed attraente. La sua personalità viene descritta in modo magistrale così come sono indagati in modo perfettamente dettagliato i sentimenti che egli suscita nel prossimo che sia questi un soldato, un medico, un ufficiale o semplicemente una persona comune.

“Il campo di battaglia è il cuore degli uomini” è un romanzo dalla trama avvincente così come sono affascinanti i protagonisti della sua storia: Etienne e Raymond, due uomini così diversi tra loro eppure entrambi vittime della stessa passione.

Carlo Patriarca ha dimostrato con questa sua prima opera di possedere un grande talento riuscendo a conciliare romanzo storico e temi propri della letteratura e del pensiero filosofico anche attraverso numerosi richiami all’opera di Montaigne.



sabato 12 maggio 2012

“England expects that every man will do his duty” Horatio Nelson (1758 – 1805)


Horatio Nelson, l’ammiraglio britannico più famoso di tutti i tempi, nasce nel 1758 a Burnham Thorpe nel Norfolk.  Figlio di un uomo di chiesa, il reverendo Edmund Nelson, e della pronipote di Sir Walpole (primo ministro del parlamento), sesto di undici figli, perde la madre a soli nove anni e, dopo aver frequentato la scuola, all’età 12 anni entra nella marina reale inglese.
Prestando servizio nelle Indie Occidentali, nel Mar Baltico e in Canada, viene nominato capitano e nel 1878 sposa Frances Nisbet.
Tornato in patria, vi trascorre un tempo per lui interminabile (cinque anni) a mezza paga, senza vedere il mare, in preda allo sconforto ed alla frustrazione.
Quando nel 1793 l’Inghilterra entra in guerra contro la Francia Rivoluzionaria, Nelson ottenuto il comando del vascello Agamemnon, combatte nel Mediterraneo, dove nella battaglia di Calvi, perde la vista dell’occhio destro.
Il 14 febbraio 1797, contravvenendo agli ordini del suo superiore e mostrando tutta la sua audacia al limite dell’insubordinazione, chiude il passaggio alla flotta spagnola e attacca due navi nemiche, divenendo il principale artefice della vittoria della Royal Navy nella battaglia di Cape St. Vincent.
Nominato commodoro, una carica che, di fatto, ha le stesse responsabilità di ammiraglio, mentre partecipa alla battaglia di Santa Cruz (1797) per la conquista di Tenerife, viene colpito al braccio destro e, complici le poco evolute arti mediche del tempo, subisce l’amputazione dell’arto.
Horatio Nelson, nonostante l’incidente, continua a guidare con coraggio e intraprendenza le sue navi e nel 1798 ottiene un’altra grande vittoria sui Francesi nella famosa battaglia del Nilo, meglio conosciuta come la battaglia di Abukir che gli permette di essere nominato “Barone del Nilo”.
Giunto in seguito a Napoli, si impegna a proteggere la famiglia reale di Re Ferdinando IV di Borbone e della Regina Maria Carolina dall’invasione francese e, proprio in questa città, si innamora di Emma Hamilton, giovane moglie dell’ambasciatore inglese, la quale diviene ben presto la sua amante e dalla quale ha una figlia, Horatia.
Nel 1799 partecipa alla riconquista di Napoli dopo il periodo repubblicano e viene nominato Duca di Bronte. A causa di alcuni problemi legati alla sua condotta professionale nel ruolo svolto nella violenta repressione e nella condanna a morte dell’ammiraglio Caracciolo, viene richiamato in patria dove l’Ammiragliato, anche con l’intenzione di allontanarlo da Lady Hamilton, decide di affidargli nuovi incarichi.
Partecipa nel 1801 alla battaglia di Copenhagen diventando il protagonista del terribile bombardamento della città.
La battaglia per la quale Nelson verrà ricordato in eterno resta però la gloriosa battaglia di Trafalgar (21 ottobre 1805); proprio grazie a questo successo, infatti, l’Inghilterra riesce scongiurare un’imminente invasione dell’esercito napoleonico.
HMS Victory
Nelson fa issare sull’albero maestro la famosa frase “England expects that every man will do his duty” (L’Inghilterra si aspetta che ognuno compia il suo dovere) e porta alla vittoria la flotta inglese, chiudendo così in maniera definitiva il duello anglo-francese per il controllo dei mari e degli oceani.
Durante la battaglia un proiettile ferisce Nelson alla spalla sinistra procurandogli una perforazione polmonare e raggiungendo la colonna vertebrale. L’ammiraglio resta cosciente ancora per quattro ore prima di morire, riuscendo così ad assistere al trionfo inglese.
Il suo corpo non viene seppellito in mare, come avveniva per tutti coloro che morivano all’epoca su una nave, ma viene trasportato in patria immerso nel rum, in modo che l’alcool ne consenta la conservazione fino al funerale che sarà celebrato in maniera solenne e grandiosa. La tomba di Nelson si trova a St Paul’s Cathedral a Londra.

Questa a grandi linee è la biografia di Horatio Nelson, un eroe indomito, coraggioso e al tempo stesso contradditorio; un personaggio che mi ha sempre affascinato per la sua vita avventurosa e romantica, per il suo amore appassionato per una donna famosa all’epoca per la sua bellezza e per la morte precoce che lo colse proprio all’apice del suo successo.
Questa mia passione per Nelson e per la storia della Royal Navy all’epoca delle guerre napoleoniche, mi ha portato a leggere diversi libri sul tema. Ecco qualche lettura consigliata per chi volesse approfondire l’argomento:

“Nelson. L’uomo che sconfisse Napoleone” (di Terry Coleman – Mondadori)
Una biografia nella quale viene evidenziato il genio militare di Nelson, il suo patriottismo, ma senza dimenticare di evidenziare anche le caratteristiche dell’uomo, una figura piena di contrasti, eroico ma anche ossessionato di raggiungere la gloria, geniale e meschino nello stesso tempo.







“Nelson e noi” (di Alberto Cavanna e Furio Ciciliot – Mursia)
Il saggio ripercorre gli esordi navali del giovane Nelson, raccontandoci il suo periodo italiano e più precisamente quello ligure (il battesimo del fuoco di fronte a Capo Noli, l'inseguimento per tutta la Riviera di contrabbandieri genovesi e francesi e le spericolate azioni ad Alassio, Laigueglia, Vado e Voltri).







“Il tenente di Nelson” (di George Samuel Parsons – Effemme)
George Samuel Parsons è un ufficiale che combatté e prestò servizio sotto Lord Nelson e ci offre quindi l’eccezione testimonianza degli avvenimenti di cui fu spettatore. Le sue memorie furono pubblicate per la prima volta a puntate tra il 1837 e il 1840 sul Metropolitan Magazine ed in seguito, nel 1843, furono raccolte e pubblicate in un unico volume.







“Il capitano Nelson” (di Martino Sacchi – Magenes)
Nel libro vengono raccontati due anni, a partire dal 21 ottobre 1793, della vita di Horatio Nelson, quando ancora era un semplice capitano di vascello al comando dell’Agamemnon. Basandosi su diari, lettere e rapporti ufficiali, che vengono spesso citati nelle pagine di questo saggio, l’autore ricostruisce i fatti svoltisi 12 anni prima della battaglia di Trafalgar.






“Trafalgar. La battaglia che fermò Napoleone” (di Marco Zatterin – Rizzoli)
Il libro è una delle tante opere che sono state scritte e pubblicate nel 2005 sulla scia dei festeggiamenti per il duecentesimo anniversario della celebre battaglia di Trafalgar.
Come si intuisce dal titolo stesso, Zatterin ricostruisce con dovizia di particolari la battaglia, raccontandola minuto per minuto e riportando l’attenzione anche sui personaggi minori, quali marinai e fanti, che normalmente vengono dimenticati dalla storia fatta solo di ammiragli ed alti ufficiali.








"Lady Hamilton” (di Gilbert Sinouè – Neri Pozza)
A metà tra romanzo storico e biografia, il libro racconta la vita della donna che affascino Nelson e scandalizzò la buona società londinese diventandone l’amante. Fantasia e verità si fondono insieme regalandoci una storia appassionante, una biografia romanzata di scorrevole lettura.
Le pagine in cui vengono ricostruite le vicende della rivolta di Napoli sono molto dettagliate ed accurate.






Per chi volesse invece leggere qualche romanzo ambientato al tempo delle guerre napoleoniche e al quale facciano da sfondo i combattimenti della flotta anglo-fracese consiglio due scrittori in particolare:

C.S. Forester scrittore inglese (1899 – 1966) autore, oltre che di numerosi romanzi di avventure, dei libri dedicati a uno dei miei personaggi di fantasia preferiti: Horatio Hornblower, un antieroe ostinato, taciturno, a disagio in società ma imbattibile al comando della sua nave.
Alcuni definiscono le sue imprese come la più grande epopea che sia mai stata scritta sulla guerra sui mari ed io non posso che essere d’accordo.
Purtroppo non tutti i libri sono reperibili in traduzione italiana e credo che alcuni non siano stati più ristampati essendo pertanto irreperibili.
Sono disponibili comunque nell’edizione BUR Narrativa i seguenti tre volumi (una volta raccolti anche in un unico cofanetto):
Guardiamarina e tenente Hornblower
Le avventure del capitano Hornblower
Commodoro e Lord Hornblower
Il personaggio di Hornblower fu interpretato da Gregory Peck nel film “Le avventure del cap. Hornblower” (1951) di Raoul Walch
Da questa saga inoltre è stata tratta anche una bellissima serie TV in otto episodi, diretti da Andrew Grieve tra il 1998 e il 2003, ed interpretati da Ioan Gruffudd.

Patrick O’Brian, pseudonimo di Richard Patrick Russ (1914 – 2000) è scrittore, saggista e traduttore. Autore di vari romanzi, deve però la sua fama alla saga incentrata sui personaggi del Capitano Jack Aubrey e del suo amico fraterno ed inseparabile compagno, il dottor Stephen Maturin (naturalista ed agente segreto). Sono in totale 21 libri, di cui l’ultimo conclusivo purtroppo è incompiuto. I romanzi sono caratterizzati da un’alta qualità delle ricerche storiche effettuate da O’Brian, un’accurata esposizione delle complesse manovre navali e dalla dettagliata descrizione della società, della marina e della vita in genere dell’epoca.
Da questi romanzi nel 2003 è stato tratto un film “Master and Commander. Sfida ai confini del mare” diretto da Peter Weir e nel quale il ruolo di Jack Aubrey è stato affidato a Russel Crowe. Il film fu candidato a 10 premi Oscar e ne vinse due tra cui quello per la miglior fotografia.