venerdì 27 aprile 2012

Ode a Silvia (da “I due gentiluomini di Verona” di W. Shakespeare)


Vincent Van Gogh – Mandorlo in fiore

Qual luce è luce se Silvia io non vedo,
qual gioia è gioia se Silvia non mi è accanto,
a men di immaginarla a me accanto, nutrito del riflesso della perfezione.
Se la notte io non sono accanto a Silvia non ha più musica per me l’usignolo.
A men di contemplar Silvia di giorno,
non c’è più giorno per me da contemplare.
Non vivo più se lei -mia essenza-
mi toglie la benigna sua influenza che mi da vita,cibo,luce e affetto.
Non evito la morte ,se sfuggo a tal verdetto:
se qui’ mi attardo, corteggio certa morte,
ma dalla vita fuggo ,se fuggo dalla corte.




In uno dei miei film preferiti “Shakespeare in Love” (trailer), la protagonista femminile Viola De Lesseps (interpretata da Gwyneth Paltrow) partecipa, travestita da uomo, all'audizione per il ruolo di Romeo, recitando proprio questo sonetto.
Per un bellissimo video del film cliccare qui  




sabato 21 aprile 2012

“Romancing Miss Bronte” di Juliet Gael


Romancing Miss Brontë ci racconta la vita romanzata di Charlotte Brontë e della sua famiglia. Juliet Gael, mescolando sapientemente finzione e realtà storica, ci regala oltre che un’interessante biografia, un vero e proprio romanzo d’appendice piacevole ed avvincente.
Molto indovinata la scelta della casa editrice italiana Tea di mantenere il titolo originale dell’opera oltre alla suggestiva e romantica copertina.
Il sottotitolo dell’edizione italiana “Passioni, speranze, delusioni e amori di Charlotte Brontë in un romanzo che mescola perfettamente storia e invenzione” assolve pienamente il suo compito di catturare l’interesse del potenziale lettore, descrivendo perfettamente il carattere del romanzo.
Ritroviamo in esso tutte le tematiche tipiche dei romanzi dell’Ottocento: la difficile condizione della donna, l’amore non corrisposto e quello contrastato e sofferto, l’educazione impartita nei collegi e negli istituti di carità, i pregiudizi, i vincoli morali, i contrasti all’interno della chiesa anglicana, gli incontri con personaggi famosi quali Charles Dickens, Elizabeth Gaskell, William Makepeace Thackeray… In definitiva un libro irrinunciabile per tutti gli appassionati delle sorelle Brontë, degli scrittori loro contemporanei e del romanzo vittoriano in genere.

Charlotte Brontë
Ma l’intelligenza era una qualità inutile in una ragazza, e così aveva tenuto le sue speranze strettamente confinate nella sua immaginazione. Le teneva chiuse a chiave nelle sue scatoline, negli scrittoi e nei cassetti segreti, e guardava il fratello avventurarsi nel mondo per vivere i suoi sogni al posto suo.

Per un istante tornarono a essere la famiglia indissolubile della loro infanzia, quando, traumatizzati fin da molto piccoli dalla perdita della madre e dalla morte delle sorelle più grandi, trovarono rifugio dal dolore nella reciproca compagnia. E così erano cresciuti ripiegati su se stessi. I quattro fratelli, i gatti e le oche da compagnia, le domestiche che si affaccendavano per la cucina, il padre distante rinchiuso nel suo studio… e il mondo esterno nient’altro che un ricordo, o un sogno.

La verità era che il fratello le aveva abbandonate diversi anni prima. Era entrato a far parte del vasto mondo riservato al sesso forte: i club di pugilato, le associazioni letterarie e musicali e gli ordini massonici, le campagne politiche e le birrerie. Lui viaggiava a suo piacimento e godeva della massima libertà. Le sorelle si erano brevemente avventurate al di là della frontiera domestica, ma ora erano ritornate nei confini di casa, nel mondo privato della cucina e del salotto. Erano isolate.

E così erano cresciute, socialmente manchevoli, isolate ma convinte del proprio valore. Intellettualmente dotate, si ritiravano nel loro ristretto mondo dove a contare davvero erano soltanto i libri, i dipinti e la musica. In società non erano nulla, ma all’interno del loro universo mentale e nel conforto della loro famiglia, erano giganti, titani, geni.
 
Eppure Emily era molto soddisfatta della sorte toccatale. Sulla porta di casa aveva l’unica cosa che le interessasse  davvero: l’universo naturale della brughiera. I suoi bisogni materiali erano semplici ed era ignara delle limitazioni e delle frustrazioni che consumavano Charlotte.

Charlotte fissò tutti i presenti, incenerendoli con lo sguardo. “Forse, signori miei, confondete la virtù con la convenzione. La formalità non è moralità, come la rettitudine non è la religione”. 

giovedì 12 aprile 2012

"Il prigioniero del cielo" di Carlos Ruiz Zafón


Questo libro fa parte di un ciclo di romanzi che si intrecciano nell’universo letterario del Cimitero dei Libri Dimenticati. I romanzi che compongono questo ciclo sono legati attraverso personaggi e fili argomentativi che gettano tra loro ponti narrativi e tematici, sebbene ciascuno di essi offra una storia indipendente e chiusa in se stessa.Le varie puntate della serie del Cimitero dei Libri Dimenticati possono essere lette in qualunque ordine o separatamente, consentendo al lettore di esplorare il labirinto di storie accedendovi da diverse porte e differenti sentieri, i quali, una volta riannodati, lo condurranno nel cuore della narrazione.

Così recita l’introduzione de “Il prigioniero del cielo”, l’ultimo romanzo appartenente alla trilogia del Cimitero dei Libri Dimenticati.
Ad essere sincera non mi trovo molto d’accordo con il fatto che ogni libro sia indipendente e che quindi la lettura di questi possa essere affrontata in ordine “sparso”. Il personaggio di David Martin ed i riferimenti alla sua opera “La città dei maledetti” nonché i continui richiami a “L’ombra del vento” ed a “Il gioco dell’angelo”, rendono a mio avviso consigliabile aver letto i due romanzi precedenti.

Ritengo che “L’ombra del vento” sia il miglior libro che Zafón abbia scritto, mentre devo ammettere  di essere stata un po’ delusa da “Il gioco dell’Angelo”. “Il prigioniero del cielo”, anche se ovviamente non all'altezza del primo capitolo del Cimitero dei Libri Dimenticati, è comunque un buon romanzo intrigante ed enigmatico, dal finale sospeso ad effetto che lascia le porte aperte ad un altro possibile capitolo della storia o forse a quello conclusivo.

Ho ritrovato con piacere le bellissime descrizioni che solo Zafón è in grado di fare di una città tetra e misteriosa. Descrizioni che mi hanno spinto a visitare Barcellona qualche tempo fa alla ricerca dei luoghi vissuti da quei personaggi diventati ormai per me così familiari…

Ed ora qualche frase del libro accompagnata da alcune foto che ho scattato durante il mio “pellegrinaggio” nella città di uno dei miei autori contemporanei preferiti:


Le persone dall’animo piccino cercano sempre di rimpicciolire anche gli altri.



In questa vita si perdona tutto, tranne dire la verità.



Pazzo è chi si ritiene savio e crede che gli stupidi non siano della sua condizione.






Ci sono epoche e luoghi in cui essere nessuno è più onorevole di essere qualcuno.




Ho sempre pensato che chi ama appartenere ad un gregge deve avere qualcosa della pecora.





Il destino non fa visite a domicilio, ma bisogna andarlo a cercare.











Gli uomini sono così, come i gerani. Quando sembra che ormai si debbano buttare via, si ravvivano.

sabato 7 aprile 2012

Tracy Chevalier


Tracy Chevalier è nata a Washington nel 1962. Trasferitasi a Londra nel 1984, ha lavorato per diversi anni come editor, prima di dedicarsi a scrivere romanzi a tempo pieno. Il suo primo romanzo si intitola La Vergine Azzurra (1997), seguito poi da La ragazza con l’orecchino di perla (1999), libro che ha venduto nel mondo quasi 4 milioni di copie e dal quale è stato tratto l’omonimo film con Colin Firth e Scarlett Johansson. I romanzi successivi sono: Quando cadono gli angeli (2001), La dama e l’unicorno (2003), L’innocenza (2007), Strane creature (2009).
Ho letto per ora solo tre libri di questa autrice ma mi sono ripromessa di leggerli tutti perché sono rimasta positivamente colpita dalla sua bravura fin dalla prima lettura. Tracy Chevalier è in grado di fondere sapientemente nei suoi romanzi verità storica e finzione narrativa, riuscendo con abilità magistrale a far interagire personaggi di pura invenzione con personaggi realmente esistiti. Lo svolgersi delle varie vicende è sempre inserito accuratamente nel contesto storico-sociale dell’epoca in cui avviene, le descrizioni sono sempre suggestive e particolareggiate, i personaggi sempre ben delineati.

La ragazza con l’orecchino di perla, ambientato a Delft nel XVII secolo, narra la storia di Griet, giovane figlia di un decoratore di piastrelle privato del lavoro a causa di un incidente agli occhi, costretta ad andare a servizio nella casa del pittore Vermeer. Tra i due si instaura immediatamente una relazione fatta di sguardi, sospiri e frasi non dette. La giovane è invisa alla moglie dell’artista, gelosa del marito, ed è costretta a subite continui rimproveri dalla madre di quest’ultima. Griet però decide di sfidare per amore (un amore platonico, conturbante e crudele) le convenzioni dell’epoca e, dando prova di dedizione e straordinario coraggio femminile, arriva a posare per Vermeer nel celebre quadro conosciuto come “La fanciulla con il turbante”.

Lui teneva un orecchino sospeso per il gancetto. Riceveva la luce dalla finestra e la catturava in un piccolo quadratino di bianco splendente.
“Eccoti Griet”. Mi porgeva la perla.

Vermeer rappresentò nel quadro una giovane volta di tre quarti, con le labbra socchiuse e lo sguardo enigmatico. La modella indossava una giacca gialla ed un turbante azzurro, da cui scendeva una fascia intonata all’abito; portava all’orecchio una perla a goccia, dai riflessi opalescenti.

L’innocenza è ambientato nelle trafficate strade della Londra di fine Settecento ed in particolare in Hecules Buildings, ventidue case a schiera di mattoni con un giardino sul davanti ed un pub a ciascuna estremità della strada. In esso si narrano le vicende di Jem Kellaway, appena arrivato dalla campagna del Dorsetshire insieme alla famiglia, e della sua nuova amica Maggie Butterfield. Il personaggio storico con cui i ragazzi fanno presto conoscenza è William Blake poeta, incisore e pittore inglese, autore de “I canti dell’innocenza” e “I canti dell’esperienza” che, con le sue folgoranti e improvvise apparizioni, completa lo sfondo sul quale si muovono tutti personaggi.

Il signor Blake invece annuiva piano, come se avesse le idee chiarissime al riguardo, e non pensasse ad altro dalla mattina alla sera. “Hai ragione, ragazzo. Proviamo a fare un esempio. Qual è il contrario dell’innocenza?”
“E facile”, si intromise Maggie. “La malizia”.
“Giusto, mia cara ragazza, ovvero l’esperienza del mondo”. Maggie sorrise radiosa. “E dimmi un po’: tu sei innocente o smaliziata?”
(…) Accigliata, Maggie si voltò a guardare un passante e non rispose.
“Capisci? Non è facile rispondere a una domanda del genere. Ma mettiamola in un altro modo: se l’innocenza è al di là del fiume”, disse Blake indicando l’abbazia di Westminster, “e l’esperienza al di qua”, e qui fece un cenno verso l’anfiteatro Astley, “cosa c’è in mezzo?”
Maggie aprì la bocca ma non le venne in mente nulla.
“Pensateci, figlioli. Mi darete la risposta un’altra volta”.

La storia narrata in Strane creature è basata sulla storia vera di Mary Anning, una raccoglitrice di fossili per professione, che portò alla luce il primo scheletro completo di ittiosauro e che, con il suo lavoro, contribuì a fondamentali cambiamenti negli studi sull’evoluzione e nel pensiero scientifico riguardo alla storia della terra. 
La vicenda del romanzo è ambientata nel 1811 a Lyme un piccolo villaggio del Dorset. Protagoniste della vicenda sono le sorelle Philpot, la diciottenne Margaret e la venticinquenne Elizabeth, che appena giunte da Londra, sorprendono gli abitanti del villaggio per il loro aspetto elegante ma soprattutto per l’indipendenza, l’istruzione e la libertà che ostentano così apertamente in contrasto con il conformismo della tranquilla vita di provincia dell’epoca.
Stringono immediatamente amicizia con Mary Anning, una ragazzina vivace e sveglia, che trascorre le sue giornate sulla spiaggia alla ricerca di fossili. Mary insegna ad Elizabeth a riconoscere quelli che lei definisce i ninnoli e che ritiene essere ossa di enormi coccodrilli vissuti in un lontanissimo passato. La loro amicizia però sarà messa in crisi da un uomo, il colonnello Birch, un collezionista per cui entrambe le donne perdono la testa.
Tracy Chevalier attraverso la descrizione del rapporto tra Mary ed Elizabeth descrive una società ancora dominata dagli uomini e dove ogni novità è vista in modo negativo. Un mondo dove è necessario lottare per abbattere quelle convenzioni sociali e religiose che impediscono di aprire la strada alla conoscenza.

Lo disse con affetto, ma le sue parole mi punsero sul vivo. Sbagliava se pensava che lo facessi solo per i soldi. Naturalmente dovevo essere pagata, ma i fossili non erano solo un affare, erano la mia vita ormai, il mio mondo, uno strano modo di pietra. E forse tra migliaia di anni anche il mio corpo sarebbe diventato così. Forse un giorno qualcuno mi avrebbe trovata dentro la scogliera…Cosa ne avrebbero fatto di me?