giovedì 2 marzo 2017

"L’uroboro di corallo” di Rosalba Perrotta

L’UROBORO DI CORALLO
di Rosalba Perrotta
SALANI
Anastasia in settantuno anni di vita non ha mai fatto nulla di vietato e ora si sente ingannata da quella vita stessa.
Ha sempre fatto il suo dovere ma la ricompensa a cui aveva diritto non è mai arrivata.
Ha due figlie Nuvola e Doriana, un simpatico nipotino Antonio ed un ex marito con il quale si sente ancora sposata.
Suo marito, un famoso archeologo, l’ha lasciata per la sua giovane assistente e ad Anastasia non è rimasto null’altro che una grande casa vuota con quelle stanze chiuse nelle quali è troppo doloroso entrare, così piene di ricordi e di promesse non mantenute.

Ma può un’eredità cambiare completamente l’esistenza di una persona? Può una piccola spilla di corallo a forma di uroboro spingere una donna come Anastasia a trovare il coraggio di ribellarsi ai dettami di una vita? La risposta è sì perché è proprio quello che accade in questo bellissimo romanzo di Rosalba Perrotta.

Anastasia eredita dall’amante del nonno un palazzetto ai margini di un quartiere malfamato di Catania. L’eredità è destinata ad Anastasia ed alle sue tre cugine Myrna, Alida e Claretta.
Le tre sorelle sono praticamente delle estranee per Anastasia che le ha conosciute da bambina solo attraverso i severi commenti della sua integerrima e morigerata defunta madre.
Le tre sorelle erano figlie di una donna del nord soprannominata per i suoi natali L’aria del continente.
Il comportamento della zia acquisita di Anastasia era in aperto contrasto con quello  delle donne catanesi dell’epoca e per questo suo modo di approcciare la vita più libero ed aperto, veniva considerata una femmina leggera e senza religione.

L’incontro con le cugine è il primo atto di disobbedienza di Anastasia verso la sua vecchia vita.
Anastasia ha incontrato le cugine proibite e lo ha fatto in un quartiere malfamato di Catania, in tutta la sua vita non aveva mai fatto qualcosa di così vietato eppure il mondo non è crollato.

Anastasia realizza per la prima volta che vivere significa anche disobbedire, se necessario farlo, e sopratutto comprende che non è mai troppo tardi per imparare a vivere.
Quale migliore segno per suggellare il suo ritrovar se stessa se non proprio un uroboro simbolo di rinnovamento e rinascita?

Non voglio svelarvi molto altro della trama del libro perché il romanzo di Rosalba Perrotta è una piccola perla che merita di essere scoperta senza alcuna anticipazione.

“L’uroboro di corallo” affascina il lettore non solo per la sua trama ricca di colpi di scena ma anche per i suoi personaggi ognuno dei quali è un piccolo capolavoro.

Gli elementi di fondo sono tantissimi: esoterismo, archeologia, lettura dei tarocchi, antichità ed antiquariato, tombole parrocchiali, isole caraibiche...
Elementi all’apparenza diversissimi e contrastanti tra loro, ma che si intrecciano e si amalgamano alla perfezione riuscendo a dare vita ad una trama coerente, avvincente e convincente.
  
La protagonista indiscussa del romanzo è sì la figura di Anastasia, ma tutti gli altri personaggi che le ruotano attorno sono a modo loro dei protagonisti.

Non esistono personaggi minori ognuno di essi è descritto a tutto tondo ed ognuno di loro riesce a coinvolgere totalmente il lettore.
E’ quasi impossibile leggere le loro storie e non sentirsi partecipi delle loro vite, come se stessimo leggendo le vicende di un gruppo di nostri amici carissimi.

Ogni personaggio ha una personalità particolare, nessuno di loro è solo abbozzato, il lavoro dell’autrice su di essi è praticamente perfetto. Sono personaggi veri e reali, spesso divertenti ma senza mai cadere nella macchietta.

Nuvola con le sue insicurezze, alla ricerca di un equilibrio dopo l’abbandono del padre e la fine della sua storia proprio qualche giorno prima di convolare a nozze; Doriana, fredda e distante, la donna in carriera dal matrimonio in crisi; Rodolfo, il marito di Doriana schiacciato dalla scomoda figura della moglie ipercritica e aggressiva che tiene lontana per cercare di proteggersi, sono solo un esempio dei personaggi che incontrerete nelle pagine di “L’uroboro di corallo”.


La lettura scorre veloce anche grazie ad una scrittura asciutta e pulita interrotta piacevolmente ogni tanto da alcune divertenti parole in dialetto il cui significato viene svelato nelle ultime pagine del libro dove troviamo un simpatico ed utile dizionarietto siciliano - italiano.


“L’uroboro di corallo” è stata una scoperta inaspettata. Un romanzo frizzante, leggero e spensierato ma mai superficiale o banale.

Rosalba Perrotta è riuscita, attraverso una storia divertente e all’apparenza frivola, a porgere al lettore numerosi spunti di riflessione su svariati temi tra cui, solo per citarne alcuni: la solitudine, il timore di confrontarsi con chi è diverso da noi, le regole imposte da una società con la quale troppo spesso non ci identifichiamo, ma le cui regole accettiamo per paura di esserne tagliati fuori.

Anastasia è figlia di un’epoca in cui alle bambine si regalavano giocattoli che le preparavano per il loro ruolo futuro: telai, canovacci, cucine per le bambole, servizi di porcellana, ma oggi cosa è cambiato?

Si fa così anche adesso, regalando le Barbie dai più svariati guardaroba, le case di Barbie complete di piscina e le scatole per il trucco. Prima la vanità era peccato e bisognava essere brave donnine di casa, ora la vanità è un obbligo e bisogna essere belle, eleganti e ricche.

La società cambia pretendendo che siamo noi ad adeguarci alle sue convenzioni, all’immagine che vorrebbe imporci di volta in volta.
Quello che era considerato giusto e corretto sessant’anni fa ora è completamente ribaltato e allora perché costringere se stessi a seguire un percorso e delle regole che non sentiamo nostri?

“L’uroboro di corallo” insegna al lettore a credere nelle proprie capacità, a non lasciarsi andare, a non farsi sopraffare da quello che pensa la gente e a tirar dritto per la propria strada, a non farsi influenzare dall’età anagrafica perché anche questa è solo una convenzione sociale che cambia col tempo.

E’ giusto guardarsi dentro e scoprire chi siamo e cosa desideriamo veramente per noi stessi e non per compiacere il prossimo; troppo spesso, infatti, per non sentirci esclusi ed emarginati tendiamo ad assecondare il volere degli altri ma nessuno ci premierà per questo.

La vita è un viaggio che merita di essere vissuto appieno e per farlo ognuno di noi dovrebbe vivere secondo il proprio modo di sentire e non come gli altri vorrebbero farci credere sarebbe più corretto farlo.

La lettura de “L’uroboro di corallo” è diciamo un’iniezione di fiducia, la posa di un primo mattoncino che ci indica la via da percorrere per riappropriarci della nostra vita.