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mercoledì 7 giugno 2023

“Oscura e celeste” di Marco Malvaldi

Potrei dire di aver scelto questo libro perché attratta dall’affascinante figura di Galileo Galilei oppure, più semplicemente, perché non sono solita rinunciare a leggere un romanzo ambientato a Firenze, tanto più se tra i personaggi appare un esponente della famiglia Medici, ma la verità è che quello che mi ha spinto ad acquistare questo libro è stata la bellezza della copertina.

Non è una cosa così singolare, a tutti noi capita talvolta di scegliere un libro per la sua copertina, però mi ha fatto sorridere che l’autore giochi con l’idea che qualcosa di simile potesse essere accaduta anche ad Urbano VIII con “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” di Galileo Galilei.

La storia è ambientata nel 1631. A Firenze la peste imperversa e il Granduca Ferdinando II cerca di difendersi come meglio può dalle assillanti richieste, dai continui suggerimenti e dai numerosi rimedi di cui gli esponenti del clero sembrano essere terribilmente provvisti.

Galileo è prossimo a dare alle stampe la sua opera che, sotto forma di dialogo e scritta in volgare, renderebbe accessibile a tutti la teoria per cui è il Sole ad essere al centro dell’universo e non la Terra. Lo scienziato si è da poco trasferito a Villa il Gioiello vicino al convento di San Matteo ad Arcetri, poco distante da Firenze.

Nel convento si trovano le sue due figlie: Suor Maria Celeste, al secolo Virginia, e Suor Arcangela, al secolo Livia. Suor Maria Celeste, la maggiore, è molto legata al padre ed è a lei che Galileo affida i suoi scritti per essere trascritti in bella copia poiché altrimenti risulterebbero incomprensibili a tutti anche al tipografo.

In convento accade una terribile disgrazia e Galileo Galilei si ritroverà coinvolto in prima persona, suo malgrado, in una propria e vera corsa contro il tempo per cercare di risolvere il mistero.

Il romanzo è preceduto, come si trattasse di un testo teatrale, da alcune pagine in cui vengono presentati i protagonisti della storia. I personaggi, quasi tutti realmente esistiti, sono descritti minuziosamente e appaiono talmente ben caratterizzati che al lettore sembra davvero di conoscerli tutti di persona.

Il Granduca Ferdinando II de' Medici è una figura intrigante. È abilissimo a gestire i problemi scaricando quelli più scottanti sui suoi sottoposti così da potersi prendere il giusto tempo per esaminare le situazioni. Una volta presa, però, la sua decisione sarà legge e non dovrà essere messa in discussione da nessuno. Nell’insieme un sovrano illuminato, vicino ai suoi sudditi, che non manca di visitare gli infermi nei lazzaretti e confortare i parenti dei defunti.

Galileo Galilei è un uomo di scienza, ma anche un personaggio che ama la buona tavola e il vino. Talvolta sembra perdersi nel suo mondo inseguendo qualcosa di indefinito, ma improvvisamente ritorna in sé con la giusta illuminazione. Molto legato alle figlie, non è privo di dubbi e rimorsi per aver scelto per loro la via del convento. Bisogna dire però, a sua discolpa, che nel Seicento, per delle fanciulle senza dote, il convento era l’unico luogo sicuro dove vivere e soprattutto dove poter studiare.

Suor Maria Celeste e Suor Arcangela non potrebbero avere caratteri più diversi; tanto dolce, remissiva e posata Virginia, quanto focosa e intemperante Livia. Inutile dire che inevitabilmente Suor Arcangela, nonostante i suoi modi bruschi e poco ortodossi, o forse proprio per questi, riuscirà ad entrare nelle simpatie del lettore quanto se non più della sorella stessa.

Il racconto all’inizio è forse un po’ lento. Le teorie e gli stralci dei documenti riportati necessitano infatti un po’ di impegno da parte del lettore, ma sono passi imprescindibili per calarsi nel giusto clima narrativo. Superate le prime pagine il racconto prende ritmo e ci si trova piacevolmente coinvolti dal dipanarsi degli eventi. Impossibile non sviluppare empatia nei confronti di molti dei personaggi della storia.

Ironico e divertente Marco Malvaldi sa davvero come catturare l’attenzione del lettore e tenerlo incollato alle pagine.

È vero che un libro non deve mai essere giudicato dalla copertina, ma in questo specifico caso, la copertina è decisamente all’altezza del libro. Divertente, spiritoso e illuminate.




sabato 31 luglio 2021

“La profezia delle pagine perdute” di Marcello Simoni

Il mercante Ignazio da Toledo è morto, o almeno così pensano tutti, dopo aver sottratto all’astrologus personale dell’Imperatore Federico II di Svevia Il Merlino, una raccolta di profezie attribuite al leggendario personaggio.

Michele Scoto, magister della Corte di Sicilia, vuole recuperare il manoscritto che gli è stato rubato e per farlo è disposto a tutto. L’unico in grado di potergli garantire un valido aiuto è però il figlio del mercante, Uberto Alvarez. Così, pur di assicurarsi la sua collaborazione, non esita a farne rapire la moglie e la figlia.

In realtà Moira e la piccola Sancha sono all’oscuro di quel che sta accadendo intorno a loro anche perché vengono trattate da Michele Scoto più come due gradite ospiti che come due prigioniere.

Uberto, nel frattempo, si rende conto che non solo lo Scoto è interessato a quel libro. Sulle tracce del prezioso manoscritto ci sono infatti in gioco numerose forze ben più pericolose del magister tra cui la terribile Saint-Vehme ossia il tribunale segreto, la loggia dei sicari che nascondono i loro volti dietro a delle maschere.

A questo punto è evidente che la protezione che Michele Scoto è in grado di offrire alla famiglia di Uberto è ormai di vitale importanza.

“La profezia delle pagine perdute” è il quinto libro della saga dedicata alla figura di Ignazio da Toledo nata dalla penna di Marcello Simoni.

Non esistono difficoltà oggettive nel leggere questo romanzo senza aver letto i precedenti volumi, ma credo che leggerli in ordine cronologico renderebbe senza dubbio più agevole la comprensione della storia nel suo insieme.

Infatti, se è vero che non ci sono problemi a seguire lo svolgersi della trama, resta un po’ più difficile mettere a fuoco i rapporti che legano tra loro i vari personaggi.

Un esempio su tutti è il rapporto tra il padre Ignazio e il figlio Uberto. Leggendo il racconto si percepisce che nel passato tra i due ci sono state divergenze e incomprensioni, ma non si hanno sufficienti elementi per comprenderne né la ragione né l’entità.

I personaggi sono molto numerosi e ben cateterizzati, ma tra loro affiorano spesso figure del passato per le quali vale lo stesso discorso di cui sopra.

La trama corre su due binari paralleli: da una parte abbiamo la storia di Uberto e della ricerca del manoscritto, dall’altra quella di Ignazio che, lungi dall’essere veramente morto, in compagnia del pirata Antar che lo ha fatto prigioniero rincorre il sogno di ritrovare l’Arca dell’Alleanza trafugata dalla Regina di Saba a Re Salomone.

Il personaggio che mi ha affascinata di più è senza dubbio quello di Michele Scoto. Una figura misteriosa capace di incutere rispetto e timore, ma che nasconde allo stesso tempo anche quel lato umano che non ti aspetteresti. Senza dubbio un personaggio presente anche nei romanzi precedenti e del quale mi sarebbe piaciuto poter avere qualche riferimento in più soprattutto riguardo ai suoi legami con il mondo della negromanzia e dei culti druidici.

Il romanzo di Marcello Simoni è un giallo molto ben costruito, ricco di colpi di scena; la scrittura scorrevole rende la lettura molto piacevole.

Esiste un finale anche se piuttosto aperto per cui non ci resta che attendere la prossima uscita e magari nel frattempo sfruttare il tempo per recuperare i quattro volumi precedenti.




lunedì 3 agosto 2020

“Le ceneri di Londra” di Andrew Taylor

Londra è assediata dalle fiamme.

L’incendio, divampato il 2 settembre del 1666 nella bottega di un fornaio, si è propagato per tutta la città devastandola in modo impressionante.

Le fiamme hanno raggiunto anche la cattedrale di St. Paul; il luogo di culto, fino a questo momento considerato invulnerabile, sta invece ora crollando come qualunque altro edificio dinnanzi allo sguardo attonito dei londinesi.

Catherine Lovett è preoccupata che suo padre possa trovarsi all’interno della chiesa e, incurante del pericolo, tenta di lanciarsi all’interno dell’edificio in fiamme.

A bloccarla è il giovane James Marwood che, grazie ai suoi pronti riflessi, impedisce alla donna di andare incontro a morte certa.

Catherine, invece di ringraziarlo per averla salvata, per divincolarsi dalla sua presa, lo morde violentemente a un dito e fugge via portando con sé il logoro mantello del giovane.

Facciamo così la conoscenza dei due protagonisti del romanzo, ma per comprendere meglio il successivo svolgersi degli eventi, occorre fare un piccolo passo indietro.

Nel 1660 Carlo II d’Inghilterra era riuscito a riconquistare il trono dopo la morte di Oliver Cromwell avvenuta nel 1658.

Nella violenta guerra civile che aveva portato Cromwell al potere molti erano periti e Carlo I, il  padre dell’attuale re, era stato giustiziato.

Carlo II, per mostrarsi un monarca clemente, aveva graziato tutti coloro che avevano tramato contro la Corona, ma non aveva perdonato i regicidi che erano stati invece tutti condannati a morte.

Qualcuno di loro però era riuscito a fuggire; Catherine Lovett è figlia di uno di questi fuggitivi.

Tom Lovett è un esponente della Quinta Monarchia, ovvero di coloro che auspicano l’avvento del regno dell’unico vero re, Cristo Re.

Dopo la fuga del padre la ragazza è stata prima ospitata da una zia e, alla morte di questa, si è trasferita a Barnabas Place presso il fratello della madre, Henry Alderley, un orefice che vanta una cospicua ricchezza oltre a notevoli influenze e conoscenze tra le alte sfere del potere politico.

Per desiderio di Alderley, Catherine è stata promessa a Sir Denzil Croughton, un nobile dall’aspetto piuttosto viscido e a corto di quattrini.

Inutile dire che Catherine non è per nulla intenzionata a diventare la vittima sacrificale sull’altare delle ambizioni dello zio.

Così, quando un evento fa precipitare la situazione, Catherine non si lascia intimidire dalle circostanze e fugge il più lontano possibile dallo zio Alderley, dalla zia Olivia e dal cugino Edward.

James Marwood è anch'egli figlio di un sostenitore della Quinta Monarchia condannato al carcere per essere stato trovato in possesso di documenti compromettenti.

Dopo cinque anni di prigione l’anziano è ormai l’ombra di se stesso e mostra seri segni di squilibrio mentale.

James è riuscito dopo numerosi appelli ad ottenere la libertà per il padre, ma in cambio ha dovuto accettare un lavoro come assistente e spia di Messer Williamson, il direttore della London Gazette .

All’interno della cattedrale di St. Paul viene ritrovato un cadavere. 

Vista la situazione non ci sarebbe nulla di straordinario in un tale rinvenimento, se non fosse che l’uomo risulta essere stato assassinato prima del crollo.

Il corpo infatti presenta sulla nuca il segno di una puntura, fatta probabilmente per mezzo di un lungo ago, ha le braccia ripiegate dietro la schiena e i pollici legati insieme con un pezzo di corda.

Inizia così, tra false piste e indizi fuorvianti, una serrata caccia all’assassino. 

Il caso, già all’apparenza non di facile soluzione, si complicherà ulteriormente quando James dovrà fare i conti con numerosi segreti, intrighi politici e misteriose figure che riemergono pian piano da un oscuro passato.

Sulla base delle vicende storiche ben documentate, come l’incendio di Londra e la ricostruzione della città, a cui presero parte personaggi realmente esistiti come l’architetto Wren, Andrew Taylor costruisce l’articolata trama del suo romanzo.

“Le ceneri di Londra” è un romanzo che presenta numerosi personaggi ognuno dei quali gioca un ruolo fondamentale nell’intreccio narrativo.

Non nascondo che all’inizio si fa un po’ fatica ad entrare nel complesso ingranaggio della trama dai molteplici fili narrativi, ma dopo i primi capitoli il racconto diviene più accessibile e ci si può abbandonare al ritmo incalzante della narrazione.

Entrambi i protagonisti riescono a creare un rapporto empatico con il lettore, ma forse James Marwood è quello che tra i due riscuote più simpatia.

Catherine viene descritta come una giovane strana e bisognosa di protezione, ma nonostante gli eventi di cui è vittima, resta sempre presente a se stessa e, contrariamente all’apparenza, si dimostra ben determinata nel voler scegliere la propria strada.

James Marwood è quello che si muove sul terreno più insidioso, spesso in bilico nel dover scegliere tra l’essere leale verso la Corona o verso il padre. È un giovane sensibile, sempre pronto ad aiutare il prossimo, dotato di un forte senso del dovere, ma anche molto perspicace, intelligente e acuto, doti fondamentali per il lavoro che deve svolgere.

“Le ceneri di Londra” è un romanzo storico coinvolgente e ricco di colpi di scena; un libro dalla trama complessa e dalla varietà di personaggi in grado di soddisfare anche il più esigente lettore appassionato del genere.

 

 


mercoledì 8 luglio 2020

“Il libro dei sette sigilli” di Barbare Bellomo


IL LIBRO DEI SETTE SIGILLI
di
Barbara Bellomo
SALANI
Margherita Mori è una scrittrice divulgativa, una studiosa di storia e archeologia.

Un giorno si imbatte in un manoscritto redatto nel diciassettesimo secolo da Haley McGrath, priore di una confraternita di Dublino.

Tale manoscritto narra la storia di un libro profetico trovato da una bambina di nome Aicha nel 1191 nel deserto nella Giudea e più precisamente tra le rovine della città di Masala.

Il libro, un piccolo volume dalle pagine di ferro e dalle dimensioni di una mano, conterrebbe le profezie della profetessa Anna, vissuta al tempo di Cristo e ricordata nel Vangelo secondo Luca.
Un testo profetico con sette sigilli, in verità, è ricordato anche nel Nuovo Testamento, nell’Apocalisse di Giovanni.

Ispirata da questa storia Margherita Mori scrive il suo primo romanzo intitolato “Il libro delle profezie”.

Quello che all’apparenza sembrerebbe solo un innocuo romanzo di fantasia ispirato ad antiche fonti, si rivelerà esser invece qualcosa di molto diverso e pericoloso anche per la sua stessa autrice.

Margherita si ritroverà al centro delle mire di un misterioso Ordine il cui intento è quello di scovare il Libro dei sigilli con lo scopo di provocare la caduta della Gerusalemme terrena e l’avvento della Gerusalemme celeste.

In questa avventura Margherita Mori conoscerà molte persone e molte di queste cadranno vittime dell’Ordine che le dà la caccia.

La situazione si complicherà sempre più tanto che per Margherita diventerà davvero difficile capire di chi potersi fidare.

Chiunque potrebbe essere il traditore: il tenente dei Ros, la scontrosa e sgarbata Erika Cipriani, oppure il tenente dei Carabinieri Daniele Landi, sempre così gentile e premuroso? E perché no? magari il timido Vincenzo Busi, il gesuita allievo di Padre Costarelli?  E se invece il traditore fosse proprio il bel pianista dagli occhi blu? Alessandro Luzi, il nuovo amore di Margherita?

La protagonista, Margherita, è un personaggio che ispira subito simpatia nel lettore e scatena in lui un immediato istinto di protezione.

Margherita è una donna a cui non piace stare al centro dell’attenzione, non è interessata alle interviste, ai giornali e alle comparsate nelle varie trasmissioni televisive, del suo lavoro di scrittrice, ella apprezza soprattutto il tempo che può trascorrere da sola a scrivere nel suo studio immaginando una realtà diversa dalla propria.

È affetta da ipermnesia ovvero è in grado di ricordare ogni singolo dettaglio della propria vita; un segreto, questo, che non ama condividere con gli altri.
Questa sua capacità di ricordare ogni cosa l’ha portata nel corso degli anni ad isolarsi dal resto del mondo divenendo per lei sempre più difficile riuscire a convivere con il ricordo di fatti dolorosi che, seppur accaduti tanti anni prima, per lei purtroppo sono destinati a mantenere immutata la loro intensità.

Margherita è una donna molto intelligente e solo all’apparenza una donna fragile, dimostrerà infatti una forza ed una determinazione non comuni quando si troverà a dover affrontare ogni tipo di rischio e pericolo.

Erika Cipriani è l’altro personaggio femminile del libro che divide la scena con Margherita.
Il tenente Cipriani, al contrario di Margherita, si presenta come una donna fredda e risoluta, ma nonostante un carattere alquanto intrattabile, saprà dimostrarsi una persona affidabile e degna di fiducia.

La narrazione si svolge su diversi piani narrativi: la storia principale, la storia del ritrovamento del libro da parte di Aicha, la storia di Anna, la storia di Rachele e infine la storia ambientata nella Roma occupata dai nazisti.
Filo conduttore di tutte queste storie ovviamente il libro delle profezie di Anna.

Barbara Bellomo è stata davvero brava a tessere le fila di una trama così intricata e complessa che, nonostante i numerosi salti spazio-temporali e i numerosi personaggi, risulta sempre scorrevole e fluida, mai incomprensibile o di difficile lettura.

“Il libro dei sette sigilli” è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, mai scontato, dove tutto può accadere perché nulla è mai come sembra, c’è sempre un colpo di scena ad attendere il lettore che non può non restare avvinto dal ritmo incalzante e dalla trama adrenalinica degna dei migliori romanzi thriller nati nel corso degli anni sulla scia de "Il codice Da Vinci" di Dan Brown, il più famoso di tutti.





venerdì 26 giugno 2020

“Giallo Solidago” di Simone Censi


GIALLO SOLIDAGO
di
Simone Censi
ZeroUnoUndici Edzioni
Padre Gino e il cappellano Carlo trovano in chiesa un uomo svenuto forse a causa di una brutta botta alla testa.
L’uomo non ha con sé i documenti, ha perso la parola e sembra non ricordare nulla del suo passato.
In attesa che ritrovi la memoria, padre Gino lo accoglie nella sua comunità e sceglie per lui temporaneamente un nome, Salvatore.

Un sedicente scrittore, stanco del proprio lavoro e incapace di affrontare la moglie, frustrato in ogni sua aspirazione letteraria, sceglie una fuga disonorevole.
Decide cioè di punto in bianco di lasciarsi tutto alle spalle e sparire senza lasciare alcuna traccia.
Trova rifugio sui treni, viaggia costantemente senza mai scendere, se non per cambiare treno, tentando di scrivere un romanzo giallo.
Unica sua compagnia la vocina che ha in testa e con la quale battibecca costantemente.

Il commissario Morelli è un tipo collerico che, proprio a causa di questo suo carattere, è stato confinato a Borgo Alba, un paesino sperduto nelle Marche.
Il rapporto con la moglie Pina, della quale il commissario è ancora innamoratissimo, è totalmente in crisi.
Lei è quanto mai decisa infatti a vendicarsi del marito per colpa del quale è stata costretta a trasferirsi in quel buco di paese, lontana dalla città e dalle sue amiche.
Un giorno però proprio a Borgo Alba dove non accade mai nulla di inconsueto, avviene un evento straordinario che finisce su tutti i giornali nazionali; un caso di duplice omicidio avvenuto proprio nella stazione del paese, le vittime un barbone e un capostazione.
Il fatto potrebbe essere il punto di svolta per Morelli.
Il commissario potrebbe risolvere brillantemente il caso e riabilitarsi agli occhi dei suoi superiori, tanto da riuscire ad ottenere un buon trasferimento, oppure essere la sua fine, restare per sempre relegato a Borgo Alba o peggio, potrebbe essere spedito in qualche luogo ancora più brutto, sempre che tale luogo esista.

Se vi state chiedendo cosa sia il giallo Solidago, vi dico subito che la Solidago è un’erba che cresce spontanea e che produce dei fiorellini gialli, appunto; quest’erba la si trova spesso anche lungo i binari delle ferrovie. 

Soddisfatta dunque questa piccola curiosità sul titolo, passiamo ad analizzare questo strano romanzo di Simone Censi.

In verità il romanzo non è uno di quei libri che parte col botto e che invoglia la lettura fin dalle prime righe, ma superate le prime pagine piuttosto lente, il racconto si vivacizza tanto che diventa difficile interromperne la lettura.

La lentezza delle prime pagine potrebbe essere anche voluta dallo stesso Censi in quanto necessaria all’economia del romanzo come indurrebbe a pensare il dialogo tra l’autore e la sua vocina interiore, per autore qui non mi riferisco a Simone Censì, bensì al protagonista di una delle storie del libro.

Il romanzo presenta tre piani narrativi e altrettanti protagonisti: l’uomo che ha perso la memoria, lo scrittore di romanzi gialli e il commissario Morelli.

Quale legame ci sia tra il primo protagonista e gli altri due, lo si può solo intuire, la rivelazione infatti arriverà solo alla fine della storia.

Il legame tra gli altri due invece è chiaro fin da subito: il commissario Morelli è il protagonista del romanzo che sta scrivendo l’uomo in fuga sui treni.

Lo scrittore dialoga continuamente con la voce dentro la sua testa che per il lettore diviene essa stessa un personaggio del romanzo.
Lo scrittore ed il suo ego si confrontano incessantemente su come dovrebbe procedere il libro.
La vocina interiore incarna lo spirito critico dello scrittore e controlla quindi il suo processo creativo.
                                                                                                                          
Questa parte, piuttosto lenta dal punto di vista della narrazione, ha una sua valenza perché ci dà la possibilità di comprendere quali siano i vari passaggi necessari a costruire la trama di un romanzo giallo.

Il vero protagonista di “Giallo Solidago” è però il commissario Morelli e a lui il lettore si affeziona fin da subito, già da quando è solo un embrione nella mente del suo autore.

Il commissario Morelli non assomiglia a nessuno dei commissari della letteratura giallistica italiana, è diverso proprio per stesso volere del suo autore.

Scontroso, irascibile, irriverente, sotto sotto Morelli è però un ottimo elemento; un po’ guascone, questo sì, ma non è uno sprovveduto come si potrebbe essere portati a credere.
Nonostante infatti all’apparenza egli risolva i casi solo grazie alla fortuna, in realtà, pagina dopo pagina, il lettore comprende che le intuizioni del commissario non possono essere sempre solo frutto di favorevoli coincidenze, ma anche frutto delle sue efficaci capacità investigative.

Ad affiancarlo nel lavoro troviamo il suo vice, Segapeli, un ragazzo sveglio, puntale e preciso, che mi ha ricordato molto il personaggio di Fazio nei film di Montalbano tratti dai romanzi di Camilleri.

Come in ogni romanzo giallo che si rispetti a completare il quadro troviamo: un medico legale,  il dottor Passacantando, un questore, il dottor Panzanera, e l’immancabile antagonista che qui risponde al nome di Luzerda.

Luzerda, descritto come un arrivista e pure porta sfiga, è una vecchia conoscenza del commissario Morelli con il quale ha un conto in sospeso.

“Giallo Solidago” è un romanzo dalla struttura narrativa piuttosto complessa, ma l’autore dimostra grande abilità nel saperla gestire brillantemente.
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I personaggi sono ben delineati e, contrariamente a quanto potrebbero far pensare i loro nomi grotteschi, difficilmente si rivelano essere delle macchiette a parte alcuni casi come il cinese Yè e il poliziotto Passolento, un po’ il Catarella di Montalbano.

Una scrittura fluida, una trama avvincente e un racconto carico di ironia sono gli ingredienti principali di questo romanzo davvero particolare, capace di intrigare il lettore con il suo racconto e di farlo sorridere con le sue battute beffarde e canzonatorie. 





domenica 3 febbraio 2019

“Rewind” di Sara Goria


REWIND
di Sara Goria
ELMI’S WORLD
Ambientato tra le montagne della Valle d’Aosta, Rewind racconta la storia di un raduno di harleysti provenienti da tutto il nord Italia.

Il libro si apre raccontando l’epilogo di una giornata vissuta in totale libertà all’insegna dello spirito di gruppo; una giornata in cui un’ottantina di persone, così diverse tra loro,  ma accomunate dalla stessa passione, riescono a trascorrere insieme ore liete e spensierate cercando di dimenticare i problemi che li assillano ogni giorno.

Un inizio/finale imprevisto ed imprevedibile quello di Rewid: Monica la compagna di Leonardo, uno degli organizzatori dell’evento, mentre passeggia di notte nel bosco per schiarirsi le idee dopo il diverbio avuto con Leo, viene raggiunta infatti da un colpo di pistola.

Monica non ha all’apparenza nemici e a spararle può essere stato chiunque; così il nastro della narrazione viene riavvolto e, come premendo il tasto rewind di vecchio videoregistratore, assistiamo allo scorrere delle immagini a ritroso per scoprire il colpevole di questo folle gesto.

I capitoli si susseguono raccontandoci i fatti avvenuti antecedentemente alla tragedia: un’ora prima, due ore prima, tre ore prima e così via fino ad arrivare a tredici ore prima dell’accaduto.

Pagina dopo pagina facciamo la conoscenza con i vari personaggi: Monica e Leonardo; Amelie, la figlia ansiosa e protettiva di Monica, ed il suo ragazzo Patrick; Lara, la zia di Monica, che a causa della malattia alterna momenti di lucidità a momenti di confusione; Ronny, il burbero poliziotto, che per i suoi modi bruschi risulta essere uno dei maggiori sospettati; Denise, la mangiatrice di uomini, sempre a caccia di avventure; la bella e sensuale Jolie; Pietro e la compagna Betta, l’amica del cuore di Monica.

Come avrete capito nonostante il romanzo sia molto breve la galleria dei personaggi è davvero lunghissima.
Ognuno di loro viene presentato dettagliatamente e la sua psicologia scandagliata minuziosamente per dare al lettore più informazioni possibili per permettergli di risolvere il caso.

Lo schema narrativo scelto dall’autrice, cioè quello di scrivere un romanzo raccontando la storia a ritroso, è una scelta alquanto insolita ed ammetto che se all’inizio sono rimasta piuttosto spiazzata da questa tecnica narrativa, alla fine devo dire che si è rivelata essere piuttosto efficace ai fini dell’economia del racconto.

In “Rewind” nulla è come sembra, molti personaggi nascondono un insospettato lato oscuro mentre altri vogliono semplicemente ingannare il prossimo facendogli credere di possederne uno.

Spesso dietro la maschera che un personaggio indossa si cela una persona fragile, che semplicemente per paura di mostrare le proprie debolezze, preferisce apparire insensibile e cinica.

Tanti personaggi, molti innocenti ed un solo colpevole, un schema tipico dei romanzi di Agatha Christie dove spesso alla fine il vero colpevole risulta essere sempre una persona insospettata, qualcuno che mai si sarebbe pensato potesse compiere un delitto.

Ma un delitto si compie per numerosi motivi: odio, vendetta, paura o semplicemente per difendere qualcuno che ci è caro.

Chi può sapere davvero fino a che punto ci si potrebbe spingere pressati dalla necessità di proteggere chi amiamo?

La rivelazione finale, scioccante ed inaspettata, arriva a bruciapelo come un colpo di pistola; come quel colpo di pistola che sorprende Monica nella notte in mezzo al bosco, così la rivelazione colpisce il lettore lasciandolo stupefatto e stordito a fissare attonito l’ultima pagina.
    
La storia ed i protagonisti del libro sono tutti di pura fantasia, ma Sara Goria ha tratto ispirazione per la descrizione dei personaggi dai suoi stessi amici che, al termine del libro, ci vengono presentati con tanto di fotografia e breve descrizione, un modo davvero simpatico e carino da parte dell’autrice per ringraziarli del loro aiuto e della loro presenza.




martedì 27 giugno 2017

“Un po’ di follia in primavera” di Alessia Gazzola

UN PO’ DI FOLLIA IN PRIMAVERA
di Alessia Gazzola
LONGANESI
Il personaggio di Alice Allevi, protagonista di una fortunata serie di libri, nasce dalla penna di Alessia Gazzola.

Al primo volume intitolato “L’allieva”, pubblicato da Longanesi nel 2011, hanno fatto seguito diverse avventure la cui protagonista indiscussa è sempre questa simpatica specializzanda in medicina legale.

Per meglio orientarvi eccovi l’elenco completo:

L’allieva (2011)
Un segreto non è per sempre (2012)
Sindrome da cuore in sospeso (2012)
Una lunga estate crudele (2015)
Un po’ di follia in primavera (2016)
Arabesque (uscita prevista 10 novembre 2017)

Alice Allevi è una ragazza un po’ imbranata e pasticciona come Bridget Jones ma allo stesso tempo arguta e intuitiva come Kay Scarpetta; sempre alle prese con problemi di cuore, eternamente divisa tra la storia con il medico legale Claudio Conforti e il reporter Arthur Malcomess; la sua innata curiosità la porta ad andare oltre alle apparenze e così si ritrova spesso ad affiancare l’ispettore Calligaris nelle sue indagini.

In “Un po’ di follia in primavera” Alice è arrivata al termine del suo corso di studi, la tesi di specializzazione dovrà essere consegnata a breve; presto dovrà lasciare la sua stanza, la biblioteca, il laboratorio, insomma tutti quei luoghi a lei così cari.
Inevitabilmente il senso di perdita e la paura del cambiamento incombono su di lei.
Unica nota positiva: ha fatto finalmente una scelta definitiva nella sua vita sentimentale, l’eterno conflitto Claudio Conforti vs Arthur Malcomess è stato risolto e Alice sembra ormai serena e appagata.

Il caso di omicidio in cui è coinvolta in questo nuovo episodio è un caso piuttosto complicato e delicato.
Uno stimato accademico, il professor Ruggero D’Armento, un illustre psicologo dalla personalità molto carismatica, è stato assassinato nel suo studio.
Alice ricorda bene le lezioni tenute dal professor D’Armento che lei stessa aveva seguito all’università e per questo forse si sente ancora più coinvolta nello sviluppo delle indagini.
Il caso è notevolmente difficile non solo per la fama di cui godeva il professore, ma anche per tutte le persone che ruotavano intorno alla sua figura: la moglie dalla quale si stava separando, la sua assistente con cui tutti credevano che l’uomo avesse una relazione clandestina, i colleghi invidiosi del suo successo e infine i suoi pazienti con tutte le loro spaventose problematiche.  

Vi avevo già parlato dei libri della Gazzola qualche anno fa in occasione dell’uscita di “Le ossa della principessa”: la lettura di “Un po’ di follia in primavera” ha confermato la mia buona opinione dei suoi romanzi.

“Un po’ di follia in primavera” è una storia forse un po’ meno carica di suspense rispetto a “Le ossa della principessa”, ma più intrigante a livello di caratterizzazione dei personaggi e molto coinvolgente per come viene sviluppata l’indagine.

La presentazione degli indiziati e l’analisi del caso sono degni dei migliori intrighi e trame dei gialli di Agatha Christie.

Confermo anche la mia prima impressione sul fatto che i romanzi della Gazzola possano essere letti come storie a sé; qualità di non poco valore, vista la difficoltà nelle quali incorrono oggigiorno i lettori per districarsi nella vasta giungla delle serie libresche

Per chi volesse farsi comunque una veloce idea delle vicende precedenti, consiglio di recuperare la  serie tv tratta dai primi tre volumi della Gazzola.
Nelle puntate trasmesse da Rai1 lo scorso autunno, Alessandra Mastronardi vestiva i panni di Alice Allevi ed era affiancata dal collega Lino Guanciale nel ruolo di Claudio Conforti.





domenica 17 aprile 2016

“La tomba maledetta” di Christian Jacq

IL FIGLIO DI RAMSES
“LA TOMBA MALEDETTA”
di Christian Jacq
TRE60
“La tomba maledetta” è il primo volume della nuova attesissima saga di Christian Jacq.
Il secondo volume intitolato “ Il libro proibito” è già disponibile nelle librerie e nei prossimi mesi faranno seguito gli altri due volumi: “Il ladro di anime” (data di pubblicazione prevista 12/05/16) e “La città sacra” (data di pubblicazione prevista 07/07/16).

Christian Jacq (Parigi, 26 aprile 1947) non ha certo bisogno di presentazioni: scrittore ed egittologo, autore di svariati saggi e numerosissimi libri sull’antico Egitto, ha raggiunto il successo mondiale con la saga “Il romanzo di Ramses”, pubblicata in 29 paesi (il primo volume uscì in Italia nel 1995) con la quale ha battuto ogni record di vendita.

Questa nuova saga “Il figlio di Ramses” vede come protagonista Setna, figlio minore del Faraone Ramses II.

A differenza del fratello Ramesse, giovane valoroso ma pericolosamente ambizioso e sicuro di sé, Setna è uno scriba di grande saggezza, sacerdote di Ptah, è un mago che sa opporsi alle forze del male, un guaritore delle ferite del corpo e dell’anima.

Ma suo fratello aveva il gusto del potere, Setna quello della letteratura e della scrittura.

Il romanzo si apre con il furto di un vaso sigillato, il tesoro dei tesori, ad opera di un mago nero del quale tutti ignorano l’identità.
Il vaso contiene il segreto di Osiride, è provvisto di poteri immensi e custodisce il segreto della vita e della morte.
Colui che si è impossessato del prezioso e terribile oggetto ha ovviamente l’intento di annientare il Faraone e l’intero Egitto.

Ad aiutare Setna a risolvere il mistero che ha gettato il paese nel panico, troviamo Sekhet, la bellissima figlia diciottenne di un alto funzionario, esperta anch’essa di arti magiche.
Nonostante la giovanissima età Sekhet è già sacerdotessa di Sekhmet e dirige una corporazione di medici e farmacisti del grande tempio della dea a Menfi.

Sekhmet, dea dalla testa leonina, era una dea dal carattere molto pericoloso.
Essa inviava infatti contro l’umanità i suoi messaggeri col compito di diffondere morte e malattie, ma al tempo stesso nella sua qualità di protettrice dei medici, rivelava ai suoi adepti i metodi di guarigione.

Setna ama riamato Sekhet. Sekhet accetta decisa e felice la proposta di matrimonio dello scriba, ma ad ostacolare il coronamento del loro sogno d’amore c’è il fratello maggiore di Setna, Ramesse, che da tempo ha messo gli occhi sulla bella sacerdotessa e vorrebbe farne sua moglie, nonché la futura regina d’Egitto.

La corte del Faraone è un covo di vipere, il mago nero che è riuscito da introdursi nella “tomba maledetta” per trafugare il vaso è un essere molto potente, la sete di potere che anima i diversi personaggi, primo tra tutti lo stesso Ramesse, figlio maggiore del Faraone, è fortissima; Setna dovrà quindi essere molto abile se vorrà riuscire nella difficile impresa di salvare il proprio paese dall’imminente rovina oltre alla sua bella fidanzata la cui vita è ora in grave pericolo.

Grazie ad una scrittura fluida e semplice,  la lettura del romanzo risulta facile e scorrevole.

L’autore riesce a riportare in vita l’antico Egitto e a far respirare al lettore l’atmosfera del tempo conducendolo all’interno della magia dell’epoca.

Il risultato è un romanzo piacevole che si legge rapidamente, ma che lascia purtroppo col fiato sospeso in attesa di poter leggere la puntata successiva per conoscere l’esito della storia.

Fortunatamente il lettore non dovrà attendere molto perché, come precedentemente detto, la pubblicazione dell’intera saga dovrebbe concludersi prima della fine del 2016.






lunedì 22 febbraio 2016

“La vita segreta e la strana morte della signorina Milne” di Andrew Nicoll

LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE
DELLA SIGNORINA MILNE
di Andrew Nicoll
SONZOGNO
La signorina Jean Milne era una ricca donna anziana che amava viaggiare. Abitava da sola nella sua grande casa di 23 stanze, ma da anni ormai viveva ritirata in poche camere a pianterreno. 
La residenza così come il vasto parco che la circondava avevano assunto ormai un’aria trascurata di evidente abbandono.
La signorina Milne non aveva parenti tranne un nipote, figlio del defunto fratello, che incontrava molto raramente e che viveva a Croydon, nella periferia londinese.

La mattina del 3 novembre del 1912 alle ore 9.20, su segnalazione del postino di Broughty Ferry, la polizza si introduce nella casa dell’anziana donna dove rinviene il cadavere di questa in avanzato stato di decomposizione.

Senza ombra di dubbio la signorina Milne è stata brutalmente assassinata: nell’ingresso messo a soqquadro, il corpo della donna giace con il cranio fracassato.

Io narrante della storia è il sergente Fraser. A capo delle indagini troviamo il suo superiore, il commissario capo Sempill, che verrà affiancato quasi subito dal luogotenente Trench.
L’investigatore, appositamente giunto da Glasgow per aiutare il centro operativo di Broughty Ferry, dovrà supportare la polizia locale avvalendosi dei più moderni sistemi di indagine.

L’inizio del romanzo è un po’ confusionario e si fa un po’ fatica durante la lettura delle prime pagine ad inquadrare lo scopo di alcune informazioni che l’autore ci fornisce.
Dopo un primo momento di smarrimento, però le nebbie si diradano ed il lettore si ritrova immerso nella lettura di un romanzo che ricorda molto lo stile di scrittura di Agatha Christie.

Il ritmo della narrazione è piuttosto lento. Ogni processo investigativo viene sviscerato sin nei minimi particolari così che il lettore possa essere reso completamente partecipe del tentativo di risolvere il complicato caso.

Soluzione che sembra talmente difficile e lontana, che il commissario capo Sempill non si fa scrupolo di “comprare” testimoni e cercare di incastrare un innocente pur di chiudere il caso e non perdere la faccia.

Lentamente ci vengono svelati aspetti sconosciuti della personalità della defunta signorina Milne, che pagina dopo pagina perde ogni traccia della sua rispettabilità, apparendo per quello che realmente era, ovvero una donna eccentrica e licenziosa che non disdegnava la compagnia maschile.

La vicenda narrata in questo libro è tratta da una storia realmente accaduta, uno di quei casi che risultano ancor oggi irrisolti.
Su stessa ammissione dell’autore, non c’è nulla di inventato, i personaggi sono veramente esistiti anche se ovviamente i loro nomi sono stati cambiati; i dialoghi invece sono di pura invenzione.

Il romanzo, al contrario della realtà, avrà però un colpevole, un colpevole plausibile secondo le ricerche condotte dall’autore analizzando le tessere mancanti ed i buchi nelle indagini condotte dalla polizia all’epoca dell’efferato omicidio.

Il finale presenterà un colpo di scena inaspettato e decisamente ad effetto.

A chi consigliare questo libro? Agli appassionati del genere giallo, di Agata Christie e dei film di Hitchcock, ma soprattutto a chi ama quel particolare humour noir così profondamente britannico.





giovedì 10 dicembre 2015

“Miss Marple al Bertram Hotel” di Agatha Christie

AT BERTRAMS’ HOTEL
di Agatha Christie
HARPER
Qualche tempo fa lessi per la prima volta un libro di Agata Christie, il romanzo si intitolava “Giochi di prestigio” (titolo originale “They do it with mirrors”).

Nonostante io non sia un’appassiona di libri gialli, il romanzo mi aveva incuriosito abbastanza e mi ero quindi ripromessa di leggere, quanto prima possibile, un'altra opera di questa autrice.

La scelta alla fine è ricaduta su “Miss Marple al Bertram Hotel”, scelta ad essere sincera piuttosto casuale, essendo stata attratta più dalla copertina dell’edizione scelta che dal racconto in sé.

“Miss Marple al Bertram Hotel” (titolo originale dell’opera “At Bertrams’ Hotel”), fu pubblicato per la prima volta nel 1965.

Il libro, come “Giochi di prestigio” di cui vi avevo già parlato in un precedente post, appartiene alla serie di racconti che vedono come protagonista l’arguta e curiosa anziana Miss Marple.

Vi accenno brevemente alla trama, perché trattandosi di un poliziesco, non voglio assolutamente privarvi del piacere della lettura qualora decidiate un giorno di affrontarla.

Miss Marple riceve in regalo da una nipote una vacanza da trascorrere in un luogo a suo piacere.
L’anziana signora sceglie di trascorrerla a Londra e più precisamente al Bertram Hotel, dove aveva soggiornato quando era una ragazzina.

Stranamente, non solo dopo tanti anni l’hotel è ancora in piena attività, ma il tempo in questo angolo di Londra non sembra mai essere trascorso.
Tutto è esattamene come Miss Marple lo ricordava: l’arredamento è ancora in perfetto stile Edoardiano, il personale è efficiente, cortese ed elegante e gli ospiti sono tutti di alto lignaggio.

Mentre Scotland Yard è impegnato ad indagare su una serie di furti il cui numero è cresciuto in misura esponenziale negli ultimi tempi, Miss Marple si gode la sua meritata vacanza.

Poiché però nulla sfugge alla sagace Miss Marple, ben presto la donna si rende conto che quello a cui sta assistendo non è reale; il Bertram hotel nasconde dei misteri, nulla è come appare a prima vista.
Non è possibile far rivivere il passato e Miss Marple ne è pienamente consapevole.
Così la vivace ed intelligente signora osserva attentamente le persone che la circondano giorno dopo giorno e, sprofondata nelle comode poltrone dell’albergo, ascolta i loro discorsi e spia, indisturbata, i loro movimenti.

Personaggi principali della vicenda: 

Bess Sedgwick, una donna davvero fuori dal comune, con diversi matrimoni alle spalle, che ama vivere pericolosamente e ama gli sport estremi.
Ha una figlia ventenne di nome Elvira con la quale non ha contatti da quando questa era un bambina.
La donna ha scelto volontariamente di non partecipare alla vita della figlia: l'ha abbandonata all'età di due anni affidandone la cura al padre e, dopo la morte di questi, cercando dei tutori che se ne occupassero.

Elvira è una ricca ereditiera che a breve, ovvero al compimento del suo ventunesimo anno, potrà entrare in possesso della sua cospicua fortuna.

I soldi attirano spesso uomini poco raccomandabili e senza scrupoli, così ecco apparire sulla scena la classica canaglia: l’affascinante, tenebroso e pericoloso Ladislaus Malinowski.

“At Bertrams’ Hotel” è un romanzo piuttosto lento, la storia stenta a decollare ed è piuttosto confusa.

Affascinata dal personaggio di Miss Marple durante la lettura di “Giochi di prestigio” sono stata piuttosto delusa dal fatto che in questo romanzo il suo personaggio sia posto in secondo piano privilegiando altre figure.

Colui che conduce le indagini è l’ispettore Davy, personaggio a dire la verità molto ben riuscito, ma che mette troppo in ombra quello di Miss Marple, la quale ritorna al centro della scena solo al termine del libro aiutando l’ispettore stesso a tirare le fila delle indagini per chiudere il caso.

Il libro è ben scritto, le descrizioni sono accurate, i personaggi sono ben delineati, l’autrice è riuscita a creare la giusta suspense, ma nonostante questo la storia non riesce a convincere totalmente.

Ho trovato il finale per alcuni aspetti anche imprevedibile, ma comunque un po’ troppo stiracchiato.

Non ritengo “At Bertrams’ Hotel” uno dei migliori libri della Christie; ma essendo solo il secondo suo romanzo che leggo e, vista la vastità della sua produzione, credo che dovrò leggere ancora qualche suo libro per farmi un’idea più chiara delle sue opere, magari scegliendo la prossima volta qualche romanzo più conosciuto.

Ho letto entrambi i libri di Agatha Christie nella versione originale. Se volete migliorare il vostro inglese credo che i suoi libri siano perfetti allo scopo: accattivanti, non troppo lunghi ed scritti in modo chiaro e pulito.