domenica 3 settembre 2017

“Un uomo” di Oriana Fallaci (1929 - 2006)

UN UOMO
di Oriana Fallaci
BUR Rizzoli
“Un uomo” è la storia della vita di Alekos Panagulis, eroe della Resistenza greca.

Il 13 agosto 1968 Panagulis collocò delle bombe sotto ad un ponticello sul quale sarebbe dovuta passare l’auto del militare a capo del regime, Georgios Papadopulos.
L’attentato fallì, Alekos fu catturato, interrogato e condannato a morte. La pena fu poi commutata in prigionia a vita.
Fu segregato in una cella dall’aspetto di una tomba e per cinque anni egli subì atroci torture, torture che la Fallaci descrive minuziosamente nel libro.
Nel 1973, grazie ad una amnistia, Panagulis venne graziato.
Inviata in Grecia da “L’Espresso” per un’intervista, Oriana Fallaci conobbe Alekos il 23 agosto, proprio lo stesso giorno della sua liberazione.
I due si innamorarono immediatamente dando così inizio a una tormentata relazione sentimentale che durerà fino alla morte di Panagulis.
Non senza difficoltà Alekos ottenne il permesso di lasciare la Grecia per recarsi in esilio volontario.
Dopo la fine della dittatura rientrò in patria e, eletto in Parlamento, si adoperò in ogni modo per dimostrare che il potere era ancora in mano a quegli stessi uomini che appartenevano alla deposta Giunta.
Costantemente sorvegliato, utilizzando ogni tipo di sotterfugio e spesso a rischio della sua stessa vita, Panagulis riuscì a mettere le mani sui documenti compromettenti dell’Esa.
Fu proprio per impedirgli di rendere pubblici tali documenti che, il primo maggio 1976 all’una e 58 del mattino, Alekos Panagulis venne assassinato inscenando un incidente automobilistico. Il colpevole se la cavò in appello con una multa di cinquemila dracme per omissione di soccorso.

“Un uomo” è il libro di denuncia che Panagulis avrebbe scritto se non fosse stato assassinato.
Oriana Fallaci, quella compagna che egli definì “una buona compagna. L’unica compagna possibile” accolse la sua eredità, come lei stessa dichiarò, più per un dovere morale che per un dovere sentimentale.
Lo scopo del libro era accusare quel Potere che aveva ucciso l’uomo che amava, potere che proprio nel libro viene denunciato e condannato.

“Un uomo” di Oriana Fallaci è un racconto di avventure drammatiche che, sebbene scritto sotto forma di romanzo, narra fatti realmente accaduti e ogni elemento è esposto con una ricchezza di particolari precisa e minuziosa.

Alekos Panagulis era un uomo solo, un po’ folle e ossessionato dalle proprie idee. 
Un uomo, se vogliamo, anche egoista ed egocentrico, spesso troppo schiavo della superstizione.
Ma egli credeva nella lotta per la libertà ed era, sopra ogni cosa, un uomo assetato di giustizia.
Come egli stesso ripeteva la tragedia era nata in Grecia e si “basa su tre elementi: l’amore, il dolore e la morte”. Tre elementi che tormentarono Panagulis per tutta la vita facendone proprio un eroe tragico.

Il romanzo è però anche il racconto della storia d’amore tra la scrittrice e giornalista italiana e l'eroe .
Un amore totalizzante, passionale e tormentato che Oriana Fallaci descrive in modo attento e preciso, riuscendo a trasmettere al lettore tutta l’intensità e il dolore insiti in questo sentimento che la legava a Panagulis.

Lei che non si era ma riconosciuta in una Penolope che attende il ritorno dell’eroe, ma era lei stessa abituata a essere Ulisse e come tale a comportarsi, improvvisamente si era ritrovata per quest’uomo a tradire la sua stessa natura.

Nel libro leggiamo “Ti amavo a tal punto di non poter sopportare l’idea di ferirti pur essendo ferita, di tradirti pur essendo tradita, e amandoti amavo i tuoi difetti, le tue colpe, i tuoi errori, le tue bugie, le tue bruttezze, le tue miserie, le tue volgarità, le tue contraddizioni, il tuo corpo con le spalle troppo tonde, le sue braccia troppo corte, le sue mani troppo tozze, le sue unghie strappate”.

L’amore della Fallaci per Panagulis era un amore “più forte del desiderio, più cieco della gelosia: a tal punto implacabile, a tal punto inguaribile” da non poter più nemmeno concepire la vita senza di lui.

Era il loro “un amore del genere più pericoloso che esista: l’amore che mischia le scelte ideali, gli impegni morali, con l’attrazione e coi sentimenti”.

Domenico Procacci nella prefazione al romanzo scrive “in fondo ce lo meritiamo tutti di avere qualcuno che amiamo così tanto da non preoccuparci mai che il nostro sia un amore ricambiato, qualcuno che ci possa fare accelerare il cuore e fermare il respiro chiamandoci magari da lontano, e dicendo – Sono io, sono me”.

Se ero rimasta piacevolmente colpita dalle parole di Procacci, dopo la lettura del romanzo la mia sicurezza in merito è vacillata non poco.
Non dovrebbe essere l’amore qualcosa che ci fa stare bene? Come può definirsi amore qualcosa che snatura noi stessi? Che ci fa soffrire? Si può davvero augurare a qualcuno di provare un sentimento del genere che annichilisce e stordisce, che diviene “una fatica agonizzante”?
Eppure anche una donna come la Fallaci, una donna forte e indipendente, non è riuscita a sottrarsi a questo amore malato, un amore che lei stessa ha definito “più di una malattia, un cancro”, “un problema insolubile” a cui neppure la fuga avrebbe potuto porre rimedio.

La relazione tra la Fallaci e Panagulis durò solo tre anni, ma viene naturale interrogarsi su cosa sarebbe accaduto se Alekos fosse sopravvissuto.
Forse come lui stesso disse alla sua compagna poco prima di essere assassinato, la morte è un’alleata dell’amore perché in verità “nessun amore al mondo resiste se non interviene la morte. Se vivessi a lungo, finiresti col detestarmi. Poiché morirò presto, invece, mi amerai per sempre”.






1 commento:

  1. In una sola parola … Indimenticabile. Il libro ha svariate pagine ma si legge in un baleno per le tematiche evidenziate dalla scrittrice. Una volta terminato il libro avevo approfondito la situazione politica e carceraria greca di quel periodo oltre alla vita di Panagulis. Da consigliare a tutti anche a coloro che non amano leggere.

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