mercoledì 5 agosto 2015

“L’altra riva del Bosforo” di Theresa Rèvay

L’ALTRA RIVA DEL BOSFORO
di Theresa Révay
SUPERBEAT
Dopo essere stata affascinata da “Le luci bianche di Parigi”, ero impaziente di poter leggere un altro romanzo di Theresa Rèvay, sicura che anche questo nuovo libro mi avrebbe conquistata.

Ora, dopo averlo letto, posso affermare che “L’altra riva del Bosforo” (titolo originale “L’autre rive de Bosphore”) è indubbiamente un altro grande capolavoro uscito dalla penna della bravissima Theresa Révay.

Anche questa volta però, come per la precedente, ho il timore di non essere in grado di comunicare pienamente ai lettori del blog l’intensità delle emozioni che l’autrice riesce sempre a trasmettere attraverso le sue storie.

“L’altra riva del Bosforo” è ambientato per la maggior parte ad Istanbul nel periodo che va dal novembre del 1818 all’ottobre del 1923.

Per meglio inquadrare la storia, credo sia necessario fare una piccola premessa e riassumere molto brevemente il periodo storico in cui si svolgono i fatti del romanzo.

Gli Ottomani hanno perso la guerra e firmato un armistizio con gli inglesi il 30 ottobre 1818.
Gli alleati inglesi, francesi, italiani e greci gettano l’ancora nel Bosforo e si spartiscono i quartieri della città. Nel frattempo la Turchia continua a subire la minaccia proveniente dal movimento separatista curdo e dal nuovo stato d’Armenia.
La reazione all’occupazione alleata non tarda a farsi sentire e sorge così il movimento nazionalista turco sotto la guida del generale Mustafa Kemal.
Mentre il Sultano Mehmet VI segue una linea politica alquanto discutibile agli occhi del suo popolo, continuando a scendere a patti con gli inglesi pur di cercare di salvare il sultanato, il movimento nazionalista turco continua la sua battaglia.
Nel 1923 infine Mustafa Kemal diventa presidente della Repubblica Turca. La Turchia diventa a tutti gli effetti una vera nazione. La capitale dello stato viene spostata ad Ankara.

Protagonista femminile della storia del romanzo è Leyla Hanim moglie di Selim Bey, segretario del Padiscià Menmet VI.
Leyla ha sposato Selim all’età di sedici anni; cresciuta in una famiglia più progressista, vive malamente il rapporto con la suocera Gulbahar Hanim, ancora legata alle più antiche tradizioni, che soffoca ogni desiderio di libertà della nuora.
Leyla ha due figli Ahmet di sette anni e la piccola Perihan di appena cinque anni.
Il fratello di Leyla, Orhan studia archeologia a Berlino. I rapporti tra Orhan e Selim non sono idilliaci, in quanto spesso Selim accusa il cognato di essere una testa calda che si lascia trascinare troppo facilmente mettendo a repentaglio il buon nome e l’onore della famiglia.

Due saranno gli avvenimenti che muteranno il corso degli eventi e che cambieranno per sempre la vita di Leyla e dei suoi famigliari.

Il primo la requisizione da parte dei francesi del konak dove vive la famiglia del segretario del Padiscià, confisca che avviene solo in parte poiché l’ufficiale Louis Gardelle destinato all’alloggio decide di occuparne solo una parte, permettendo alla famiglia di Selim di continuare a vivere nell’altra metà della casa.

Il secondo quando Orhan, ormai attivista del movimento nazionalista, porta a casa della sorella un compagno ferito durante un’azione.
Hans Kastner è un archeologo tedesco, celebre per i suoi scavi in Anatolia e per le sue scoperte in merito alla civiltà Hittita.
Hans è innamorato della Turchia, un terra che sente sua ed alla quale è legato profondamente fin da bambino, per questo ha deciso di schierarsi a favore del movimento nazionalista al quale prende parte attivamente nonostante la sua nazionalità tedesca.

Inutile dire che la storia è travolgente, coinvolgente e bellissima.
Come per il precedente romanzo ho trovato le prime pagine un po’ difficili, forse anche il ritmo è un po’ più lento, ma in questo caso credo sia dovuto anche al fatto che prima di far decollare il racconto vero e proprio, l’autrice ha dovuto fare un lavoro certosino nell’inquadrare non solo il periodo storico, ma anche le etnie che convivevano in quella terra, le usanze, le religioni, le alleanze ecc.

Siamo intorno agli anni ’20 in Turchia e, se pensiamo che persino in Europa la condizione femminile era completamente diversa da quella di oggi, possiamo solo immaginare quale sconvolgimento potessero comportare certe idee progressiste in un paese musulmano.

Istanbul è un paese di profughi, non ultimi i russi in fuga dopo la caduta dell’Impero dello Zar, è una città bella nella sua multietnicità, ma anche una polveriera pronta ad esplodere.

Non è per nulla facile riuscire a descrive un tale miscuglio di idee, popoli, credenze religiose ed allo stesso farvi muovere all’interno personaggi verosimili che intreccino tra loro storie altrettanto credibili.
Theresa Rèvay però è stata ancora una volta abilissima a trasportarci in questo mondo dalle mille sfaccettature e a farci entrare in sintonia con i suoi protagonisti.

Tutti i personaggi sono splendidamente descritti e per ognuno di loro l’autrice ha costruito un passato che ne giustifica e spiega il loro modo di agire, di essere, così da renderli tutti veri e convincenti.
I personaggi non sono mai totalmente positivi o negativi, ognuno porta con se un patrimonio genetico o un vissuto che lo ha reso ciò che è, con i suoi pregiudizi, i suoi valori, le sue idee.

Selim Bey ama sua moglie, ma al tempo stesso è terrorizzato dall’idea di dimostraglielo. Ossessionato dal ricordo ingombrante di un padre militare e pertanto uomo d’azione, si sente inadeguato perché uomo politico e poco importa che le sue capacità di mediazione siano comunque più che considerevoli tanto da essere più volte scelto per rappresentare il proprio paese in Europa.
Percorso piscologico simile per Louis Gardelle che, nonostante abbia seguito le orme del padre anch’egli militare di carriera, si porta dietro un senso di inadeguatezza per non essere mai stato sostenuto da lui oltre ad essere tremendamente segnato da missioni di guerra che gli hanno lasciato profonde cicatrici non solo fisiche.

Leyla è indubbiamente la protagonista di questo romanzo, a volte ricorda un po’ Anna Karenina ma al contrario dell’eroina di Tolstoj, Leyla non perde mai di vista i valori in cui crede: gli affetti, la religione, il dovere.
Vive intensamente il suo amore per un altro uomo, ma sacrifica sempre se stessa e il suo amore, per fare ciò che è giusto senza mai perdere la propria coerenza. Impossibile non amare questo personaggio anche se per certi versi così lontano dal nostro mondo e dal nostro modo di sentire.

I personaggi di Theresa Rèvay sono personaggi a tutto tondo, dalle mille sfaccettature come lo sono gli essere umani.
La stessa Gulbahar Hanim che all’apparenza è fredda e distaccata, chiusa al mondo esterno, scende a compromessi più di una volta anche se lo fa a suo modo, rivelando di non essere quella donna senza cuore che può sembrare nelle prime pagine.

La galleria di personaggi che l’autrice riesce a far muore in questo splendido affresco storico è straordinario e quello che colpisce è che ognuno di loro anche il più piccolo è magnificamente dettagliato, posso citare Nina ed il marito Malinin che sono i primi che mi vengono in mente, ma sono davvero innumerevoli.

Protagonisti di questo romanzo sono però anche i sentimenti:
L’amore in ogni sua forma da quello del rispetto di Leyla per il marito, all’amore totale di Leyla per Hans, dall’amore ossessivo di Luois Gardelle per Nina, a quello ormai appassito tra lui e la moglie Rose.
Ma l’amore ha molteplici forme e allora ritroviamo l’amore di una madre per i propri figli (Gulbahar, Leyla, Rose e Nina stessa), quello paterno e quello fraterno come il forte legame che lega Leyla e Orhan.
Protagonisti sono anche i sentimenti di amicizia, fratellanza, ma non solo, c’è infatti anche odio, intolleranza e rancore. L’odio ad esempio tra greci e turchi, un odio che troppo spesso sfocia nella violenza e nella vendetta.

La bellissima storia d’amore tra Leyla e Hans diventa fin dal loro primo incontro il filo conduttore dell’intero romanzo, sul quale si innestano tutti gli altri racconti ed avvenimenti.

“L’altra riva del Bosforo” è un romanzo storico carico di passione che si divora in un attimo; amerete i suoi personaggi e le bellissime descrizioni di luoghi esotici e pieni di fascino, conoscerete nuove realtà e potrete entrare in un haremlik, visitare uno yali

Vorrei spendere ancora due parole per il finale. La storia si poteva prestare ad un finale scontato e invece anche il finale è decisamente ad effetto, l’autrice rimane fedele a se stessa senza voler compiacere il lettore.
Un finale che non ci si aspetta, ma che una volta letto ci si rende conto che è l’unico possibile per non cadere nel banale e rovinare così una storia perfetta.

Non mi resta che augurarvi buona lettura, certa che non potrete non essere travolti dalla forza dei sentimenti raccontanti in questo splendido romanzo.


    


4 commenti:

  1. Recensione super-appassionata e appassionante. Ti è proprio piaciuto questo libro.

    Mi ha intrigata ciò che hai scritto riguardo a Leyla e al fatto che sacrifichi se stessa e il proprio amore per fare la cosa giusta... Devo dire che è un punto di vista che apprezzo e che spesso viene sottovalutato nella letteratura contemporanea.

    Elisa, come va? Ti stai godendo un pochino l'estate? Io sono suoer-impegnata e non riesco a dedicarmi alla rete quanto vorrei.

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    1. Concordo su Leyla. Ovvio bisogna trovarsi nelle situazioni per poter giudicare, ma io sinceramente il comportamento di Anna Karenina non l'ho mai accettato sopratutto nei confronti del figlio.

      Il libro mi ha intrigato moltissimo è vero, ma questa autrice è davvero brava. I suoi personaggi sono sempre perfetti. Perfetti non nel senso che sono infallibili, anzi...ma nel senso che sono veri!

      Quest'anno ferie a casa per problemi di salute familiari... non so come riuscirò ad affrontare un altro anno lavorativo -_- ma non ci voglio pensare. Meglio pensare giorno per giorno.

      Per assurdo ho pure meno tempo libero di prima per dedicarmi ai libri e al blog...passerà ^^

      Spero tu riesca a fare presto le tue vacanze e aspetto un resoconto completo.
      Buon Ferragosto!

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  2. Non sono sicura do aver pubblicato il mio lunghissimo commento... Speriamo. Ripasserò.

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