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lunedì 29 settembre 2014

“Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi)” di Giancarlo Giannini

SONO ANCORA UN BAMBINO
(ma nessuno può sgridarmi)
di Giancarlo Giannini
LONGANESI
Giancarlo Giannini nasce a La Spezia nel 1942. Nella città ligure trascorre la sua infanzia fino all’età di otto anni quando il padre viene trasferito a Napoli per lavoro.
Il padre di Giannini è un padre piuttosto assente e così egli trascorre le sue ore soprattutto con il nonno, il suo primo maestro di vita.
Un ruolo fondamentale nella sua infanzia lo hanno anche la nonna e le zie, le sorelle della madre; proprio nella cucina della nonna nasce la passione di Giannini per il cibo.
L’attore ama quei profumi e quei sapori che lo fanno sentire a casa in qualunque posto si trovi e forse proprio per questo motivo ha scelto di iniziare la sua biografia parlandoci della ricetta del pesto.
Non ha mai avuto comportamenti da star e non ha mai avanzato assurde pretese; l’unica sua richiesta durante le riprese in giro per il mondo è stata quella di avere una stanza con un angolo cottura dove, finito il lavoro sul set, potersi rifugiare a cucinare, un valido espediente per riuscire a rimanere fedeli a stessi ed alle proprie origini.
Quando a otto anni si trasferisce a Napoli con i genitori e la sorella, incontra un mondo completamente nuovo.
Quello ligure è un popolo tenace e testardo, i napoletani sono solari e fantasiosi; Giannini fa sue tutte queste caratteristiche.

Leggendo la sua biografia, incontriamo un perfezionista, un uomo che ama lo studio e la preparazione, ma che allo stesso tempo si scopre essere un uomo aperto all’innovazione, alla ricerca dell’escamotage per superare gli intoppi che possono nascere durante le riprese, un uomo per cui la recitazione è finzione e soprattutto gioco.

A Napoli frequenta un istituto tecnico elettronico; quelle per la fisica, l’elettronica e la scienza sono per lui delle vere passioni tanto che ancora oggi egli si considera un elettronico mancato.

Giannini approda al teatro in maniera piuttosto casuale, ha già conseguito il diploma in elettronica, quando viene invitato a salire sul palco per sostituire un attore assente ad uno spettacolo messo in scena dagli amici di un amico, spettacolo al quale egli era solito assistere e del quale conosceva ormai tutte le battute.
Il regista dello spettacolo riconosce subito il suo potenziale e lo incoraggia ad iscriversi all’accademia.
Giannini decide di darsi una possibilità come attore e si iscrive alle selezioni per entrare all’accademia di arte drammatica Silvio D’Amico dove non solo viene preso, ma ottiene anche una borsa di studio.
Due soli anni di accademia a Roma e la sua carriera inizia a decollare, fin da subito si esibisce infatti per grandi platee e condivide la scena con attori già affermati.

Giancarlo Giannini ci parla molto della sua infanzia, ma ci racconta pochissimo della sua vita privata; una scelta, quella di difendere la sua privacy, che egli ha mantenuto rigorosamente sin dagli esordi.
Non manca invece di raccontarci numerosi episodi ed aneddoti legati alle persone che ha incontrato durante la sua lunga ed intensa carriera che lo ha visto lavorare in teatro, recitare per il cinema sotto la direzione dei più grandi registri italiani e stranieri, essere regista lui stesso oltre che doppiatore di famosissimi attori hollywoodiani tra cui Jack Nicholson, Mel Gibson, Al Pacino, Dustin Hoffman, Michael Douglas.
La sua è una vita fatta di incontri con i grandi del teatro, ma soprattutto del cinema. Ha conosciuto e recitato con straordinarie attrici e importanti attori: Anna Magnani, Monica Vitti, Mariangela Melato, Stefania Sandrelli, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Alain Delon, Keanu Reeves, solo per citarne alcuni, ma sono davvero tantissimi.
Così come sono tantissimi gli straordinari registi con i quali ha avuto l’onore e il privilegio di lavorare e dei quali in queste pagine ci racconta particolarità e curiosi episodi: da Luchino Visconti a Lina Wertmuller, da Fassbinder, a Monicelli, da Pupi Avati a Franco Zeffirelli… e volendo citare qualche americano possiamo ricordare Ridley Scott, Spielberg….

Giancarlo Giannini si definisce “ancora un bambino”, ma leggendo queste pagine ne esce un personaggio piuttosto contraddittorio.
Un uomo estroverso ed introverso allo stesso tempo, un bambino per la sua voglia di recitare e giocare, di costruire oggetti con le proprie mani, di scoprire il mondo, ma anche un uomo che ama i suoi momenti soli, un uomo che desidera la solitudine e non la teme, così come non ha paura della morte perché per lui la morte è il mistero più grande, è il raggiungimento della conoscenza.

Quando leggiamo del Giancarlo bambino che solitario medita sulla spiaggia, ci chiediamo se egli sia mai stato davvero un bambino e allo stesso tempo quando leggiamo del Giannini adulto che entra in un negozio e compra un robot per montarlo e smontarlo affascinato dai suoi meccanismi, comprendiamo perché lui si ritenga ancora tale.
Inevitabilmente si sovrappongono davanti ai nostri occhi le immagini di un bambino già adulto e quella di un adulto ancora bambino.

Giannini affascina il lettore per la sua energia, la sua sete di conoscenza, per il suo desiderio di capire come siano fatte le cose, per l’entusiasmo che prova nel costruire oggetti con le proprie mani; stupisce il lettore con le sue passione per la fotografia e la pittura e lo sbalordisce con i brevetti delle sue invenzioni.

Si scopre così una persona che non perde occasione per mettersi in gioco, che non si tira mai indietro, che accetta le sfide perché gli permettono di cercare di raggiungere quella famosa asticella che qualcun’altro prima di lui ha posto lassù in alto e che, se possibile, vorrebbe egli stesso riuscire ad alzare ancora un poco per chi ci proverà dopo di lui.

Io sono sempre stato un artigiano della recitazione. Non ho mai improvvisato, ho sempre avuto una preparazione molto solida alle spalle.

Interessante leggere il pensiero di un attore del suo calibro sui vari metodi di interpretazione.
Per Giannini recitare è un gioco, è finzione e in quanto tale il personaggio deve essere interpretato dall’attore facendo propria la parola chiave “creatività”.
Ad Hollywood è tutto diverso; secondo l’acclamato metodo dell’Actors Studio, infatti, l’attore deve calarsi nella parte, deve immedesimarsi nel personaggio stesso.

Loro hanno gente che entra nel personaggio, stando male come stanno male nella finzione. Ma non scherziamo, ragazzi, io mica sono per quella scuola. Io interpreto un personaggio. Io lavoro sul personaggio. Non fatemi fare troppi sforzi, dai, su. E ` solo un gioco.

Giannini ripete spesso che recitare è un gioco, “to play” in inglese vuole dire sia giocare che recitare, ma è un gioco serio perché l’attore ha comunque delle responsabilità ben precise nei confronti del pubblico:

Noi attori abbiamo un dovere nei confronti degli altri: siamo privilegiati, e il risarcimento verso chi ci guarda deve essere chiaro, netto, immediato. Abbiamo il dovere di ricordare a tutti che c’è un’alternativa alla realtà, alla logica, all’omologazione e all’istinto.

Ci sono poi pagine bellissime sul comprendere che tipo di regista l’attore si trovi di fronte.
Secondo Giannini già alla seconda scena si può comprendere se il registra è un illuminato o un mediocre.
Nel primo caso si può aprire un dialogo fatto di proposte e controproposte, il tutto porterà a produrre qualcosa di eccellente e mai visto prima.
Nel secondo caso, Giannini suggerisce, di fare quello che il regista chiede, senza discutere tanto sarebbe solo tempo sprecato oltre a portare solo una sofferenza atroce.
Giannini ovviamente lo applica al suo mondo, quello del set cinematografico, ma è indubbiamente un valido suggerimento per ognuno di noi qualunque sia la nostra occupazione.
                                                                                                                               
Giancarlo Giannini è un personaggio vulcanico e per sua stessa ammissione sempre in continuo movimento:

Devo avere idee, altrimenti mi spengo. Devo sperimentare, pensare, creare, altrimenti è come entrare in letargo e buttare via qualcosa di prezioso. Non mi sono mai fermato, in tutta la mia vita.

“Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi)” è un libro un po’ disordinato, dirompente e frenetico come il suo autore.
Fa sorridere il fatto che un’autobiografia di un attore che usa la carta millimetrata per disegnare assi cartesiane sulle quali riportare gli stati d’animo del personaggio che deve interpretare e che disegna una griglia a colori per ricordare quali personaggi si incontrino nelle varie scene, sia così “caotica” inteso ovviamente nel senso buono del termine.
Giannini riesce a catturare l’attenzione del lettore e a mantenerla viva pagina dopo pagina grazie anche a questi continui “salti” del racconto che non sempre segue una linearità temporale.

Perché leggere questo libro?
Perché è interessante leggere di un personaggio così versatile, capace di interpretare ruoli comici e drammatici con la stessa intensità e bravura, un uomo dotato di grande spiritualità ed allo stesso tempo di un notevole senso pratico.
Perché racconta la storia del cinema italiano con qualche assaggio del mondo hollywoodiano al quale l’Italia non dovrebbe invidiare nulla.
Perché fa venire una voglia matta di riscoprire il nostro cinema e di andare a rivedersi tutti i vecchi film per capire, conosce e approfondire.